A Genova, al Palazzo Ducale, Appartamento del Doge, fino al 1° settembre, a cura di Matteo Fochessati in collaborazione con Anna Vyazemtseva, è di scena la grande mostra Nostalgia. Modernità di un sentimento dal Rinascimento al Contemporaneo.
L’esposizione è prodotta e realizzata da Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura e rientra nell’ambito delle iniziative di Genova Capitale Italiana del Libro, un’operazione della quale i curatori sono orgogliosi, nata dall’aver unito idealmente i punti di un viaggio di esperienze curatoriali passate. Il progetto espositivo coinvolge oltre 120 opere che tracciano un itinerario tra le arti figurative dal Quattrocento al Contemporaneo, il cui filo conduttore è il sentimento della nostalgia declinato in diverse accezioni e modalità espressive, scandito in dodici sezioni.
Tra i capolavori in mostra per l’occasione, provenienti da prestiti di prestigiosi musei e collezioni private italiane e internazionali, figurano opere di Albrecht Dürer, Luca Giordano, Jean Auguste Dominique Ingres, Francesco Hayez, Giovanni Boldini, Evelyn De Morgan, Giacomo Balla, Giorgio De Chirico, Florence Henri, Lucio Fontana, Yves Klein e Anish Kapoor.
Singolare la scelta del tema che diventa a sua volta un’opera, unendo frasi celebri attinte dalla letteratura sul tema di un sentimento particolare che individua la dolcezza di essere triste. Molto interessante la narrazione quale cifra curatoriale, che dà vita a una mostra da leggere e da vivere, non solo da guardare, anche nella scelta dei lavori non necessariamente opere eccelse quanto originali anche per la presenza di pittori meno noti ancorché di qualità e in particolare figure del panorama culturale ligure.
Colpisce l’allestimento, classico nella prima parte del percorso con sezioni distinte dalle campiture diverse di colore, in penombra con le opere sotto i riflettori, per poi ‘esplodere’ nel trionfo barocco della Cappella privata all’interno dell’Appartamento del Doge con l’opera di Anish Kapoor che ha scelto di inserirsi con quel lavoro specifico e che sembra concludere il nostro viaggio; mentre alla fine si apre un nuovo scorcio sull’infinito con lo spazialismo di Lucio Fontana ed Ettore Spalletti, essenziale via silenziosa che apre all’infinito, all’ineffabile.
Spiega Ilaria Bonacossa, direttrice di Palazzo Ducale che “la Nostalgia, e la sua dimensione sentimentale, sembrano oggi fuori moda; forse per il ritmo serrato della vita quotidiana soggetta a incessanti stimoli mediatici nella vertiginosa connessione digitale, oppure perché il valore del nuovo, insieme alla necessità d’essere al passo con i tempi, trasforma l’idea di guardare indietro, di aprirsi a spazi altri in una perdita di progresso. Siamo tutti all’inseguimento di nuove emozioni dimenticando il valore di quelle passate, per questo la scelta di Palazzo Ducale di presentare e produrre una mostra sulla Nostalgia nell’arte attraverso cinque secoli con la sua dimensione articolata e profonda diventa un segno importante, la volontà di dare spazio a un tempo del pensiero in una società incentrata solo sul cambiamento.”
La mostra prende il via dal prezioso volume Dissertatio medica de Nostalgia del 1688, proveniente dalla Biblioteca dell’Università di Basilea, nel quale il giovane studente alsaziano di medicina Johannes Hofer individua nella nostalgia una vera e propria patologia che affligge in particolare i soldati svizzeri durante le trasferte militari. A partire dal volume, la mostra traccia un sentiero lungo diverse epoche che racconta la nostalgia attraverso una moltitudine di storie e punti di vista.
