Il progetto2022, pubblicato lo scorso agosto da Materiali sonori, di Letizia Fuochi segna un cambio di passo nella scrittura musicale e nell’interpretazione vocale della cantautrice fiorentina. Un album di piena maturità dove le capacità vocali di Letizia emergono pienamente, mostrandone la capacità versatili che vanno da tonalità basse, di un cantato quasi in prosa ad un’estensione della voce verso l’alto che sorprende chi ne ha seguito il percorso. Il titolo curioso e inusuale, emblematico e bizzarro, nasce da una suggestione meta semantica, onomatopeica, ZING. È un suono, il suggerimento acustico di un evento stravolgente capace di trasformare noi stessi nel giro infinito di un attimo, quell’energia allo stato pura, pre-verbale che racconta la nostra più profonda autenticità: in questo album Letizia sembra dire che siamo fatti per amare, quasi nostro malgrado. Nell’innamoramento, c’è il nostro essere più umano, più carnale e spirituale ad un tempo, che talora ferisce ma al quale è impossibile sottrarsi perché sarebbe come vivere sotto anestesia, da moribondi. ZING rappresenta il cambiamento, il fatto – o il Fato – inevitabile in grado di illuminarci, contaminarci, di renderci consapevoli e fragili, meravigliosamente arresi di fronte alla nostra personale autenticità senza pretesa di verità. Il suono evoca il rumore e il bagliore di un colpo di fulmine che spiega in un istante tutto quello che fino a quel momento non eravamo riusciti a comprendere. Dieci canzoni, relativamente brevi, incisive, improntante sull’inevitabilità dei sentimenti, dei ricordi e delle occasioni. Ognuna con una forte personalità tanto che ascoltandole e riascoltandole spesso non si riesce a dare un ordine, una gerarchia, una preferenza. Sono sfumature che leggono prospettive differenti e per la prima volta a mio parere emerge un tono crepuscolare, la malinconia, che non è ripiegamento. È l’album più intimo che si porta dietro l’infanzia, quella culla felice che diventa il nostro porto rifugio, della nostalgia, che è appunto il dolore del ritorno. Idealmente ci aggrappiamo all’infanzia, alla figura materna in particolare ma non vorremmo tornare indietro. Il nostro destino è quello di guardare avanti. Dieci titoli da leggere oltre che da ascoltare perché la familiarità con il teatro canzone è proprio nell’inscindibilità tra parola e nota. Letizia è una cantautrice e più che per altri artisti la musica e il canto sono la sua espressione dove però la scrittura non è meno importante e non resta mai in secondo piano. Le canzoni raccontano quel passare dalla luce al buio che consente un risveglio interiore, una luce diversa dentro di noi con toni delicati e carnali ad un tempo; c’è la potenza della gioia e della sofferenza, la tridimensionalità del corpo ma sempre con una grande eleganza. Osando direi che la lezione di De André autore al quale Letizia è molto legata e del quale ha cantato il repertorio vibra all’interno colorandosi però di una forte intimità che abbraccia l’umanità, questa volta in una coralità più personale. Letizia Fuochi, autrice dei testi e delle musiche, nella realizzazione degli arrangiamenti e nell’esecuzione vede la collaborazione del percussionista Ettore Bonafé, del chitarrista Francesco Frank Cusumano, del contrabbassista Michele Staino.
Chi è Letizia Fuochi
Cresciuta con le canzoni dei cantautori italiani, comincia all’età di 9 anni a cantare e suonare la chitarra: nipote di Tina Allori, storica voce della RAI degli anni Cinquanta, nel 1998 s’imbatte nell’incontro che segnerà la sua strada, quello con Fabriziode André. I libri, lo studio della storia contemporanea, la letteratura e la poesia del Novecento, la convincono sempre di più a cercare nella forza comunicativa, espressiva ed emozionale del teatro-canzone la sua principale attività e ispirazione. Sulla scena dal 1999, autrice ed interprete di numerosi spettacoli, ha pubblicato Finito e infinito (2002), Come l’acqua alla terra (2009), il singolo Donna Nigra (2010) diventato la canzone manifesto per la battaglia internazionale contro le mutilazioni genitali femminili e Inchiostro (2017), album pubblicato da Materiali Sonori. Tiene concerti con materiale di Fabrizio De André, Ivan Graziani, Giorgio Gaber, Bertolt Brecht e con il repertorio di Tina Allori, allestendo sempre performance fra canzoni e narrazione. Nell’ottobre 2019 debutta con uno spettacolo su Chavela Vargas nel centenario della sua nascita: a gennaio 2021 esce, sempre per Materiali Sonori, il disco Fuegos y Chavela che riceve attenzioni a livello internazionale. Tra novembre 2020 e gennaio 2021 viene scritturata dal Thèatre de la Ville de Paris e dal Teatro della Pergola di Firenze per le Consultazioni Musicali a Telefono. Ottiene il riconoscimento di “Insieme per la musica” stanziato da Elio e le Storie Tese, il Trio Medusa e il CESVI di Bergamo per gli artisti al tempo del Covid.
a cura di Ilaria Guidantoni