Mentre il mercato ieri ha preso un po’ di beneficio con un calo dell’1,89% a 0,233 euro, dopo la corsa degli ultimi giorni sulla scommessa di un’opa guidata da CDP, TIM procede con il suo progetto di separazione degli asset infrastrutturali di rete fissa (NetCo) dai Servizi (ServiceCo con TIM Consumer, TIM Enterprise e TIM Brasil) e una riduzione dell’indebitamento attraverso successive cessioni di alcuni asset, in particolare di TIM Enterprise, così come già annunciato lo scorso 7 luglio in occasione del Capital Market Day e in linea con il Piano industriale 2022-2024 presentato lo scorso marzo dall’amministratore delegato Pietro Labriola (si veda altro articolo di BeBeez). Lo ha comunicato ieri sera il gruppo tlc, a valle della riunione del Consiglio di amministrazione del gruppo, che ha esaminato i conti dei 9 mesi (si veda qui il comunicato stampa).
Ricordiamo che la separazione delle attività infrastrutturali di rete fissa da quelle commerciali di TIM è un’operazione che è stata studiata come prodromica al fatto che poi le attività infrastrutturali di TIM vengano integrate con la rete controllata da Open Fiber, operazione quest’ultima che è stata poi oggetto del Memorandum d’ intesa firmato lo scorso maggio da TIM, Teemco Bidco sarl (veicolo di KKR, socio di TIM in FiberCop), OpenFiber, CDP Equity (socio al 60% di OpenFiber), Macquarie Asset Management (socio al 40% in OpenFiber). Come noto, poi, a fine ottobre il MoU è stato modificato in modo da spostare la data ultima per la firma di un accordo, ancora non vincolante, al prossimo 30 novembre, dalla data originale del 30 ottobre, con la specifica però, che non c’è più l’obbligo di esclusiva (si veda altro articolo di BeBeez).
Decisione quest’ultima che risponde da un lato alle pressioni di Vivendi, socio forte di TIM con il 23,5% del capitale, che chiedeva di accantonare l’esclusiva per verificare altre ipotesi, e che consente dall’altro lato a CDP di di avere più tempo per considerare anche gli orientamenti del nuovo Governo in materia di rete unica, a cui ha fatto cenno anche la premier Giorgia Meloni già nel dibattito parlamentare sulla fiducia. Ricordiamo, infatti, questo passaggio: “Intendiamo tutelare le infrastrutture strategiche nazionali assicurando la proprietà pubblica delle reti, sulle quali le aziende potranno offrire servizi in regime di libera concorrenza, a partire da quella delle comunicazioni. La transizione digitale, fortemente sostenuta dal PNRR, deve accompagnarsi alla sovranità tecnologica, al cloud nazionale e alla cyber-security” (si veda qui il testo delle dichiarazioni programmatiche alla Camera lo scorso 25 ottobre).
Una posizione, questa, che ha portato negli ultimi giorni il mercato a ipotizzare con forza una possibile opa su TIM da parte della stessa CDP. In precedenza, invece, le voci avevano riguardato CVC Capital Partners (si veda altro articolo di BeBeez), peraltro lo stesso fondo che a fine marzo, aveva recapitato al Cda del gruppo tlc un’offerta non vincolante per il 49% della costituenda area Enterprise di ServiceCo (si veda altro articolo di BeBeez).
Tornando appunto alla separazione delle attività infrastrutturali da quelle di servizio, ieri TIM a comunicato le performance dei 9 mesi di ciascuna delle quattro entità.
