Il 2022 per i fondi di private debt in Italia si è chiuso con una crescita degli investimenti di ben il 43% a quota 3,224 miliardi dai 2,261 miliardi del 2021 (si veda altro articolo di BeBeez), con un’inversione di tendenza significativa nel secondo semestre dell’anno, dopo un primo semestre che aveva invece visto investimenti per soli 531 milioni di euro (dai 746 milioni del primo semestre 2021), spalmati su 102 operazioni (da 125) e 49 società (da 71) (si veda altro articolo di BeBeez). Emerge dall’indagine semestrale condotta da AIFI in collaborazione con Deloitte, pubblicata ieri, che ha evidenziato anche una crescita della raccolta del 15% e, per contro, una riduzione sia nel numero delle società che hanno effettuato rimborsi (131 da 177 nel 2021) sia nell’ammontare (307 milioni di euro, -14%) (si vedano qui il comunicato stampa e qui le slide di presentazione del direttore generale Anna Gervasoni).
I dati AIFI-Deloitte come di consueto si riferiscono alla sola attività degli operatori istituzionali attivi nel segmento del private debt. Vengono escluse le piattaforme di digital lending, le banche, le operazioni relative a finanziamenti erogati a veicoli di buyout, le cartolarizzazioni di crediti e gli acquisti di crediti in bonis e UTP. Da qui la grande differenza in relazione ai dati di BeBeez Private Data che invece mappa anche quei mercati. Così, come evidenziato nel Report BeBeez dei primi otto mesi 2022, pubblicato lo scorso settembre (disponibile agli abbonati a BeBeez News Premium e BeBeez Private Data), si è calcolato investimenti di private debt per un totale complessivo Il mercato del private debt italiano nei primi 8 mesi del 2022 ha registrato una frenata, a quota 13,4 miliardi di euro, quindi la metà dei 26 miliardi di euro di investimenti del 2021, anno in cui si era registrato un vero e proprio boom di attività, contro i 13,1 miliardi di euro di operazioni in tutto il 2020. A brevissimo sarà pubblicato il Report Private Debt di BeBeez per l’intero 2022.
Tornando ai dati AIFI-Deloitte, sul fronte degli investimenti, la crescita del valore è stata fortemente influenzata da alcune operazioni, volte a supportare buy out di dimensioni significative. Il numero di sottoscrizioni di bond e finanziamenti è stato pari a 262 (-7% rispetto alle 281 del 2021), distribuite su 133 società (141 nel 2021, -6%). I soggetti domestici hanno realizzato il 52% del numero di operazioni, mentre l’82% dell’ammontare è stato investito da operatori internazionali. Per quanto concerne la dimensione degli investimenti, si segnala una tendenza sempre più marcata verso operazioni di dimensione rilevante: nel 2022, infatti, le società che hanno ricevuto almeno 100 milioni di euro ciascuna sono state 8, per un ammontare complessivo di 1,727 miliardi di euro, in crescita rispetto alle 5 società dell’anno precedente, che avevano raccolto 1,127 miliardi.
I finanziamenti hanno rappresentato il 59% dei casi, le sottoscrizioni di obbligazioni il 35% e gli strumenti ibridi il restante 6%. Per quanto riguarda le caratteristiche delle operazioni, la durata media è di 5 anni e 8 mesi, mentre il tasso d’interesse medio è pari al 5,07%. Con riferimento agli obiettivi delle operazioni, nel 2022 il 58% degli interventi ha avuto come scopo la realizzazione di programmi indirizzati allo sviluppo delle società target, mentre a livello di ammontare il 72% del totale ha riguardato debito a supporto di operazioni di buy out. A livello geografico, la prima Regione resta la Lombardia, dove è localizzato il 36% delle società italiane oggetto di investimento, seguita da Veneto (18%) ed Emilia Romagna (9%). Con riferimento ai settori di attività, al primo posto con il 24% del numero di imprese troviamo i beni e servizi industriali, seguito dall’ICT, con il 14%. Si sottolinea che il 49% delle società target ha meno di 250 dipendenti.
Sul fronte del fundraising, si diceva, gli operatori di private debt attivi nel mercato italiano hanno raccolto 1,131 miliardi di euro dai 987 milioni del 2021, il valore più alto mai registrato. Gli operatori che hanno raccolto capitali sono stati 11, stesso numero del 2021. Guardando alla provenienza geografica, la componente domestica ha rappresentato il 75% del totale. La prima fonte della raccolta di mercato sono stati i fondi pensione e le casse di previdenza (21%), seguiti dai fondi di fondi istituzionali (15%) e dalle assicurazioni (15%).
Complessivamente, a partire dall’avvio del mercato nel 2013, sono stati 25 gli operatori che, suddivisi tra domestici e internazionali con un veicolo dedicato all’Italia, hanno raccolto capitali, per un totale di 5,4 miliardi di euro, l’83% dei quali provenienti dall’Italia. Dal 2014 sono stati investiti in questo mercato 10,7 miliardi di euro, grazie anche all’attività dei soggetti internazionali, a cui è imputabile il 75% di questo valore. Complessivamente, le operazioni sono state 1.366, oltre metà delle quali (58%) realizzate da soggetti domestici. Circa la metà dell’ammontare complessivo ha riguardato il supporto a operazioni di buy out (a cui sono stati destinati 5 miliardi, di cui 4,4 investiti da operatori internazionali), mentre 4,3 miliardi hanno riguardato operazioni per lo sviluppo delle imprese. Dal 2015 ad oggi, le società nel portafoglio dei soci AIFI che hanno effettuato rimborsi sono state 340, per un ammontare totale di 1,8 miliardi di euro.
Innocenzo Cipolletta, presidente AIFI, ha dichiarato: “Il mercato del private debt compie dieci anni e in questa decade ha saputo occupare un ruolo via via più strategico per le imprese che necessitano di debito per la crescita. I numeri record del 2022 non sono però sufficienti in un settore che potrebbe crescere ancora molto che per farlo ha bisogno di un supporto da parte delle istituzioni soprattutto nella fase di fundraising”.
“Negli ultimi dieci anni, il mercato del private debt ha sostenuto ritmi di crescita estremamente importanti sia a livello nazionale sia internazionale. In un contesto di incertezza macroeconomico come quello attuale il private debt rappresenta una fonte di supporto strategico alle aziende e ai fondi di private equity per il supporto del sistema imprenditoriale italiano”, ha dichiarato Antonio Solinas, Leader di Deloitte Financial Advisory.
Sul fronte europeo Deloitte ha calcolato che da fine 2012 a fine 2022 si sono chiuse 4342 operazioni di investimento in private debt, di cui 1488 in Regno Unito, 1015 in Francia, 574 in Germania e altre 1265 nel resto d’Europa. Lo ha detto sempre ieri Andrea Azzolini, xx Deloitte (si vedano qui le slide di presentazione), sottolineando che, sul totale dei 795 deal mappati nel 2022, il 70% aveva come obiettivo il finanziamento di operazioni di m&a e che soltanto 106 operazioni non hanno coinvolto un operatore di private equity. Quanto alla struttura dei finanziamenti, quella più comune è l’unitranche: 55% dei casi in Regno Unito e 48% dei casi nel resto d’Europa. Mentre rispetto alla waterfall, il tipo più comune di debito (83%) è il first lien (senior, unitranche o stretched senior).