di Alessandro Albano
Le incertezze geopolitica e macroeconomica che hanno colpito duro i mercati finanziari di tutto il mondo non hanno risparmiato i fondi di private equity internazionali i quali, a seguito delle svalutazioni subite dalle società partecipate, hanno registrato forti cali degli utili, e talvolta anche perdite consistenti. Almeno stando ai risultati trimestrali resi noti dai gruppi quotati in borsa al di qua e al di là dell’oceano.
Le conseguenze del bear market si stanno facendo sentire specialmente negli Stati Uniti, dove Carlyle, fondo con 290 aziende in portafoglio (in particolare in Italia è entrato da poco nel capitale della scaleup Prima Assicurazioni, si veda altro articolo di BeBeez), ha chiuso i primi nove mesi del 2022 con 1,1 miliardi di dollari di risultato netto rispetto ai 2,3 miliardi dello stesso periodo dello scorso anno, a cui si aggiunge di fatto il dimezzamento dei ricavi totali a 3,7 miliardi dai precedenti 6,78 miliardi (si veda qui comunicato stampa). Crescono invece le masse gestite totali, pari a 369 miliardi e in rialzo del 23% su base annua.
Va peggio a KKR, che in Italia è in particolare proprietario del 37,5% di FiberCop e che aveva depositato un’offerta per l’intera TIM lo scorso inverno (si legga altro articolo di BeBeez), il quale ha registrato una perdita netta di 993 milioni di dollari rispetto ad un utile poco superiore ai 4 miliardi nel settembre 2021, a cui segue una diminuzione dei ricavi da 12,18 miliardi a 3,19 miliardi (si veda qui comunicato stampa). Anche qui gli asset in gestione sono aumentati dell’8% a 496 miliardi, ma il reddito derivante dagli investimenti effettuati è sceso del 36% a 285 milioni di dollari, a causa dei minori introiti derivanti dal portafoglio di private equity per via della volatilità di mercato, ha spiegato il fondo nella nota a margine.
Anche il colosso degli investimenti Blackstone, che nel nostro paese affianca la famiglia Benetton nell’opa su Atlantia che si chiude domani(si veda altro articolo di BeBeez) e che affianca Macquarie e CDP Equity in Autostrade per l’Italia (si veda altro articolo di BeBeez), ha accusato il colpo “dell’inflazione, dell’aumento dei tassi d’interesse e del rallentamento dell’economia, uniti alle continue turbolenze geopolitiche che hanno creato un ambiente estremamente difficile da gestire per gli investitori”, ha dichiarato l’amministratore delegato Stephen Schwarzman (si veda qui la presentazione per gli analisti). I ricavi totali sono crollati a 6,8 miliardi nel periodo gennaio-settembre rispetto ai 16,8 miliardi dello stesso periodo del 2021, con net income di 2,24 miliardi da 9,43 miliardi. Le masse in gestione sono anche in questo caso aumentate, del 30%, a 950,9 miliardi di dollari, con flussi da clientela di fatto dimostrano “la forza del brand Blackstone”, a detta dello stesso ceo.
Tuttavia attraversando l’Atlantico e approdando in Europa, la dinamica cambia, nonostante la regione, a livello macro, abbia accusato maggiormente il colpo inferto dal cocktail micidiale di inflazione, guerra e tassi rispetto ad altre economie sviluppate (vedi Usa). Eurazeo, il principale player del private equity europeo, è riuscita a chiudere nove mesi di crescita grazie soprattutto a un aumento delle commissioni (+22% su base annua a 280 milioni), e “alla sostenuta rotazione degli asset e l’espansione delle società in portafoglio” ha affermato la presidente Virginie Morgon, presentando i conti del terzo trimestre. Le masse gestite derivanti dal private equity sono aumentate del 7% a 31,14 miliardi dai 29,1 nei nove mesi dello scorso anno, con ricavi da società in portafoglio in rialzo del 38% a 3,76 miliardi.
Nove mesi di crescita anche per Bridgepoint, uno dei principali fondi gestione di fondi alternativi, con sede a Londra, che ha messo a segno un aumento del 14,6% dei ricavi operativi (148 milioni) nei primi sei mesi di quest’anno (ultimo bilancio disponibile), con utile after tax più che raddoppiato a 44,9 milioni dai 20,4 di metà 2021 (si veda qui comunicato stampa). Le masse totali sono aumentate del 30% su base annua a 37,1 miliardi, grazie, ha spiegato la società in nota, “dalle exit eseguite con successo, e dall’attività di raccolta di capitali e dall’aumento delle valutazioni delle attività sottostanti”.
