Fino al 5 giugno 2022 al Palazzo Reale di Milano è allestita la mostra, con oltre un centinaio di opere a cura di Sylvia Ferino, Tiziano e l’immagine della donna nel Cinquecento veneziano, ricca in opere e qualità, con un allestimento semplice quanto suggestivo; l’esposizione racconta un lato più intimo del grande pittore rinascimentale, che il Vasari ad esempio non amava, con valenti capacità di ritrattista, facendo anche scoprire la Venezia di quel secolo e in particolare il ruolo centrale che le donne assunsero in quel periodo. La mostra è promossa e prodotta dal Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale e Skira editore, Fondazione Bracco Main Partner Come ha sottolineato il sindaco di Milano Giuseppe Sala, l’esposizione – realizzata in collaborazione con il Kunsthistorisches Museum di Vienna – questa mostra non è solo un omaggio ad un grande artista rinascimentale quanto un omaggio alla donna e al suo ruolo di protagonista nelle opere esposte. “Venezia – ha sottolineato
Sala – è una città all’epoca particolarmente aperta e dinamica dove le donne, per la prima volta cominciavano a ritagliarsi spazi importanti nella cultura, nella società e nell’arte.” Questi temi, sempre di attualità, sono per la città di Milano argomenti sui quali si confronta tuttora e che evidenziano come l’evoluzione del femminile abbia un ruolo determinante nello sviluppo della città che, anche attraverso la sua programmazione culturale, si conferma un riferimento europeo di primo piano. L’allestimento ha una prima parte in rosso intenso, quindi in un blu saturo, per poi stemperarsi in un azzurro e finire in un ambiente grigio: tinte vivaci, rinascimentali, senza urtare e invadere le opere che sembrano uscire magicamente dalle pareti, messe ben in risalto da un’illuminazione dal basso ben calibrata che consente una lettura chiara delle opere senza perderne la suggestione. Iniziamo questo viaggio immergendosi in una Venezia diversa da quella che conosciamo alla pittura, legata soprattutto al paesaggio, all’architettura, a scene di genere e grandi
affreschi di umanità. Qui protagonista è il ritratto declinato al femminile in chiave profana. Sono infatti quasi tutte donne profane quelle ritratte ma esistono due figure religiose molto importanti e simbolicamente antitetiche, rispettivamente, Eva e Maria. La prima, bersaglio etico che ha avuto un’influenza determinante sulla concezione della donna nella storia fu, proprio nel Cinquecento, riletta grazie all’opera La cité des femmes del 1405, opera della poetessa veneziana in terra di Francia, Christine de Pizan; il testo scatenò un dibattito a sostegno della figura biblica da parte di scrittrici e intellettuali che dette vita alla cosiddetta querelle des femmes. Nella prima sala La tentazione di Adamo ed Eva di Jacopo Tintoretto e Madonna con il bambino di Tiziano Vecellio, opera realizzata tra il 1510 e il 1511. I Ritratti di donne nella pittura veneziana sono pochi, fino a quel momento, diversamente da quanto accade nelle altre Regioni d’Italia, perché il rigido sistema oligarchico della Serenissima non contemplava il culto del ritratto ancor meno femminile e non è un caso che le donne dipinte da Tiziano siano praticamente
tutte non veneziane. Le figure femminili sono particolarmente preziose per l’accuratezza nella riproduzione di abiti e gioielli e in mostra anche alcune manifatture ispirate alle tele del grande pittore come L’omaggio a Isabella d’Este, abito realizzato da Roberto Capucci per una mostra dedicata alla marchesa di Mantova, una delle donne più influenti del Cinquecento, in occasione di una mostra tenutasi a Vienna nel 1994: l’abito è ispirato proprio a una tela di Tiziano. All’epoca in cui il pittore la dipinge ha sessant’anni ma non viene ritratta dal vero bensì su ispirazione di immagini di lei giovane. La nobile, che si accorse di tal ringiovanimento, ne fu compiaciuta e mandò un arguto ringraziamento a Tiziano. Certamente il pittore amava le donne che rende belle e seducenti, spesso con lo sguardo orientato allo spettatore e proprio a “Le belle veneziane” è dedicata una sezione della mostra. Accanto alle opere di Tiziano altri pittori della sua cerchia, del mondo veneto e di Bergamo, città allora legata politicamente a
Venezia. Tra le altre opere troviamo Ritratto di bambina di Casa Redetti, del bergamasco Giovanni Battista Moroni, opere di Palma il Vecchio e Palma il Giovane e di Giorgione, come Laura, ritratto in cui le foglie di alloro, lauro, rinviano al nome e alla memoria storica della donna amata dal Petrarca; e ancora il trevigiano Paris Bordon e Bernardino Licinio, nato a Venezia ma di origini bergamasche.
Un particolare interessante nella simbologia dei quadri, gli anelli binati, coppia di anelli identici con pietre diverse, tipico dono allora di matrimonio e il seno scoperto che, se a lungo è stato interpretato allusivo di ritratti di cortigiane e
donne di piacere, si è poi compreso – sulla base di un’opera di Raffaello della quale si parla nel Dialogo dei colori del 1565 di Ludovico Dolce – che indicava la disponibilità della donna alla proposta di matrimonio, in segno di accettazione totale. Elementi che, insieme ai capelli sciolti, segno di verginità, indicano nei quadri in mostra lo stato della donna raffigurata. Una sezione della mostra è dedicata alle “Coppie”, un nuovo genere che si affaccia all’inizio del Cinquecento a Venezia e da lì conquista l’Europa con successo che lascia spazio alla sensualità e alle effusioni nella pittura. Altro capitolo dell’esposizione “Eroine, e sante” con l’esempio classico di Lucrezia e opere di Lorenzo Lotto e Paolo Veronese ed “Eroine, sante e modelli religiosi”, dove troviamo l’opera, magnifica Susanna e i Vecchioni di Jacopo Tintoretto, grande tela di estrema raffinatezza. “Letterati, polemisti e scrittori d’arte”, con un capitolo dedicato anche alle intellettuali, evidenzia lo stretto legame che si viene a creare tra lettere e arte dato che Venezia nel Cinquecento è la capitale dell’editoria in Europa, grazie alle geniali soluzioni introdotte nella stampa da Aldo Manunzio. In mostra il ritratto di Domenico Tintoretto, Veronica Franco, la più celebre poetessa veneziana del Cinquecento. L’ultima parte racconta le donne ‘immaginarie’ in “Gli amori degli Dei”, in particolare con la vicenda di Venere e Adone e la loro tragica storiai passione e morte che è all’origine del colore degli anemoni secondo il mito e una sala dedicata a “Le conquiste di Gioce”. Chiude la mostra la sezione dedicata alle “Allegorie” dove tra le altre abbiamo notato Ninfa e pastore di Tiziano che mette al centro anche in termini simbolici la donna con la sua forza e la capacità di dirigere la scena, che suggella il senso di questa mostra.
a cura di Ilaria Guidantoni