
Esposte a Milano dal 12 al 17 maggio 18 opere dell’artista toscana, da anni residente a Palermo dove svolge l’attività di restauratrice. Suo, tra gli altri, il restauro dei saloni di Palazzo Valguarnera Gangi, set del capolavoro di Luchino Visconti “Il Gattopardo”. Si veda qui precedente articolo di Bebeez. Oggi Bebeez pone qualche domanda a Silvia Doro.
BeBeez: Vorrei chiederle, in apertura, un’opinione sul lavoro del curatore Angelo Pauletti. Che cosa ne pensa?
Silvia Doro: Con Angelo abbiamo avuto un colloquio abbastanza lungo, nel quale gli ho manifestato i miei punti chiave: il segno, che è evidente sia nelle tele sia nei manufatti cartacei, e la mia rappresentazione della natura, una natura sicuramente mediterranea che però in alcune tele e manufatti ha dei colori e un sentimento che appartengono di più alla mia origine che è nordica.
D.: Atmosfere nordiche ma in un paesaggio mediterraneo: ossia?
R.: Rappresento una commistione tra un paesaggio solare, mediterraneo con colori più freddi, chiusi, o comunque misti. Nelle mie opere non c’è una prevalenza di un aspetto rispetto all’altro, né l’intenzione di rappresentare un luogo particolare. Siamo nel luogo dove vuole chi le guarda.
D.: Pensando alla sua attività primaria, ossia il restauro, mi viene spontanea un’osservazione. Restaurare è un’attività bellissima, ma realizzare un’opera d’arte è qualcosa di profondamente diverso.
R.: Si può dire che io abbia iniziato a restaurare per caso: dopo gli studi all’Accademia di Belle Arti di Firenze, infatti, avrei voluto intraprendere una carriera artistica, di creazione. Poi la mia vita si è indirizzata verso il restauro, per una serie di circostanze e casualità, ma ho sempre mantenuto attiva questa mia passione. Ho tenuto separate le due sfere di attività, comunque, anche perché sono totalmente diverse, come lei sottolineava. Arrivo a dire che sono quasi all’opposto, e come tali io le tratto.
D.: Come mai le opere esposte sono tutte senza titolo? Di solito gli artisti tengono molto a intitolare i propri lavori…
R.: Le mie opere sono senza titolo perché vorrei che chi guarda l’immagine che gli ho lanciato avesse la libertà di pensare e immaginare quello che vuole, senza dargli un ulteriore stimolo attraverso un titolo. L’immagine, a mio parere, dovrebbe essere sufficiente. In questo modo c’è un apporto anche da parte di chi guarda, uno scambio.
D.: Come sei cambiata dal 1997, anno in cui è stata realizzata l’opera meno recente tra quelle esposte alla mostra, a oggi?
R.: Come artista, nella concezione del manufatto, sono cambiata moltissimo soprattutto negli ultimi quattro-cinque anni ed è per questo che ho inserito in mostra soprattutto opere realizzate in questo periodo. Il 1997 è l’anno in cui mi sono trasferita in Sicilia, per me un passaggio molto complicato. Quell’opera, che segna questo momento, è stata la prima che ho realizzato con la tecnica del gesso acrilico e inchiostri su carta. I manufatti su carta poi, nel tempo, sono cambiati poco, sia come tecnica sia come rappresentazione. Le tele invece sono cambiate moltissimo, perché in questi 25 anni sono passata da una pittura molto figurativa a un segno come quello attuale. L’opera del 1997, insomma, è stata inserita in mostra a rappresentare uno spartiacque, uno stacco, un segno di fine e di inizio e, comunque, di continuazione. Tutte le altre opere esposte sono invece raggruppate in un arco temporale più ristretto, dal 2018 al 2021, che per me ha rappresentato un periodo di cambiamento di quello che rappresentavo e di lavoro molto più intenso. Secondo me hanno tutte un filo conduttore, un qualcosa che stava insieme.
D.: E per il prossimo futuro che cosa ti aspetti?
R.: Non mi aspetto nulla. Vorrei continuare a lavorare esattamente così.
Note biografiche
Silvia Doro è nata a Firenze nel 1969 e si è diplomata in pittura all’Accademia di Belle Arti della città. Contemporaneamente ha frequentato lo Studio del Bisonte, approfondendo i temi della grafica e dell’illustrazione. Negli anni Novanta ha esposto in varie mostre personali e collettive e ha trascorso un periodo di studio e lavoro a Brema, nell’ambito di un progetto culturale. Dopo essersi specializzata nel restauro ha costituito un sodalizio con quello che sarebbe poi diventato suo marito e con il quale si è trasferita in Sicilia, dove ancora vive e lavora occupandosi del restauro di alcuni dei più interessanti palazzi di Palermo. Tra questi, Palazzo Valguarnera Gangi, set di numerosi film tra i quali il capolavoro di Luchino Visconti “Il Gattopardo”, e Palazzo De Gregorio (progetto tuttora in corso).
Questa mostra testimonia il suo lavoro più recente, una sorta di diario intimo in forma di pittura.
Informazioni
La mostra resterà aperta con ingresso libero dal 12 al 17 maggio 2022 presso la sede di KT&Partners e ADvisory in via della Posta 10, Milano, con i seguenti orari: venerdì 13 dalle 18 alle 20; sabato 14 e domenica 15 dalle 15 alle 19; lunedì 16 e martedì 17 dalle 18 alle 20.