Il tribunale di Reggio Emilia ha approvato l’omologa del concordato preventivo per il Gruppo Ferrarini, storica azienda di salumi, che passerà al gruppo valtellinese Pini con l’80% delle quote, mentre il 20% andrà ad AMCO (si veda qui il comunicato stampa). La decisione è arrivata a seguito di un percorso iniziato quattro anni e mezzo fa, e pochi mesi dopo l’approvazione del piano concordatario dell’azienda, che aveva avuto il benestare del 75% delle classi dei creditori e di circa il 72% dei creditori considerati nel loro complesso (si veda altro articolo di BeBeez).
Anche se il marchio Ferrarini continuerà ad esistere, la decisione del Tribunale segna di fatto la fine di un’era poiché dopo quasi 70 anni non ci sarà più un componente della famiglia fondatrice alla guida dell’azienda.
Ricordiamo che il Tribunale di Reggio Emilia aveva ammesso la società alla procedura di concordato in continuità nell’ottobre 2021 (si veda altro articolo di BeBeez). L’ok al concordato era arrivato a più di un anno di distanza da quando la proposta concordataria era stata presentata, l’11 agosto 2020, al foro reggiano dalla cordata formata dalla famiglia Ferrarini, dal gruppo Pini e Amco (si veda altro articolo di BeBeez), prima che partisse una battaglia legale sulla competenza del foro reggiano, innescata dalla cordata concorrente. Quest’ultima era composta da Opas (Organizzazione Produzione Allevatori Suini), il più importante network italiano nella filiera del suino, Intesa Sanpaolo, Unicredit, il Gruppo Bonterre – Grandi Salumifici Italiani (operatore di riferimento del mercato italiano ed europeo dei salumi di qualità, formaggio Parmigiano-Reggiano, snack e di piatti pronti), e HP srl (società attiva nel sostegno e nell’innovazione dell’agrifood) (si veda altro articolo di BeBeez).
La battaglia legale ha quindi allungato a dismisura i tempi della procedura sino a quando appunto è stata vinta dalla cordata famiglia Ferrarini-Pini-Amco. Nonostante questo, ancora lo scorso maggio un creditore aveva presentato un reclamo contro il provvedimento di inammissibilità della proposta concorrente deciso dal Tribunale di Reggio Emilia in prossimità della adunanza dei creditori in precedenza appunto fissata per quel mese.
Come riportato nell’ultima nota della società, nei primi undici mesi del 2022 Ferrarini ha registrato ricavi per 120 milioni di euro, con un utile intorno ai 3 milioni, mentre il bilancio 2021 si era chiuso con 123,4 milioni di euro di ricavi (da 114,8 milioni nel 2020 e 123,6 milioni nel 2019), un ebitda di 8,84 milioni (da 6,9 milioni nel 2020 e 3,2 milioni l’anno prima), un utile netto di 5,4 milioni (da un utile di 1,08 milioni nel 2020 e da una perdita netta di 3,3 milioni nel 2019), un debito finanziario netto di 81,4 milioni (da 80,8 milioni nel 2020 e 78,3 milioni nel 2019), e a fronte di un patrimonio netto negativo per 164,4 milioni (si veda qui il report di Leanus, dopo essersi registrati gratuitamente).
Il gruppo Ferrarini era entrato in tensione finanziaria a causa di un incremento dell’indebitamento dovuto a finanziamenti che Veneto Banca aveva erogato a Ferrarini affinché acquistasse azioni della banca stessa. Il debito in questione ammonta a circa 360 milioni di euro, dei quali 112 milioni miliioni in capo alla società operativa e il resto a carico di società agricole e holding varie. Il debito include 35,5 milioni di euro di minibond che erano stati quotati all’ExtraMot Pro. Nel dettaglio, si tratta di un bond da 5,5 milioni a scadenza dicembre 2020 con cedola 5,625%, emesso nel dicembre 2016 e sottoscritto dal fondo di minibond di Duemme sgr (gruppo Mediobanca), e di un bond da 30 milioni a scadenza aprile 2020 e cedola 6,375%, emesso nell’aprile 2015. L’assemblea degli obbligazionisti ha quindi votato lo scorso ottobre a favore della proposta concordataria di Ferrarini (si veda qui il verbale di assemblea), in base alla quale i crediti degli obbligazionisti saranno soddisfatti mediante il rimborso, senza interessi, in una misura pari al 29,63% del debito nominale, di cui il 19% da versarsi entro il secondo anno dall’omologazione definitiva e la residua parte (10,63%) in tre rate di pari importo scadenti al terzo anno, al quarto anno e al quinto anno dall’omologazione definitiva (si veda qui la delibera dell’assemblea degli obbligazionisti del bond da 5,5 milioni, disponibile agli abbonati di BeBeez News Premium e BeBeez Private Data).
Ricordiamo che il gruppo Pini di Sondrio è già azionista di Ferrarini all’80% dal febbraio 2019, quando aveva messo sul tavolo 10 milioni di euro per ricapitalizzare la società (si veda altro articolo di BeBeez), e che sul finire del 2021 si è aggiudicato in asta al Tribunale di Reggio Emilia la Villa Corbelli di Rivaltella, principale sito produttivo della Ferrarini. Quanto incassato è stato poi utilizzato per rimborsare Intesa Sanpaolo, che vantava un credito di 18 milioni di euro nei confronti di Lina Botti, vedova di Lauro Ferrarini e proprietaria di villa Corbelli (si veda altro articolo di BeBeez).