Il Tribunale di Forlì ha ammesso Olidata al concordato preventivo con riserva, fissando l’adunanza dei creditori per il prossimo 31 marzo (si veda qui il comunicato stampa). La società informatica italiana, un tempo tra i primi assemblatori di personal computer del Paese, aveva presentato domanda di ammissione al concordato il 14 maggio scorso (si veda altro articolo di BeBeez e qui il testo dell’accoglimento della domanda di amissione)
La richiesta di pre-concordato era arrivata pochi giorni prima dell’udienza prefallimentare del 17 maggio, fissata dopo che il collegio sindacale di Olidata lo scorso aprile aveva presentato istanza di fallimento verso la società davanti alla sezione fallimentare del Tribunale di Forlì per mancato pagamento dei compensi (si veda qui il comunicato stampa). Contestualmente, il collegio sindacale della società si era dimesso in considerazione di manifesta e perdurante incertezza e difficoltà, senza che ci fossero in vista interventi immediati. Olidata aveva risposto che intendeva proseguire nel processo di rilancio attraverso le trattative in essere con potenziali investitori, la valorizzazione degli asset aziendali, la tutela degli azionisti della società e degli altri creditori. In tal senso, la società è in trattative avanzate per il coinvolgimento di altre realtà imprenditoriali. Olidata inoltre aveva perfezionato un contratto con PwC per redigere il piano industriale e con Banca Finnat Euramerica come advisor finanziario da estendersi al ruolo di sponsor, per il ritorno alle contrattazioni alla borsa di Milano.
Olidata è stata fondata nel 1982 a Cesena da Carlo Rossi e Adolfo Savini. Era stata protagonista negli anni Ottanta della prima ondata informatica, salvo poi perdere progressivamente importanza. Nel 2016 la società era stata liquidata e sospesa dalle negoziazioni a Piazza Affari. Nel 2017 aveva venduto un immobile. I proventi della vendita avevano permesso il perfezionamento di accordi stragiudiziali con tutti i creditori ricompresi nell’ambito di un piano di risanamento, approvato il 27 dicembre 2017 dall’allora liquidatore unico Riccardo Tassi e attestata dallo Studio Notarile Porfiri di Cesena il 28 dicembre 2017.
L’obiettivo della manovra era soddisfare, nelle misure previste, tutti i creditori della società nell’arco temporale 2017-2021. Poi la società ha raggiunto ulteriori accordi con i creditori medesimi e con i restanti per ridefinire e riscadenzare il debito, ma per alcune posizioni non sono stati rispettati i nuovi termini di pagamento, già scaduti al 31 gennaio 2021, per mancanza di liquidità (si veda Startmag). Olidata inoltre aveva perfezionato nel giugno 2018 l’acquisto del 100% di Italdata spa, altra azienda dell’Information Technology, molto specializzata nei servizi e soluzioni IoT (Internet of Things) in ambito Smart Cities e Smart Mobility.
Nel gennaio 2020 era stato deliberato un aumento di capitale da 7 milioni, non andato a buon fine. Pochi mesi dopo, a maggio, il Cda aveva poi deliberato in merito ad alcune manifestazioni di interesse a sottoscrivere l’aumento di capitale, deliberato in 22 milioni di nuove azioni al prezzo di 10 centesimi, di cui 17 milioni a favore di un gruppo imprenditoriale laziale, riconducibile ad Antonio Di Murro, la cui offerta vincolante prevedeva l’impegno al versamento entro il 15 maggio 2020. Ma questa offerta non era stata perfezionata.
Olidata ha chiuso il 2020 con ricavi per 3,5 milioni di euro e un ebitda negativo per 757 mila euro, con un debito netto di 1,6 milioni di euro.