E’ ripartita la macchina del delisting da Borsa Italiana di Prima Industrie, leader mondiale nello sviluppo, produzione e commercializzazione di sistemi laser per applicazioni industriali e macchine per la lavorazione della lamiera, oltre a elettronica industriale, sorgenti laser e soluzioni per l’additive manufacturing.
Dopo qualche settimana di stand-by, l’assemblea dei soci di Leeport Holdings Limited (controllata dal cinese Joseph Lee Sou Leung, quotata a Hong Kong), controllante di World Leader Limited, che possiede il 10% di Prima Industrie, ha autorizzato la vendita della partecipazione nel gruppo italiano, consistente in 649.921 azioni ordinarie (si veda qui il comunicato stampa).
Con l’autorizzazione alla vendita, si realizza una delle condizioni necessarie al closing dell’operazione, che sarà effettuata da Femto Technologies spa, veicolo dei fondi Alpha Private Equity 7 e Peninsula Investments, dopo che lo scorso agosto erano stati gli accordi per l’acquisto di una partecipazione complessiva pari al 50,1% dei diritti di voto di Prima Industrie (si veda altro articolo di BeBeez), così come annunciato lo scorso luglio (si veda altro articolo di BeBeez).
Le altre condizioni, che si prevede saranno rispettate entro fine novembre, includono: l’ottenimento, al più tardi entro il 31 dicembre 2022, delle autorizzazioni Antitrust e Foreign Direct Investment; l’acquisizione di una partecipazione complessiva da parte dell’acquirente (Femto Technologies) almeno pari al 50% +1 dei diritti di voto di Prima Industrie; e la circostanza che le banche che si sono impegnate a finanziare l’operazione non abbiano esercitato il diritto di non erogare i fondi ai sensi delle debt commitment letters (o i relativi contratti di finanziamento) sulla base della “material adverse effect clause” prevista.
Ricordiamo che a vendere le azioni, al prezzo di 25 euro ciascuna, saranno: Erste International sa, oggi con il 28% circa, che fa capo al trust Rashanima, che a sua volta fa capo alla famiglia di finanzieri britannici Mansour, di origine palestinese; il cinese Joseph Lee Sou Leung, con circa il 10%, sia personalmente sia, come detto, attraverso la sua World Leader Limited; laJ and Lem Limited di Hong Kong; Gianfranco Carbonato (fondatore, presidente e ceo di Prima Industrie), Franca Gagliardi (moglie di Carbonato), Domenico Peiretti(vicepresidente), Davide Peiretti (managing director della business unit electronics della controllata Prima Electro spa) e dP-Cube srl (di cui è ceo sempre Davide Peiretti).
Il prezzo di 25 euro è di circa l’11% superiore al target price di 22,6 euro stimato dagli analisti di Intesa Sanpaolo a inizio agosto (si veda qui lo studio). Sulla base di una stima del debito netto a fine 2022 pari a 48,8 milioni di euro, al prezzo di offerta l’enterprise value di Prima Industrie è di poco inferiore a 311 milioni, che equivale a 6,4 volte l’ebitda atteso per il 2022. Un dato che riflette il consistente calo dei multipli nell’anno in corso legato alle attuali tensioni sui mercati finanziari e dell’energia. Tanto per fare un confronto la Ilpra, altra azienda di impiantistica industriale quotata a Piazza Affari (sebbene molto pià piccola di Prima Industrie), tratta a un multiplo di 4,1 volte l’ebitda.
Una volta venute meno tutte le condizioni sospensive, si concluderanno le compravendite che porteranno al passaggio del 50% delle azioni di Prima Industrie a Femto Technologies spa, che a sua volta dovrà quindi lanciare l’offerta pubblica di acquisto obbligatoria totalitaria sulle restanti azioni di Prima Industria al prezzo di 25 euro per azione, lo stesso a cui saranno state comprate le azioni da parte di Femto.
Ricordiamo che, in base agli accordi di compravendita, World Leader Limited, dP-Cube e Gianfranco Carbonato renivestiranno nella holding Femto sarl, a circa metà della catena di controllo di Femto Technologies spa, parte di quanto incassato, con il risultato di possedere indirettamente nel complesso al termine dell’operazione un massimo del 6,4% del capitale di Prima Industries. Inoltre, Gianfranco Carbonato e Domenico Peiretti continueranno a rivestire le cariche di presidente e di vicepresidente.
Ricordiamo che Prima Industrie è quotata a Piazza Affari dal 1999, e vanta circa 14.000 macchine installate in più di 80 Paesi ed è fra i primi costruttori mondiali nel proprio mercato di riferimento. Conta circa 1700 dipendenti, ha stabilimenti produttivi in Italia, Finlandia, USA e Cina e si avvale di una presenza diretta commerciale e di after-sale in tutto il mondo.
Il gruppo ha chiuso il primo semestre 2022 con 214,2 milioni di euro di ricavi (+16,4% dal primo semestre 2021), un ebitda rettificato di 17,6 milioni (da 13,9 milioni) e un debito finanziario netto di 76,9 milioni (da 84,2 milioni), a fronte di un portafoglio ordini di 281,3 milioni (+65,8%) (si veda qui il comunicato stampa). Il 2021 si era invece chiuso con 407,6 milioni di euro di ricavi (+22,4% dal 2020), un ebitda rettificato di 35,7 milioni (da 28,4 milioni), un debito finanziario netto di 68,4 milioni (da 96,3 milioni) e un portafoglio ordini di 215,2 milioni (+72,5%) (si veda qui il comunicato stampa).
Il titolo ha chiuso la seduta di venerdì 14 ottobre invariato a 24,45 euro, corrispondente a una capitalizzazione di mercato di circa 256 milioni di euro. I massimi storici sono stati raggiunti nell’ottobre 2017 a oltre 45 euro per azione.