Lo studente si laureò in medicina, a Basilea, con una tesi dedicata alle sofferenze fisiche e psicologiche riscontrate tra i soldati svizzeri, i domestici emigrati e gli studenti fuorisede, fu costretto a inventare, com’era d’uso all’epoca, un nuovo vocabolo: il termine da lui coniato derivò dall’unione di due parole di origine greca, nostos (ritorno) e algos (dolore o tristezza). Nostalgia, ossia la “tristezza ingenerata dall’ardente brama di ritornare in patria”, un sentimento creativo secondo alcuni, fecondo, diventato il male della società moderna. Secondo i curatori anche se la Nostalgia pare a un primo sguardo essere un sentimento fuori moda negli ultimi secoli che vanno sempre più di corsa, in realtà torna in auge come riappropriazione del passato in un tempo nel quale lo sguardo non riesce più a guardare al futuro.
Si tratta di un sentimento “ambiguo’ e incurabile”, e non di una malattia come si era ritenuto in un primo tempo, perché la tensione è verso l’origine nello spazio e nel tempo (dimensione introdotta nel concetto di nostalgia da Kant), quindi la patria come anche l’infanzia o l’infanzia della civiltà, l’età dell’oro; e ancora l’amore e gli affetti lontani. La nostalgia è però anche il timore e il dolore del ritorno appunto in senso stretto etimologicamente. Il disagio incarnato da Ulisse, ben rappresentato da Tennyson che rappresenta l’eroe greco smanioso di ripartire. Una dinamica del desiderio che si nutre di mancanza e che impersona il malessere dell’uomo contemporaneo: il dolore di quel ritorno che è impossibile.
Dalla nostalgia di casa alla nostalgia dell’altrove, dall’epoca classica all’età della propaganda, dall’approccio intimistico all’affondo filosofico, il percorso espositivo si snoda attraverso dipinti, sculture, arti decorative, grafiche e volumi illustrati e restituisce il ritratto corale di un sentimento universale e senza tempo, descrivendo epoche e sensibilità differenti restituendo la complessità di un sentire bollato in modo troppo sbrigativo come ‘romantico’ nel senso più banale del termine. Il punto di partenza storico coincide con il periodo della forte urbanizzazione e dell’abbandono delle campagne da una parte, la recluta in massa dei soldati e quindi la nostalgia quale struggimento per la lontananza da casa. Circoscritto in un primo momento come situazione patologica o in ogni caso sentimento negativo, in seguito è stato rivalutato per il suo lato creativo e la capacità di rielaborare il passato e la memoria.
Nostalgia è accompagnata da un catalogo edito da Electa Mondadori che ripercorre lo sviluppo della mostra attraverso documentazione fotografica e contributi dedicati al tema della nostalgia tra cui, oltre a quelli dei curatori, figurano i testi critici dello storico Ferdinando Fasce, del sociologo Paolo Jedlowski, del critico letterario e poeta Antonio Prete, dello storico della cultura francese moderna Thomas Dodman e dello storico dell’arte e dell’architettura Tim Benton, dando volutamente spazio ai contributi non degli storici dell’arte.
La prima opera della Nostalgia come modernità del sentire è una vetrata dello Stibbert, casa museo fiorentino, un inglese collezionista che incarna il gusto e la nostalgia dell’antico e dell’esotico e individua uno stile tipico nelle collezioni, quindi il gesso Nostalgia proveniente dal Complesso monumentale della Pilotta a Parma dello scultore Cristoforo Marzaroli che ci introduce come una musa nel percorso.
La seconda sezione espositiva è dedicata ai Cantori letterari da Dante fino a Giuseppe Mazzini, patriota, esule a Londra nei cui testi il termine nostalgia ritorna spesso, ma anche Piranesi nel senso della nostalgia per la classicità e l’antico. In questa sessione troviamo quali riferimenti archetipici Ulisse ed Enea che però non può tornare in patria, così ha deciso il fato, e fonderà una nuova civiltà. Tra le opere di grande raffinatezza il Bozzetto esecutivo per il manifesto dello spettacolo Il mito di Persefone di Duilio Cambelotti.
Uno dei riferimenti letterari invece, tipicamente romantico, la lirica dedicata A Zacinto di Ugo Foscolo il cui ritratto che tutti conosciamo dai libri di storia, è quello di François-Xavier Fabre. Naturalmente non poteva mancare un riferimento ad Ulisse, quasi un’allegoria della nostalgia e forse il primo eroe moderno al quale addirittura di intitola un’opera, L’Odyssée di Jean-Auguste-Dominique Ingres, non a caso immagine della mostra e copertina del catalogo.
