I fondi di private debt e direct lending in Italia nel 2021 hanno investito 2,214 miliardi di euro, quasi il doppio del 2020 (1,153 miliardi), spalmati su 275 sottoscrizioni (+28% dalle 215 del 2020), distribuite su 142 società (127 nel 2020, +12%). Anche la raccolta degli operatori di private debt italiani è quasi raddoppiata, attestandosi a 987 milioni di euro dai 551 milioni del 2020 (+79%). Lo ha calcolato AIFI in collaborazione con Deloitte, sottolineando che in entrambi i casi si tratta dei valori più alti mai registrati dall’avvio del mercato (si vedano qui il comunicato stampa e qui le slide di presentazione).
Sul fronte della raccolta, la fonte principale sono stati gli investitori individuali (25%), seguiti dai fondi di fondi istituzionali (22%) e dalle banche (14%), mentre nel 2020 la parte del leone era stata fatta dalle assicurazioni, responsabili di ben il 46% della raccolta. Guardando alla provenienza geografica, la componente domestica nel 2021 ha rappresentato l’84% del totale.
Anche sul fronte degli investimenti i soggetti domestici hanno realizzato il 90% del numero di operazioni, mentre il 72% dell’ammontare è stato investito da operatori internazionali. In totale gli operatori attivi sul mercato italiano nel 2021 sono stati 38 (di cui il 42% operatori internazionali), contro i 29 del 2020. Il 56% delle operazioni sono state sottoscrizioni di obbligazioni, mentre il restante 44% finanziamenti. Per quanto riguarda le caratteristiche delle operazioni, la durata media è salita a 5 anni e 8 mesi (da 5 anni e 4 mesi), mentre considerando le dimensioni delle sottoscrizioni, il 90% dei casi ha riguardato operazioni con un taglio medio inferiore ai 10 milioni di euro. Il tasso d’interesse medio è stato pari al 4,67% (dal 3,77%).
Con riferimento agli obiettivi delle operazioni, nel 2021 il 51% degli interventi ha avuto come scopo la realizzazione di programmi di crescita, mentre nel 38% dei casi si è trattato di debito a supporto di operazioni di buy out.
A livello geografico, la prima Regione resta la Lombardia, dove è localizzato il 40% delle società oggetto di investimento, seguita da Veneto e Emilia Romagna (entrambe 10%). Con riferimento ai settori di attività, al primo posto con il 23% del numero di imprese troviamo i beni e servizi industriali, seguito dal manifatturiero – alimentare, con il 16%. Si sottolinea che il 56% delle società target ha meno di 250 dipendenti.
Quanto ai rimborsi, infine, nel 2021 le società che hanno effettuato rimborsi sono state 177 (138 l’anno precedente, +28%), per un ammontare pari a 350 milioni di euro (-13%). Nel 74% dei casi i rimborsi hanno seguito il piano di ammortamento.
“La crisi ha dato l’opportunità al tessuto imprenditoriale sano di investire sulla crescita consolidando l’attività attraverso anche il supporto del private debt”, ha dichiarato Innocenzo Cipolletta, presidente di AIFI, che ha aggiunto: “I numeri record del 2021 sono la dimostrazione che il sistema ha compreso perfettamente il valore aggiunto nell’avere un fondo che lo aiuti non solo con liquidità ma anche attraverso un piano di consolidamento che ne permetta la resilienza e la crescita senza subire le tensioni derivanti da condizioni esterne avverse”.
Antonio Solinas, Leader di Deloitte Financial Advisory., ha aggiunto: “Anche i mercati internazionali hanno dato segno di forte ripartenza con 217 transazioni eseguite nel corso del quarto trimestre 2021 rispetto alle 157 del 2019. L’attività di direct lending risulta principalmente trainata dalle operazione di m&a, che ne rappresentano il 65%, in particolare il 40% delle operazioni sono rappresentate da operazioni di LBO mentre il 20% da bolt on acquisitions”.
AIFI e Deloitte hanno calcolato inoltre un erogato delle piattaforme di digital lending di 689 milioni e investimenti in distressed debt per 1,5 miliardi, considerando complessivamente operazioni single name e acquisto di pacchetti di crediti UTP) e gli investimenti dei fondi di fondi (187 milioni).
Nel complesso però ricordiamo che in realtà le dimensioni del mercato sono ben più grandi, se si considerano tutti i tipi di strumenti di debito non quotati relativi ad aziende italiane non quotate, sottoscritti da qualunque tipo di investitore italiano o internazionale. Secondo i calcoli di BeBeez il mercato del private debt italiano nel 2021 ha infatti superato quota 26 miliardi di euro di investimenti, (si veda qui il Report di BeBeez sul private debt 2021, disponibile per gli abbonati a BeBeez News Premium e BeBeez Private Data) contro i 13,1 miliardi di euro di operazioni in tutto il 2020, quando pure si era registrato un chiaro aumento nella dimensione del mercato, dai poco meno di 12,2 miliardi di euro del 2019. E se si considerano anche gli acquisti di crediti deteriorati corporate, poi, il conto supera addirittura i 29 miliardi (si veda qui il Report NPL e altri crediti deteriorati 2021). I dati emergono da BeBeez Private Data.
A trainare la crescita sono stati soprattutto i bond di dimensione superiore ai 100 milioni di euro, emessi nella maggior parte dei casi a supporto delle operazioni di buyout e/ o delisting che in totale hanno superato i 14 miliardi, cioè più di tre volte il dato del 2020. Mentre al secondo posto con quasi 9,4 miliardi complessivi ci sono le cartolarizzazioni di finanziamenti o di crediti commerciali, che in buona parte sono passati da piattaforme fintech (per un dettaglio, si veda qui anche il Report 2021 Piattaforme Fintech), anche in questo caso con un dato che è più del doppio di quello del 2020.