Balzo delle azioni TIM ieri a Piazza Affari, che hanno terminato la seduta a 0,189 euro, segnando un +6,36%. E questo, dopo che TIM la scorsa settimana aveva toccato i minimi storici di 0,1687 euro.
A spingere le quotazioni sono state le voci che il private equity paneuropeo CVC Capital Partners stia studiando un’offerta di acquisto su tutto il gruppo TIM, visti i tempi lunghi e le difficoltà di percorso che sta incontrando il progetto di creazione della rete unica tlc, oggetto della firma del del Memorandum d’Intesa sottoscritto lo scorso maggio (si veda altro articolo di BeBeez), appunto al fine di un’integrazione della rete di TIM con la rete di Open Fiber, di cui CDP Equity detiene il 60% del capitale sociale, con il resto in mano a Macquarie infrastructure dallo scorso dicembre 2021 (si veda altro articolo di BeBeez). CDP Equity, Macquarie e Open Fiber nei giorni scorsi hanno infatti chiesto di posticipare la data, fissata originariamente il 31 ottobre, per il terminare il processo di valutazione attualmente in corso, data l’ampiezza della transazione e il tempo necessario ad analizzare tutta l’informazione riceuta da TIM (si veda altro articolo di BeBeez).
Ricordiamo che poco meno di un anno fa il colosso del private equity Usa KKR aveva presentato al Consiglio di amministrazione di TIM una manifestazione di interesse non vincolante e indicativa per lanciare un’opa sul 100% delle azioni ordinarie e di risparmio del gruppo, con obiettivo il delisting, al prezzo indicativo di 50,5 centesimi per azione ordinaria o di risparmio, da pagare interamente per cassa, per un totale, quindi, di circa 11 miliardi di euro (si veda altro articolo di BeBeez). Le trattative però erano terminate senza nulla di fatto lo scorso aprile (si veda altro articolo di BeBeez). Nel frattempo CVC, già a fine marzo, aveva recapitato al Cda del gruppo tlc un’offerta non vincolante per il 49% della costituenda area Enterprise di ServiceCo, la newco dei servizi del gruppo TIM, che nascerà dopo la separazione da Netco (rete e Sparkle) (si veda altro articolo di BeBeez).
Tornando alla rete unica, in effetti il dossier è complicato, perché, la richiesta di ulteriore tempo per esaminare le carte, non può non essere messa in relazione alla delicata (e complessa) fase di transizione dal governo Draghi al nuovo esecutivo (si veda altro articolo di BeBeez). Ricordiamo che Giorgia Meloni, a capo di Fratelli d’Italia e della coalizione di centro destra vincitrice delle elezioni, alla quale con ogni probabilità verrà affidato l’incarico di costituire il nuovo governo, nei mesi scorsi ha rilasciato dichiarazioni piuttosto chiare. In particolare, lo scorso agosto ai microfoni di Radio 24 aveva dichiarato: “La posizione di FdI è di una rete unica, come accade in tutte le grandi democrazie occidentali, che sia di proprietà pubblica non verticalmente integrata, quindi il punto è scorporare la proprietà della rete, che secondo me non può essere privata come non lo è da nessuna parte per un fatto di sicurezza nazionale e tutela dell’interesse nazionale, dalla vendita del servizio, che si deve fare in regime libera concorrenza tra tutti gli operatori” (si veda qui il Corriere Comunicazioni).
Non solo. A complicare le cose c’è anche la posizione di Vivendi, grande azionista di TIM al 23,5%, che ovviamente dice la sua sulla valutazione alla quale dovrebbe essere eventualmente ceduta la rete di TIM. Ricordiamo, infatti, che l’accordo siglato lo scorso maggio tra TIM, CDP Equity, Macquarie e Open Fiber prevede che in prima battuta vengano separate le attività infrastrutturali di rete fissa da quelle commerciali di TIM e che poi le attività infrastrutturali di TIM vengano integrate con la rete controllata da Open Fiber. In tutto questo ricordiamo che il colosso del private equity Usa KKR nell’aprile 2021 ha acquisito il 37,5% di FiberCop, la nuova società in cui sono confluite la rete secondaria di TIM (cosiddetto ultimo miglio, dalla cabina in strada alle abitazioni) e la rete in fibra sviluppata da FlashFiber, la joint-venture di TIM (80%) con Fastweb (20%). Allora KKR aveva investito in FiberCop 1,8 miliardi di euro, sulla base di un enterprise value di circa 7,7 miliardi di euro, mentre Fastweb aveva ottenuto il 4,5, in cambio dell’apporto della sua quota di FlashFiber (si veda altro articolo di BeBeez).
A esito dell’operazione così come immaginata sinora, TIM sul mercato italiano potrà focalizzare in via prioritaria le proprie attività nei servizi di telecomunicazione e trasmissione di dati. E infatti a inizio luglio il Consiglio di amministrazione di TIM ha conferito mandato all’ad Pietro Labriola di svolgere ogni attività utile per il conseguimento dell’obiettivo strategico del superamento dell’integrazione verticale e della riduzione dell’indebitamento della società attraverso operazioni di trasferimento e valorizzazione di alcuni asset del gruppo, con il piano di scorporo, che, come già illustrato a grandi linee da Labriola in occasione della presentazione del Piano industriale 2022-2024 lo scorso marzo, prevede appunto la possibilità di separare gli asset infrastrutturali di rete fissa (NetCo) dai servizi (ServiceCo, che include TIM Consumer, TIM Enterprise e TIM Brasil) (si veda altro articolo di BeBeez).
l successo delle trattative sul tema rete unica, che vedrebbe TIM uscire dal business delle infrastrutture di rete, non è però scontato, perché appunto Vivendi si dice ritenga che la rete di TIM oggi valga ben 31 miliardi di euro, compresi 10 miliardi di debito che verrebbero trasferiti a NetCo, numero questo che sarebbe lontano da quello ipotizzato dalla maggior parte degli analisti compreso tra i 17 e 21 miliardi, oltre che da CDP Equity, KKR e Macquarie che sarebbero gli azionisti finali. Si dice che alla fine la valutazione potrebbe aggirarsi sui 25 miliardi.
Ricordiamo, infine, che, se da un lato la costituzione di NetCo è prodromica all’integrazione delle reti di TIM e Open Fiber, dall’altro TIM ha parlato chiaramente di eventuale ingresso di nuovi soci di minoranza in TIM Enterprise, parte di ServiceCo. Su questo punto ricordiamo, infatti, che CVC Capital Partners a fine marzo aveva recapitato al Cda del gruppo tlc un’offerta non vincolante proprio per il 49% dell’area Enterprise (si veda altro articolo di BeBeez). Ma il dossier interessa anche altri operatori di private equity, in particolare ad Apax Partners.
La matassa, quindi, è super intricata. Si dice che TIM dovrebbe tenere una riunione straordinaria del Cda il 25 o il 26 ottobre per discutere la richiesta di CDP di estendere le trattative su un’offerta vincolante fino all’inizio del prossimo anno, ma si dice anche che Vivendi avrebbe qualche riserva nel continuare i colloqui con CDP su base esclusiva. Per il momento non c’è stato nessun commento ufficiale da parte di nessun protagonista della partita.