In tale contesto, caratterizzato da inflazione elevata, crisi energetica e aumento dei tassi d’interesse, la francese Tikehau Capital è riuscita ad aumentare gli asset in gestione del 19% a 36,4 miliardi a fine settembre, con realizzazione in rialzo del 24% a 1,6 miliardi. A questo, si aggiunge la forza del private debt, la principale risorsa del fondo UK, che hanno rappresentato il 59% della distribuzione totale, seguiti dai fondi di private equity (24%), e dai real assets con il 17% del totale (si veda qui comunicato stampa). I numeri di bilancio, aggiornati al momento solo a fine giugno, indicavano peraltro un aumento importante dei ricavi legati all’attività di gestione, saliti del 18% a 144,1 milioni di euro rispetto allo stesso periodo del 2021, con ricavi complessivi da portafoglio che erano invece in discesa a 252,1 milioni da 274 milioni, ma con profitti netti di addirittura 277 milioni, in aumento del 58% dai 176 milioni di un anno prima (si veda qui il comunicato stampa).
Anche in Italia i principali operatori attivi nel private equity e venture capital quotati a Piazza Affari hanno registrato un aumento degli indicatori finanziari nel primo semestre. Tamburi Investment Partners, per esempio, ha chiuso il primo semestre (ultimo bilancio disponibile) con un risultato netto di 22 milioni rispetto ai 5 milioni del giugno 2021, anche grazie alla crescita delle principali società partecipate come Amplifon, Elica, Interpump Group, Moncler e Prysmian le quali, ha scritto la holding nella nota semestrale, confermano “ulteriormente l’eccellenza di tali gruppi nonché le solide basi strategiche, operative e finanziarie con cui tali partecipate stanno uscendo dal periodo emergenziale” (si veda qui comunicato stampa).
Per contro, Italmobiliare, la holding della famiglia Pesenti, che possiede tra l’altro anche Clessidra Holding e che ha diffuso i dati dei nove mesi proprio ieri, ha evidenziato da un lato ricavi complessivi aggregati delle società in portafoglio per circa 1,3 miliardi di euro, in crescita del 22,5% rispetto allo stesso periodo dell’esercizio precedente, ma dall’altro lato ha registrato un margine operativo lordo aggregato delle stesse società in contrazione del 19% a 167,9 milioni di euro, con il risultato che i ricavi della holding sono saliti a 366,8 milioni (+1,4%), mentre si è ridotto in maniera importante il risultato operativo, con una diminuzione di 83 milioni a 20,4 milioni (si veda altro articolo di BeBeez). Questo trend era già stato peraltro evidenziato nel primo semestre (si veda altro articolo di BeBeez). Quanto al Net Asset Value, è risultato sostanzialmente in linea rispetto al 30 giugno 2022 a pari a 1,96 miliardi, ma in contrazione rispetto al 31 dicembre 2021 (2.082,1 milioni di euro), dopo il pagamento di dividendi pari a 59,2 milioni.
La crescita delle società sottostanti ha aiutato invece chi investe in venture capital e aziende in early stage, come LVenture Group, che nei primi sei mesi 2022 ha registrato una crescita “superiore rispetto a mercati internazionali più sviluppati” con fair value degli investimenti in salita del 2% a 30,7 milioni e ricavi di 3,5 milioni di euro, in crescita del 63% rispetto al giugno 2021 (si veda qui comunicato stampa). La società aveva invece chiuso il 2021 con un valore del portafoglio di partecipazioni di 30,1 milioni di euro a fine 2021, dai 24,6 milioni del 2020 (si veda altro articolo di BeBeez). “Contrariamente alla situazione globale”, si legge nella nota di presentazione dei conti, “il mercato Italiano del VC, essendo in evidente ritardo rispetto agli altri principali mercati internazionali, ha confermato un importante trend di crescita”, che si è poi tradotto nei numeri riportati dalla società d’investimento quotata su Borsa Italiana.
Un importante incubatore quotato a Milano come Digital Magics ha osservato a fine giugno anche un aumento delle società operative in portafoglio (99 dalle 84 al 31 dicembre 2021), con valore degli investimenti pari a 61 milioni rispetto a 58 milioni della fine dello scorso anno. “L’investimento, l’aumento delle marginalità e la consistente liquidità netta ci consentirà nei prossimi mesi di cogliere le migliori opportunità in termini di nuove startup e di follow on delle società in portafoglio”, ha commentato l’Ad Marco Gay, dopo che la società ha realizzato un valore della produzione di 2,3 milioni in aumento dell’82,1 rispetto al giugno 2021 (si veda qui comunicato stampa).