Melanconia mette in risalto un sentimento con il quale la nostalgia è stata confusa e che invece allude all’umore nero, alla tristezza, dov’è esposta l’opera del ligure Sexto Canegallo, Specchio d’acqua. La malinconia del 1925.
Nostalgia di casa è il senso più comune di questo sentimento che letterariamente ci rimanda ad esempio all’Addio ai monti presente nei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni.
In mostra tra le altre opere una splendida foto di Adrian Paci, Centro di permanenza temporanea del 2007 dove una scaletta d’aereo non porta a nulla, metafora di una speranza negata, che fu utilizzata qualche anno fa al Festival del cinema del Mediterraneo di Roma e l’opera del 1930 circa di Thomas Walch, pittore austriaco, dal titolo emblematico Nostalgia di casa.
Di grande suggestione il capitolo Nostalgia del Paradiso, tema affrontato dalla tradizione cristiana del Medioevo e anche da quella musulmana che nell’esposizione è rappresentata da una manifattura egiziana del terzo quarto del XVI secolo, Preghiera a colonne Cairo ottomana.
Tipicamente legata alla cultura italiana la Nostalgia del classico, emersa soprattutto dopo la Prima Guerra Mondiale e ben individuata dalla serie degli archeologi di Giorgio De Chirico e a Palazzo Ducale con Due figure mitologiche.
Sezione altrettanto caratterizzante del clima nazionale del Secolo breve la Nostalgia nell’età della propaganda che è per altro nota e che ‘imita’ una romanità reinterpretata in chiave retorica sebbene abbia dato alcuni esempi di grande interesse come le architetture di Marcello Piacentini in mostra con un modellino dell’Arengario di Brescia e di Michele Busiri Vici, con il modellino del Padiglione Italia dell’Esposizione Universale di New York del 1939, dove si riscontra il gusto retrò italiano in un momento in cui la progettazione guarda in avanti.
E ancora la Nostalgia dell’antico che a più riprese interessa il nostro Paese e per alcuni aspetti anche il mondo tedesco, che affonda le proprie radici nell’archeologia e nell’estetica del Winckelman e nel concetto ottocentesco di Heimat. Tra le opere curiose la Capanna, scultura in terracotta dipinta e invetriata di Duilio Cambelotti.
La nostalgia ad un certo momento fu quella dell’oriente, di culture altre che suscitarono un fascino magico, la Nostalgia dell’altrove, una stanza di grande poesia dove spicca un’opera di Galileo Chini, dalla luce avvolgente e struggente, L’ora nostalgica sul Mè-Nam realizzata tra il 1912 e il 1913.
Sentimento ritenuto romantico è stato associato soprattutto allo spirito femminile e una sala è così dedicata a Gli sguardi della nostalgia femminile.
Le ultime due sezioni, alle quali si è già fatto cenno, concernono la Nostalgia della felicità, rappresentata da un’unica opera, di Anish Kapoor, Hole and Vessel, del 1983, essenziale geometria dal colore polveroso, che l’autore ha scelto per lo spazio che gli era stato riservato, in una dialettica forte ma non stridente con la ricchezza del barocco genovese, carico di oro e luce.
Infine, la Nostalgia dell’infinito, che arriva come una sorpresa, con uno stacco molto netto rispetto alla sezione precedente concettualmente come da un punto di vista estetico. Dopo l’evocazione di una felicità idilliaca, perduta e lontana, perché mai realmente provata che affonda in un passato mitico o in un altrove immaginario, il minimalismo che sembra alludere all’ineffabilità del cielo, dell’assoluto, con opere che vanno da Le Cirque de Gavarnie del 1882 di Paul Louis Auguste Doré che risente del concetto romantico di assoluto che evoca il sentimento del sublime e il senso di vertigine fino al Monochrome bleu sans titre di Yves Klein del 1958 o ai già citati lavori di Lucio Fontana e Ettore Spalletti, un trittico che chiude nella purezza della geometria dal blu intenso all’azzurro del cielo al bianco della luce.
a cura di Ilaria Guidantoni