Nella stagione del Teatro delle Donne al Teatro Goldoni di Firenze è andato in scena dal 16 al 17 febbraio in prima nazionale Ismene di Ghiannis Ritsos, traduzione di Nicola Crocetti e regia di Fulvio Cauteruccio, che inaugura così la nuova direzione della compagnia Krypton, focalizzata sul teatro di parola e meno su quello performativo.
Dal mito greco a un’opera rock, è questo l’esordio di Fulvio Cauteruccio al timone di Krypton, a 42 anni dalla fondazione: Giancarlo Cauteruccio ha affidato al fratello la direzione artistica della compagnia. Lo spettacolo prodotto da Krypton è realizzato in coproduzione con il festival Asti Teatro 46. Ismene è uno dei 17 monologhi drammatici contenuti in Quarta dimensione, il capolavoro del grande poeta greco Ghiannis Ritsos qui in scena con un taglio punk che si apre come un grande concerto.
La scelta di Fulvio Cauteruccio è un’opera che parte dal mito greco e arriva alle viscere della contemporaneità. Una contemporaneità dove la paura è padrona delle anime, la guerra divora le vite, la civiltà decade, l’Occidente implode su se stesso e l’individuo, su cui sembra incombere un ineluttabile destino, resta silente, privato lentamente della sua libertà, della sua volontà.
Al centro Ismene, figura di riscossa della femminilità repressa, a tratti feroce, incarnata da Flavia Pezzo: è la quarta figlia di Edipo, figura evanescente e personaggio secondario nel mito, sorella della celebre Antigone che il poeta definisce “inflessibile e disperata” e che ha una forte presenza scenica, carattere e poliedricità d’espressione. Riesce a rendere quella trasformazione della visione rileggendosi e guardando tutta la famiglia attraverso il proprio filtro: forse è questa l’interpretazione della scarna scenografia dove finalmente troneggia su una poltrona rossa, la figlia non considerata, con alle spalle i membri della famiglia. Ogni ritratto è però la stessa Ismene travestita che rilegge e ridisegna i propri congiunti. Rimasta ai margini della notorietà della famiglia di origine segnata dall’orrore, Ismene denuncia uno a uno i suoi familiari e il contesto che ha determinato la rovina nella quale è precipitata, rivendicando infine la libertà di decidere della propria sorte. L’incomunicabilità che cresce e finisce per divorare come un cancro, l’illusione del potere, il timore di se stessi e dei propri limiti, delle proprie emozioni, la paura, il rancore, l’amore rinnegato o respinto, il rimpianto, la tentazione della rinuncia, della resa, la scelta di andare avanti mettendosi al primo posto, sono tutti gli elementi presenti nel soliloquio della protagonista Lo spettacolo diventa così un inno alla vita, alla forza femminile, al coraggio, quali che siano le prove che le donne devono affrontare nei contesti familiari, sociali e economici contemporanei.
In scena Flavia Pezzo è affiancata da Massimo Bevilacqua, che con la chitarra elettrica accompagna Ismene nella sua trasformazione in una rockstar iconoclasta. Fulvio Cauteruccio nella sua regia unisce la parola con la musica di grandi artisti, dai Depeche Mode ai CCCP e CSI, da Johnny Cash a Edith Piaf e Nancy Sinatra, in un lavoro che diviene una sorta di Opera Rock con alcuni accenti pop dove le sonorità di chitarre e sintetizzatori si intersecano con le parole più antiche e universali del mondo, ribadendo la sua cifra stilistica sperimentata in precedenti lavori, primo fra tutti l’acclamato Roccu u stortu. La scenografia è firmata dall’artista Alice Leonini che ha realizzato per l’occasione dei lavori pittorici digitali.
Flavia Pezzo, compagna nella vita oltre che sulla scena del regista, che abbiamo incontrato a Firenze i giorni precedenti lo spettacolo, è un’attrice che si è formata al laboratorio teatrale di Fulvio Cauteruccio che aveva come residenza stabile il Teatro Studio a Scandicci che Krypton ha gestito per oltre vent’anni. Allora come allieva aveva la possibilità di partecipare a diverse performance e spettacoli con piccoli interventi, esperienza forte e formativa. La passione per il teatro non si è mai spenta in Flavia che l’ha praticato parallelamente agli ambiti professionali in cui si è mossa; finché è arrivata l’occasione di farne un mestiere. Nel frattempo si consolida il rapporto con il regista che però aveva intrapreso un percorso individuale con esperienze variegate. Oggi tutto si è ricomposto, e Flavia si occupa anche di formazione per giovani e adulti di recitazione; socia nella Compagnia Krypton anche senza esclusiva di collaborazione.
