E’ arrivato l’ok di Borsa Italiana al ritorno alle quotazioni di Olidata, la software house fondata nel 1982 a Cesena da Carlo Rossi e Adolfo Savini, che così ritorna agli scambi dopo 7 anni di difficoltà (si veda qui comunicato stampa). Da oggi sarà quindi possibile negoziare le nuove azioni della società sul segmento Euronext Milan, dopo che Consob a fine marzo ha autorizzato la pubblicazione del prospetto informativo per la riammissione agli scambi (si vedano (si vedano qui comunicato stampa e qui prospetto integrale).
Olidata è stata assistita dallo studio legale Gianni Origoni per i profili di capital markets e di gestione dei rapporti con Consob e Borsa Italiana, Banca Finnat è stata advisor finanziario ed è stata nominata specialist per la fase di negoziazione ed equity research provider. RSM ha agito in qualità di revisore mentre BDO ha supportato la società nella redazione del piano industriale pluriennale 2023-2025.
Con il ritorno alla quotazione, si conclude così un periodo buio per la società informatica iniziato con la messa in liquidazione nel 2016, anno della revoca del titolo da Borsa. Il primo spiraglio si è aperto nel 2021 quando il Tribunale di Forlì ha ammesso Olidata al concordato preventivo con riserva su richiesta della società, arrivata pochi giorni prima dell’udienza prefallimentare che a sua volta aveva seguito l’istanza di fallimento presentata dal collegio sindacale verso la società davanti alla sezione fallimentare del Tribunale emiliano per il mancato pagamento dei compensi (si veda qui altro articolo di BeBeez). L’ammissione al concordato in continuità era arrivata poi nel novembre 2021 e il concordato era poi stato omologato nel luglio 2022 e confermato lo scorso agosto, dopo che il Tribunale di Forlì ha respinto il ricorso contro l’omologa avanzato dall’Agenzia delle Entrate (si veda qui Il Resto del Carlino).
Come si legge nel Prospetto Informativo, alla base del piano concordatario c’era l’offerta di Le Fonti Group, società riconducibile alla famiglia Tassi (la quale già deteneva nel 2021, attraverso Le Fonti Capital Partners srl, il 24,89% del capitale sociale di Olidata), che si era impegnata ad apportare finanza esterna per una somma non inferiore a 1,63 milioni, a cui si era aggiunto l’impegno da parte di Sferanet di apportare a sua volta finanza esterna per altri 500 mila euro, condizionato, tra l’altro al fatto che Olidata convocasse, entro trenta giorni dall’omologa del concordato, un’assemblea straordinaria per deliberare un aumento di capitale riservato ai soci di Sferanet, da liberarsi tramite il conferimento nell’emittente di una partecipazione pari al 51% del capitale sociale di Sferanet. E infatti, lo scorso ottobre 2022, in esecuzione della delega conferita dall’Assemblea straordinaria l’11 agosto 2022, il Consiglio di Amministrazione di Olidata ha eseguito l’aumento di capitale di cui sopra, che è stato sottoscritto integralmente per 9,075 milioni, da Cristiano Rufini mediante conferimento di una partecipazione pari al 51% del capitale sociale di Sferanet (per 7,5 milioni) e da Le Fonti Group, mediante versamento in denaro di 1,575 milioni. La proposta concordataria ha previsto, inoltre, uno stralcio dei debiti pari a circa 12,3 milioni, a fronte di un passivo concordatario da ultimo rettificato in circa 14,2 milioni.
Dopo l’aumento di capitale, l’azionariato di Olidata sarà quindi detenuto per il 53,3% da Rufini, per l’8,8% da Le Fonti Capital Partners srl, mentre il restante 37,9% sarà in possesso di diversi piccoli azionisti che non superano la soglia del 5%.
Riguardo alle relazioni con Sferanet, pmi innovativa fondata nel 2008 con 4 sedi in Italia e all’estero, che tra i vari clienti conta il Ministero dell’Interno e della Difesa, Cassa Depositi e Prestiti e Banca d’Italia, dopo la ricapitalizzazione risulta una controllata del gruppo. In termini operativi, lo scorso novembre le due società hanno firmato un contratto di licenza esclusiva d’uso del marchio comunitario Olidata in favore di Sferanet. Il contratto ha durata annuale con scadenza il 31 gennaio 2024 per un corrispettivo di 400 mila euro “per ogni anno di licenza”.
Sferanet ha chiuso il primo semestre 2022 con circa 15,5 milioni di euro di ricavi, in linea con il corrispondente dato dell’esercizio 2021 (15,8 milioni), e con un risultato operativo di 701 mila euro (da 473 mila nel semestre 2021) principalmente per effetto della minore incidenza del costo delle materie prime. Il 2021 invece si era chiuso con 44,8 milioni di euro di ricavi, in crescita del 54% dal 2020, e con un risultato operativo di un milione di euro (da 450 mila euro). Per contro, Olidata aveva chiuso il bilancio 2021 con 1,3 milioni di euro di ricavi netti e un risultato operativo negativo per 6,3 milioni e i primi sei mesi del 2022 avevano visto ricavi per meno di 240 mila euro e un risultato operativo negativo per 3,5 milioni, a fronte di un patrimonio netto negativo per 10,7 milioni.
Olidata è stata fondata nel 1982 a Cesena da Carlo Rossi e Adolfo Savini. Era stata protagonista negli anni Ottanta della prima ondata informatica, salvo poi perdere progressivamente importanza. Dopo il cambio di controllo e l’apporto della quota di Sferanet, lo scorso febbraio la società ha approvato il nuovo piano industriale al 2025 nel quale sono previsti, tra le altre cose, un incremento dei ricavi a un CAGR pari all’8,2% rispetto ai 49,9 milioni pro-forma registrati dalla capogruppo nel 2022. Inoltre, nell’arco di piano l’ebitda, stimato negativo per 393 mila euro nel 2022, è previsto in aumento sia “in termini assoluti sia in termini di incidenza sul totale dei ricavi, anche grazie all’incremento atteso del numero dei clienti e al maggiore contributo ai ricavi delle ASA a maggiore redditività”, viene spiegato da Olidata nel prospetto valido per la quotazione. In termini di risultato netto invece, la società stima il ritorno all’utile considerata la perdita netta di quasi 2 milioni di euro riportata a fine 2022.
In termini strategici Olidata prevede: un incremento dei ricavi connesso all’aumento della base clienti; un aumento, seppur contenuto, dell’incidenza dei ricavi legati alle soluzioni a maggiore valore aggiunto (Cyber, Big Data e Software); la partecipazione a gare pubbliche; l’aumento della presenza nel Nord Italia; e l’attivazione di relazioni strategiche con i global system integrators che collaborano in particolar modo con Cloudera, già partner di Sferanet, su progetti Big Data come IBM e Accenture.