NetCo ha riportato ricavi totali e ricavi da servizi in calo rispettivamente del 4,8% YoY e del 3,8% YoY nei nove mesi, con un miglioramento nel terzo trimestre (-2,6% YoY e -2,7% YoY rispettivamente). La riduzione è dovuta principalmente a transazioni one-off contabilizzate nel primo semestre dell’anno scorso che hanno avuto un impatto di circa 3,2 punti percentuali sulla riduzione dei ricavi totali e di 1,7 punti percentuali su quella dei ricavi da servizi. Al 30 settembre, NetCo gestiva 16 milioni di accessi fissi (di cui oltre 71% in tecnologie FTTx) con una quota di mercato dell’82% e una copertura in FTTx superiore al 94% delle linee attive (oltre 57% con velocità superiore a 100 Mbps). Le unità tecniche raggiunte con tecnologia FTTH erano 7,2 milioni, pari a una copertura di circa il 29%, in crescita di 4 punti percentuali rispetto a fine 2021. Ricordiamo che Vivendi si dice ritenga che la rete di TIM oggi valga ben 31 miliardi di euro, compresi 10 miliardi di debito che verrebbero trasferiti a NetCo, numero questo che sarebbe lontano da quello ipotizzato dalla maggior parte degli analisti compreso tra i 17 e 21 miliardi, oltre che da CDP Equity, KKR e Macquarie che, nel progetto immaginato dal MoU, sarebbero gli azionisti finali. Si dice che alla fine la valutazione potrebbe aggirarsi sui 25 miliardi.
TIM Enterprise nei nove mesi ha confermato una crescita superiore a quella del mercato con un incremento dei ricavi totali e dei ricavi da servizi rispettivamente del 5,9% YoY e dell’8,8% YoY (+5,5% YoY e +7,4% YoY rispettivamente nel terzo trimestre). Il mix dei ricavi nei nove mesi ha mostrato un andamento in linea con le attese: connettività (-4% YoY), cloud (+56% YoY), IoT (+7% YoY) e security (+35% YoY). E sempre ieri il Cda di TIM ha approvato l’avvio del processo di societarizzazione di TIM Enterprise (si veda qui il comunicato stampa).
TIM Consumer ha registrato ricavi totali e ricavi da servizi in calo rispettivamente del 9,6% YoY e del 7,4% YoY nei nove mesi, con un miglioramento nel terzo trimestre (-8,6% YoY e -6,0% YoY rispettivamente).
Positivo l’andamento dei trend operativi nel trimestre, con un tasso di disattivazione dei clienti (churn) in netto calo sul fisso e sul mobile, dove ha registrato il livello più basso di sempre. TimVision, nel terzo trimestre, ha registrato una crescita nel numero complessivo dei clienti (+2% YoY) e di quelli che hanno sottoscritto il pacchetto Calcio (+44% YoY), nonostante la rinuncia da parte di TIM all’esclusiva nella distribuzione della Serie A a seguito della rinegoziazione dell’accordo con DAZN.
TIM Brasil ha registrato nei nove mesi ricavi totali e ricavi da servizi in crescita rispettivamente del 18,5% YoY e del 18,4% YoY e un ebitda in aumento del 16,2% YoY. Nel terzo trimestre si è riscontrata un’ulteriore accelerazione nella crescita dei ricavi da servizi (+24,7% YoY), dell’ebitda (+24,5% YoY) e della generazione di cassa operativa (ebitda-Capex +36% YoY) grazie a una solida performance organica e agli asset di Oi che, essendo stati integrati a partire da maggio, per la prima volta hanno contribuito per un intero trimestre.
Nel loro complesso, i servizi ICT hanno generato il 56% dei ricavi complessivi rispetto al 51% nei primi nove mesi del 2021. Migliora ulteriormente la visibilità sulla crescita futura che sarà trainata, tra gli altri, dal contributo del Polo Strategico Nazionale (ricavi cumulati attesi pari a 1,1 miliardi di euro in 13 anni), dalla recente aggiudicazione delle gare ‘Scuole Connesse/Sanità Connessa’, dalle trattative in corso per un valore complessivo di 0,6 miliardi di euro e dai contratti con le Pubbliche Amministrazioni in corso di attivazione per un valore complessivo di 1,1 miliardi di euro.
Ricordiamo infine che le cessioni di asset da parte di TIM andrebbero a ridurre il peso del debito finanziario netto, che a fine settembre si è attestato a 25,5 miliardi di euro, in aumento di 850 milioni di euro da fine giugno, sostanzialmente a causa dal pagamento dell’ultima rata afferente alla licenza 5G in Italia (1,74 miliardi di euro) e all’impatto contabile della rinegoziazione di contratti di lease IFRS16 (192 milioni).