Com’è nata la scelta di quest’opera?
Innanzitutto da una mia personale esigenza e richiesta di poter mettere in scena un monologo su un personaggio femminile. Con Fulvio abbiamo così studiato diverse personalità finché l’attenzione si è centrata su questa figura; tra l’altro Fulvio aveva già lavorato sui personaggi di questa famiglia, ad esempio era stato interprete come Creonte di un Edipo a Colono per un’edizione di Napoli Teatro Festival nel 2019. Inoltre era interessante riportare alla luce un personaggio poco noto. L’Ismene di Sofocle è quasi muta e in una ricerca siamo arrivati al poeta greco vissuto durante la Guerra dei Colonnelli, promotore di valori libertari. In tal modo abbiamo scoperto anche la sua vena teatrale e della sua attenzione a figure meno note del mito.
Quali sono gli elementi di cui ha tenuto maggiormente conto nell’interpretazione?
Le parole sono le stesse del poeta però la resa è rock, dando vita a un’Ismene molto combattiva, a tratti rabbiosa, soprattutto durante una lunga invettiva contro la propria famiglia all’indomani della guerra, in una situazione di rovina anche morale a cui ella sola sembra sopravvivere. Questa solitudine di fatto e interiore le consente, dopo una vita che l’ha vista silente all’ombra di personaggi più noti, in particolare sua sorella Antigone. La parola diventa un’arma e la possibilità di ognuno di essere e di scegliere di essere al di là della famiglia, in questo caso patriarcale e figlia della Ragion di Stato anche con una forte connotazione politica conferita dalla versione del mito di Antigone di Ritsos.
Che emozione e quale vissuto ha ricevuto?
Ho vissuto con grande emozione questo personaggio perché l’essere di Ismene dura e sgradevole verso la sorella, definendo Antigone timorosa della sua femminilità che sacrifica la sua capacità d’amare, rivendica una femminilità sensuale che Ismene non ha potuto esprimere. Rimprovera ad Antigone la sua rigidità giudicante rispetto alla personalità seducente anche più dolce di Ismene che si sente emarginata rispetto all’eroina celebrata. Forse Ismene vuole semplicemente vivere.
A quale tipo di scelta risponde l’accompagnamento musicale quasi fosse un personaggio o il suo tema?
La musica è per me entrambe le cose. Nel testo originale Ismene parla con un personaggio che viene a farle visita e che in questo caso è in scena, nell’interpretazione di Massimo Bevilacqua che resta anche alle mie spalle e a gestire le luci. La musica in alcuni momenti accompagna le mie parole, in altri canto con la musica e talora dialoga con me, diventando parte integrante del discorso. Non è solo accompagnamento ma spina dorsale. Gradualmente musica e parola si fondono dando vita a una sorta di musica rock. Per quanto riguarda la scelta musicale il regista e io stessa ci rivolgiamo alla musica degli anni Ottanta, che sono stati la colonna sonora della nostra giovinezza. L’anima punk è sopravvissuta, come un’attitudine e una cifra stilistica che si trasferisce in quest’opera esprimendosi in un messaggio di libertà e irriverenza e talora provocazione.
Più in generale su cosa punta la regia?
L’idea è dare voce agli ultimi e combattere la cultura del pensiero unico, del politicamente corretto a tutti i costi; consentendo una libertà radicale. Questo per me come attrice diventa dare voce in particolare alle donne che sono state schiacciate da una storia dove sono stati premiati gli uomini o le donne solo come regine e amanti. Qui invece sono le donne della porta accanto. La parola diventa il potere o comunque la forza delle donne.
In cantiere avete già altri lavori? Pensate di continuare con questo autore o comunque di seguire il tema del femminile?
Probabilmente sì, sia per il lato femminile e anche esplorando questo poeta magari con un dittico e un personaggio maschile interpretato da Fulvio, solo che è prematuro perché il nostro viaggio è appena iniziato.
Quali sono al momento le prossime tappe del viaggio di Ismene? “
Tra la primavera e l’estate saremo ad Asti Teatro in maggio e a Primavera dei Teatri a Castrovillari (in Calabria), mentre siamo in attesa di conferme e date per Orizzonti Verticali in Toscana e potrebbe esserci anche una tappa al Napoli Teatro Festival. Torneremo poi in teatro in autunno.
a cura di Ilaria Guidantoni