Articolo parte dell’inchiesta di copertina “Crowdfunding: troppa folla, inizia il risiko. Quale sarà il matrimonio dell’anno?”, pubblicato su BeBeez Magazine n. 17 del 27 gennaio 2024
di Giuliano Castagneto
L’austriaca Conda Capital è tra le principali piattaforme di crowdfunding attive nell’area DACH (i Paesi di lingua tedesca). Nata nel 2013, in Germania, Svizzera e Austria nell’arco di dieci anni ha finanziato 236 aziende raccogliendo 76 milioni di euro presso poco meno di 29.000 investitori. Ed è tra le piattaforma estere che hanno richiesto la registrazione in Italia. Un mercato dove, almeno nel segmento dell’equity crowdfunding, nel 2023 l’andamento della raccolta non è stato dei più brillanti. Che potenziale ha allora individuato Conda a sud delle Alpi?
“Il nostro interesse per l’Italia è determinato soprattutto dal desiderio di assistere le aziende tedesche, svizzere e austriache già nostre clienti, i cui progetti abbiamo aiutato a finanziare, e il cui business coinvolge anche l’Italia e quindi in certa misura sono conosciute nel Paese”, anticipa a BeBeez Magazine il co-fondatore e ceo di Conda, Daniel Horak, egli stesso uno startupper seriale. Verrebbe spontaneo pensare che le aziende cui Horak si riferisce siano attive in mercati B2B, quindi interagiscano con aziende italiane fornitrici o clienti, e cerchino una platea di investitori presso le componenti italiane delle loro rispettive filiere. “In realtà tra queste aziende ce ne sono anche di produttrici di beni finali venduti a clientela retail”, precisa Horak, lasciando intuire che l’offerta di Conda si rivolgerà anche a platee di investitori più ampie della cerchia di addetti ai lavori.
Al momento la piattaforma austro/svizzera intende pubblicizzare i propri servizi tramite le reti di contatti delle stesse aziende che hanno raccolto capitali attraverso Conda, senza ricorrere a vere e proprio campagne promozionali. Quando ciò succederà, “dipende dai piani della aziende nostre clienti”. Ma si tratta solo di un primo step. “In Italia, come in altri Paesi dell’Ue, ci muoveremo in modo opportunistico. Valuteremo i risultati di queste prime campagne di raccolta dei nostri clienti storici e poi decideremo se offrire i nostri servizi su base più sistematica ad aziende italiane”, chiarisce Horak. A questo scopo non sono esclusi accordi con piattaforme italiane, con le quali Conda ha già in corso colloqui. Ma non si tratterà di acquisizioni. Sebbene Horak sia convinto che si sia già avviato un processo di consolidamento del settore in Europa, “l’m&a non è nelle nostre intenzioni. Intendiamo cooperare, non acquisire. E non intendiamo nemmeno aprire una presenza diretta in Italia”, precisa Horak.