Per la regia di Francesco Frangipane, scritto da Filippo Gili, tratto dal suo dall’omonimo spettacolo teatrale, con Edoardo Pesce, Vanessa Scalera, Anna Bonaiuto, Giorgio Colangeli, Elena Radonicich, Massimiliano Benvenuto e Michela Martini, il film Dall’alto di una fredda torre è una produzione Lucky Red in collaborazione con Rai Cinema, Sky Cinema, con il sostegno di Mic-Direzione generale Cinea e Audiovisivo, nelle sale dal 13 giugno.
Una regia rigorosa, essenziale e un’interpretazione forte mai sopra le righe dei personaggi, per questo sempre credibile, dove due piani distinti si alternano, rispettivamente gli esterni, la città di Gubbio e la campagna e gli interni, che diventano scene teatrali.
Cast importante e affiatato che si misura con il proprio peso individuale senza sfoggio.
Il soggetto rivisitato era uno dei tre episodi della Trilogia di Mezzanotte scritta dal regista e attore romano Filippo Gili che trova una versione cinematografica in grado di vivere di luce propria.
La storia è sconcertante per la sua “normalità”, quella di una famiglia composta da padre, madre e due figli, viene spezzata da una terribile scoperta: entrambi i genitori sono gravemente malati ma solo uno dei due può essere salvato. Spetta ai figli decidere se comunicarglielo e, soprattutto, decidere chi tenere in vita. Una scelta drammatica, che li costringerà a fare i conti con il passato, con le questioni in sospeso e che porta alla luce gli istinti più feroci dell’essere umano, che nella famiglia trovano il terreno ideale. Guardando il film si è confrontati con l’istituzione della famiglia in quanto tale che è l’unica forma possibile sociale e per certi aspetti la più terribile. La storia tra l’altro è esasperata dal fatto che i figli sono gemelli, incarnando quasi due lati della stessa persona, legati simbioticamente, con una evidente difficoltà di aprirsi all’altro sentimentalmente.
Al centro la conflittualità che è tanto più forte e irruente quanto più intimo è il rapporto.
La questione del confronto è su un tema cruciale dove si fronteggiano per dirla con il Camus de La peste la salvezza e la salute, il profilo affettivo e quello medico, il dovere di salvare una vita e l’impossibilità di condannarne una.
“In Dall’alto di una fredda torre si vuole affrontare l’angoscioso dilemma se sia giusto o no incidere sul destino degli altri”, ha dichiarato il regista Francesco Frangipane, “se sia lecito sostituirsi al fato, ponendo i protagonisti di fronte alla facoltà/responsabilità di dover decidere se far vivere e/o far morire un uomo, con tutta la questione morale e sociale che ne consegue”.
Nel caso specifico la scelta è se salvare il padre o la madre, ovvero se uccidere il padre o la madre, il dilemma che pende su Elena e Antonio, come in un gioco crudele in cui decidere chi “buttare giù dalla torre”. Ora se la scienza pretende sempre una risposta, dal punto di vista umano forse una scelta non è possibile perché non esiste una vera e propria alternativa, quando per salvare una vita si è costretti a diventare al contempo assassini e il gioco matematico per cui condannare due persone è peggio che salvarne arbitrariamente una non è comunque accettabile. La “crisi” a cui dà luogo il dilemma, come giustamente sottolinea il regista, si struttura in uno schema riconducibile a quello della tragedia greca solo che la declinazione contemporanea non lascia scampo perché non c’è catarsi e in realtà non c’è neppure il compimento dell’azione scenica, del sacrificio. Il regista e lo stesso autore lasciano sapientemente che la storia sfumi nella nebbia, là dove era iniziata, quando il padre dichiarò il proprio amore alla madre. Solo che la scena finale vede tutti i personaggi e in particolare le due coppie, genitori e figli, come uomini soli perché nella vita e anche in quella intima, si può dividere tutto ma non la coscienza.
L’uso delle luci e la scelta dei colori enfatizza questa patina che come l’avvertimento della vecchiaia e della morte livella tutti gli esseri umani creando un’armonia tra abiti, architettura, arredi la cui gradevolezza diventa anche opprimente.
La mano del regista è leggerissima, impalpabile, sapiente.
