Rischia di subire un altro stop il piano di rilancio di Gruppo Ferrarini, storica azienda dei salumi il cui concordato preventivo è stato omologato ad aprile dal Tribunale di Reggio Emilia in contemporanea con la cessione dell’80% delle quote al gruppo valtellinese Pini e del 20% ad AMCO, e l’uscita dal capitale della famiglia Ferrarini (si veda altro articolo di BeBeez)
Re-New Holding, cordata composta da Opas (Organizzazione Produzione Allevatori Suini), il più importante network italiano nella filiera del suino, Intesa Sanpaolo, UniCredit, il Gruppo Bonterre – Grandi Salumifici Italiani (operatore di riferimento del mercato italiano ed europeo dei salumi di qualità, formaggio Parmigiano-Reggiano, snack e di piatti pronti), e HP srl (società attiva nel sostegno e nell’innovazione dell’agrifood), ha infatti deciso di presentare un reclamo alla Corte di Appello di Bologna mettendo in discussione la fattibilità economica del piano presentato da Pini e chiedendo l’annullamento dell’omologa a favore dell’amministrazione straordinaria.
Lo rivela Milano Finanza che ha consultato gli atti giudiziari, nei quali viene evidenziato come il consorzio abbia chiesto di “accertare e dichiarare il decreto erroneo nella comparazione sulla convenienza del concordato con il fallimento piuttosto che con l’amministrazione straordinaria delle grandi imprese in crisi quale unica alternativa concretamente praticabile nel caso di specie”.
Il reclamo del gruppo di investitori mette in dubbio i tempi del piano stesso che per diventare operativo deve aspettare il passaggio in giudicato dell’omologa, stimato entro il 2025. Inoltre, a causa dei tempi lunghi dei Tribunali, Pini potrebbe dover posticipare gli investimenti previsti, tra i quali uno stabilimento da 70 milioni di euro nella provincia di Reggio Emilia.
La bagarre legale non è cosa nuova nel dossier Ferrarini, visto che la stessa cordata aveva fatto ritardare non poco l’ammissione al concordato in continuità. Ricordiamo infatti che il Tribunale di Reggio Emilia aveva ammesso la società alla procedura di concordato in continuità nell’ottobre 2021 (si veda altro articolo di BeBeez). Ma l’ok al concordato era arrivato a più di un anno di distanza da quando la proposta concordataria era stata presentata, l’11 agosto 2020, al foro reggiano dalla cordata formata dalla famiglia Ferrarini, dal gruppo Pini e Amco (si veda altro articolo di BeBeez), prima che partisse una battaglia legale sulla competenza del foro reggiano, innescata dalla cordata concorrente che, come oggi, era composta da Opas, Intesa Sanpaolo, Unicredit, il Gruppo Bonterre – Grandi Salumifici Italiani e HP srl (si veda altro articolo di BeBeez).
E’ dal 2018 che Ferrarini vive questo percorso accidentato, causato inizialmente da alcuni finanziamenti che Veneto Banca aveva erogato alla società affinché acquistasse azioni della banca stessa. Il debito in questione ammontava a circa 360 milioni di euro, dei quali 112 milioni in capo alla società operativa e il resto a carico di società agricole e holding varie.
La società opera comunque in utile, visto che nei primi undici mesi del 2022 ha registrato ricavi per 120 milioni di euro, con un risultato netto positivo intorno ai 3 milioni, mentre il bilancio 2021 si era chiuso con 123,4 milioni di euro di ricavi (da 114,8 milioni nel 2020 e 123,6 milioni nel 2019), un ebitda di 8,84 milioni (da 6,9 milioni nel 2020 e 3,2 milioni l’anno prima), e un utile netto di 5,4 milioni (da un utile di 1,08 milioni nel 2020 e da una perdita netta di 3,3 milioni nel 2019). Nel 2021 la società dei salumi aveva poi registrato un debito finanziario netto di 81,4 milioni (da 80,8 milioni nel 2020 e 78,3 milioni nel 2019), e a fronte di un patrimonio netto negativo per 164,4 milioni (si veda qui il report di Leanus, dopo essersi registrati gratuitamente).