Articolo parte dell’inchiesta di copertina “Crowdfunding: troppa folla, inizia il risiko. Quale sarà il matrimonio dell’anno?”, pubblicato su BeBeez Magazine n. 17 del 27 gennaio 2024.
di Giuliano Castagneto
Alessandro Lerro, fondatore dello studio legale associato Avvocati.net, come suggerisce il nome di quest’ultimo, è particolarmente attento al rapporto tra normativa e tecnologia. Non a caso è anche uno dei soci fondatori di Assofintech, l’associazione italiana per il fintech e l’insurtech, e in questi mesi ha supportato sul piano legale alcune delle piattaforme di crowdfunding che hanno ottenuto l’autorizzazione a operare a livello Ue. Il suo è quindi un punto di osservazione privilegiato per un’analisi dei punti di forza e debolezza delle piattaforme italiane nel nuovo contesto competitivo aperto dalla nuova disciplina dell’Ue sul comparto entrata in vigore lo scorso novembre. E contrariamente a quanto si sarebbe portati a pensare, Lerro non ha dubbi sul fatto che il processo di autorizzazione che hanno dovuto affrontare le piattaforme italiane, più lungo e complesso rispetto a quanto visto in diversi altri Paesi Ue, alla fine tornerà a loro vantaggio.
“L’iter si è rivelato più difficile perché la Banca d’Italia e la Consob hanno posto delle condizioni più restrittive rispetto ad altre autorità omologhe”, spiega a BeBeez Magazine Lerro, che continua: “I regolamenti tecnici dell’ESMA sono stati infatti interpretati in modo molto rigoroso, che contrasta con l’approccio che non esito a definire superficiale adottato in altri Paesi”. Ma questo potrebbe in futuro rivelarsi un vantaggio. Secondo Lerro, “il motivo è che le piattaforme autorizzate in modo per così dire leggero potrebbero avere dei problemi. Basta pensare a come è stato approcciato l’aspetto dello stato patrimoniale dei provider di servizi di crowdfunding. In Italia è stato correttamente interpretato l’obbligo che il bilancio sia certificato da un revisore contabile. Ebbene, diverse piattaforme estere questa certificazione non l’hanno fatta, semplicemente perché non gli è stata imposta”. Ora, sottolinea il fondatore di Avvocati.net, i portali di crowdfunding sono intermediari finanziari a tutti gli effetti, e quanto più sono strutturati tanto più sono affidabili: “Regolamentare non vuol dire peggiorare la facilità d’uso di una struttura, bensì maggior sicurezza grazie ai maggiori controlli. E una maggior sicurezza contribuisce a creare valore. Poi sta alle varie piattaforme lavorare bene sulla user experience con soluzioni innovative ed uscendo dalla abusata logica del copia/incolla”.
L’affidabilità delle piattaforme italiane, tra le quali alcune molto strutturate, come Bridge Asset, sono ancora in attesa di autorizzazione, va ad aggiungersi al crescente numero di investitori, un aspetto quest’ultimo in cui i provider italiani sono indietro rispetto a quelli internazionali ma stanno recuperando terreno, così come nella capacità di raggiungere un ampio numero di aziende bisognose di fondi per crescere. “Efficaci assetti organizzativi, capacità di raggiungere gli investitori e disponibilità di capitali per fare investimenti sono i fattori critici di successo nella nuova arena competitiva del crowdfunding. Riguardo l’ultimo punto, in Italia si è assistito a un sempre maggiore intervento delle banche e delle soceità di investimento, come Intesa Sanpaolo su BacktoWork, Banca Valsabbina su Opstart. o Azimut su Mamacrowd. Io vedo tutte le premesse per un processo di concentrazione che costringerà le piattaforme più piccole a dover scegliere tra essere assorbite da quelle più forti o abbandonare il mercato. Quelle italiane, almeno le principali, sembra siano partite con il piede giusto”.