Chi è Francesco Frangipane
Consegue il diploma di attore e regista all’Accademia d’Arte Drammatica della Calabria nel 1998. Nello stesso anno frequenta uno stage presso l’Accademia d’Arte Drammatica di Varsavia, dove consegue un attestato come attore e regista. A partire dal 2001 collabora in teatro con molti registi e parallelamente inizia il proprio percorso personale mettendo in scena i suoi primi spettacoli: Fratelli d’Italia, di cui è anche autore e interprete, La guerra spiegata ai poveri di Flaiano e Kamikaze Napoletano scritto e interpretato da Arcangelo Iannace. Nel 2011 debutta con lo spettacolo Prima di andar via, testo di Filippo Gili con Giorgio Colangeli e Vanessa Scalera, un vero e proprio caso teatrale tanto da spingere Michele Placido nel settembre 2013 a farne un esperimento cinematografico presentato al TFF-Torino Film Festival nel novembre 2014. Da questo spettacolo inizia un’intensa collaborazione con l’autore Filippo Gili che lo porta a dirigere l’intera Trilogia di Mezzanotte debuttando nel gennaio 2015 con il secondo capitolo Dall’alto di una fredda torre e nel gennaio2016 con il terzo capitolo L’ora accanto. Nell’autunno del 2015 debutta anche con una personalissima riscrittura del Misantropo di Molière (spettacolo riallestito a settembre 2017 con Lucrezia Lante della Rovere e coprodotto dal Teatro Eliseo) e con la regia radiofonica per Radio Rai 3 del testo Autunno e Inverno di Lars Norén con Mariano Rigillo, Vanessa Scalera e Barbara Ronchi. A gennaio 2016 firma la regia dello spettacolo Leo prodotto dal Teatro di Roma e andato in scena presso il Teatro Argentina. Del 2018 è invece la regia dello spettacolo 7 Anni con Giorgio Marchesi, tratto dall’omonimo film prodotto da Netflix Spagna e adattato e tradotto per la prima volta a teatro da Enrico Ianniello. Nel 2020 debutta con Giusto la fine del mondo di Jean-Luc Lagarce, con Anna Bonaiuto, Barbara Ronchi e Alessandro Tedeschi e La vera storia di Re Leardi di Melania Mazzucco con Vanessa Scalera per il festival shakespeariano di Verona. Del 2021 invece le ultime sue regie Storie della buonanotte per bambine ribelli con Margherita Vicario e l’Orchestra Multietnica di Arezzo e ET L’incredibile storia di Elio Trenta con Luigi Diberti che ha debuttato al Todi Festival 2021. A dicembre 2023 debutta con il suo ultimo spettacolo La Sorella Migliore, scritto da Filippo Gili, con Vanessa Scalera e Daniela Marra. Da settembre 2008 è il direttore artistico del Teatro Argot Studio di Roma insieme a Tiziano Panici e da ottobre 2016 è il direttore artistico di Argot Produzioni, compagnia di sperimentazione finanziata dal mibac. I suoi orizzonti si allargano anche al cinema come sceneggiatore e come regista. Nel 2009 firma la regia di un documentario dal titolo C’era una volta…Romeo e Giulietta realizzato all’interno dei centri anziani della città di Roma. Nel 2012 invece è autore del programma televisivo per Rai 5 Tutto in 48 ore. Nel 2013 firma soggetto e sceneggiatura del film di Marco Risi dal titolo Tre tocchi, ricoprendo anche il ruolo di Aiuto Regia. Film presentato in concorso al Festival Internazionale del Film di Roma nell’ottobre 2014 e uscito nelle sale a novembre 2014. Di questo film è anche autore e regista del Backstage e del Videoclip della canzone del film. Nel 2014 è autore del documentario Viola contro tutti di Enrico Ventrice e prodotto da Rai Cinema, partecipando come Aiuto Regia anche a tutta la lavorazione avvenuta tra l’Italia e gli Stati Uniti. Nel 2016partecipa alla preparazione e lavorazione della fiction di Rai 1 L’aquila-Grandi speranze prodotta da Idea cinema per la regia di Marco Risi, in qualità di casting, aiuto regista e Regista della II Unità. Sempre con Risi e De Torrebruna nel 2021 firma soggetto e sceneggiatura del film Il punto di rugiada diretto da Marco Risi e prodotto da Fandango, presentato al TFF-Torino Film Festival 2023e uscito in sala a gennaio 2024.AlTFF-Torino Film Festival2023presenta anche il suo documentario Luci dell’Avanspettacolo, prodotto da Mompracem. Dall’alto di una fredda torre è la sua opera prima, tratta dall’omonimo spettacolo teatrale, prodotta da LuckyRed con Vanessa Scalera, Edoardo Pesce, Anna Bonaiuto e Giorgio Colangeli. Il film è stato presentato alla Festa del Cinema di Roma 2023dove riceve dall’Associazione Amici di Luciano Sovena il premio come Miglior Opera Prima.
a cura di Ilaria Guidantoni