
La 45 edizione di ArteFiera scommette sulla ripresa con 142 gallerie che disegnano lo stato dell’arte del mercato italiano, come tradizionalmente rappresentato da questo appuntamento: protagonisti i galleristi di Bologna e dell’Emilia Romagna, con buona rappresentanza di Firenze e la Toscana, Milano e Torino. Sono 103 nella Main Section e 39 nelle tre sezioni curate e su invito, Focus (7 gallerie), Pittura XXI (18 gallerie), Fotografia e immagini in movimento (14 gallerie). La pittura è al centro con le grandi gallerie storiche che mettono in dialogo arte moderna e contemporanea, puntando quasi sempre comunque su artisti storicizzati, mentre Pittura XXI è dedicata specificatamente ai maestri del XXI secolo, ma non sono in mostra esordienti. Spazio anche alla fotografia ad esempio con Jacopo Benassi e al video che appaiono però distinte dal cuore pulsante che batte dove c’è appunto la pittura. Allestimento senza un vero disegno ma nell’insieme arioso rispetto alle edizioni precedenti soprattutto dove le gallerie storiche abitano spazi che sono veri e propri palcoscenici. In generale si nota coerenza nei progetti dei galleristi che tendono ad essere monografici, tematici o comunque

un dialogo a più voci con massimo sei artisti come fissato dalla Fiera.
Mazzoleni di Torino con una sede a Londra accoglie il visitatore alla prima tappa e punta, come in occasione della recente Miart, sull’interazione tra identità storica con Lucio Fontana, Alberto Burri e Victor Vasarely e i giovani David Reimondo, classe 1973, e Andrea Francolino classe 1979 ai quali la galleria dedicherà una mostra a Torino a settembre. Il 9 giugno a Londra apre invece una personale importante di Marinella Senatore Afterglow, artista pugliese ormai iconica della galleria, che sarà anche in luoghi esterni e già due luminarie sono state accese. Il fil rouge che percorre la selezione di opere è il superamento dei confini plastici, linguistici e sensoriali. La Galleria Frediano Farsetti di Prato, Milano e Cortina mostra il percorso dall’inizio del Novecento con Gino Severini, Giorgio De Chirico, Ottone Rosai di cui tra gli altri in mostra Il vecchio del 1934 della Collezione Perseo Rosai (il fratello dell’artista) di

Trieste e Filippo De Pisis. Tra i contemporanei Agostino Bonalumi, Michelangelo Pistoletto, Getulio Alviani e Vittorio Corsini, toscano di Cecina, emergente ma già con una certa notorietà. Un grande excursus del Novecento ben esposto. Tornabuoni Arte di Firenze, con sede a Forte dei Marmi e Parigi, espone il Novecento di De Chirico, Morandi e Casorati in dialogo con Fontana, Burri e Pistoletto, sottolineando il passaggio dal moderno al Secondo Dopoguerra e quindi al contemporaneo rappresentato dalle opere di Pistoletto, con un arco di tempo illustrato dagli anni dell’Arte Povera fino alle opere più recenti. Splendido Il leggio del 1975, molto raffinato. Da Tonelli, con sede a Milano e Porto Cervo, i maestri del Dopoguerra con un focus sugli anni Sessanta di Schifano, Melotti, Fontana, Perilli tutti artisti con i quali la Galleria ha lavorato ampiamente, selezionando opere difficili da reperire, mentre il ‘nuovo’ è rappresentato dal napoletano Sergio Fermariello per la pittura con inserti di stoffa e metallo e Pablo Atchugarry per la scultura, che saranno rispettivamente protagonisti di due personali, a luglio e agosto, nella sede di Porto Cervo per i sessant’anni della Costa Smeralda. Guastalla di Livorno presenta tre piccole personali, rispettivamente dedicate ad Enrico Baj creatore della Pop Art in Italia e Franco Angeli, uno degli esponenti dell’Arte Pop della Scuola di Piazza del Popolo insieme a Tano Festa e Mario Schifano, legati anche da conoscenze personali con la galleria; e Paul Jenkins, artista americano di Kansas che poi ha vissuto a New York e a lungo a Parigi, del quale la Galleria ha già organizzato una personale, rappresentativo del secondo periodo dell’Action painting. Massimo comun denominatore del progetto le opere di rilievo internazionale tra gli anni Settanta e Ottanta (anche se di Baj ci sono alcune opere precedenti). Da Clivio di Milano e Parma, un’antologia di Antonio Scaccabarozzi, Sylvano Bussotti e Antonio Violetta. Bussotti, morto nel 2021, è stato un artista fiorentino,

vissuto a lungo a Roma, versatile, artista visuale, compositore, danzatore, letterato, creatore di abiti di scena. Diverse opere in mostra sono degli spartiti le cui note sono ‘suonabili’, sui quali l’artista disegna. Si definiva un miniaturista rinascimentale ed è stato uno dei maggiori rappresentanti del Fluxus a livello internazionale, tanto che all’ultima Quadriennale di Roma gli è stata riservata una sala espositiva. Antonio Violetta è invece un artista vivente, bolognese, scultore che qui si presenta con carte tridimensionali: si tratta di carte catramate che servivano per i pacchi navali negli anni Settanta, grazie alla capacità di isolamento dall’acqua che l’artista scalda con il ferro da stiro, piega, lavora, rendendole così tridimensionali. L’inizio fu in particolare con l’opera scultura Utopia del 1976. Da Forni di Bologna, Galleria che segue il figurativo nelle espressioni più diverse, opere di Giorgio Tonelli, artista bresciano, ottantenne, in mostra con una serie realizzata ad hoc per la fiera, una serie di opere di piccolo formato che con grande raffinatezza, disegnano scene – realizzate dall’artista anche in grande formato – di interni intimi alla ricerca del silenzio, con un’atmosfera metafisica. Altro artista presente nello stand Quentin Garel, francese, 45 anni, figlio d’arte, scultore che propone opere di grandi

dimensioni raffiguranti animali. Una personale di Renato Mambor di alta qualità, che riunisce tutte opere degli anni Duemila, da Deniart di Roma, dove, tra gli altri, si distingue Urbano domestico e Né vento né pioggia. Nella Galleria bolognese Di Paolo un tris con Sergio Romiti, Piero Dorazio e Roberto Crippa. In particolare vale la pena soffermarsi sul meno noto Sergio Romiti, uno dei grandi rappresentanti dell’Informale in Italia, nato nel 1928 e morto suicida nel 2000. La particolarità di questo artista è legata al fatto che l’oggetto della sua pittura è più o meno sempre lo stesso: l’interno della propria casa. Da una matrice picassiana lo stile cambia e poi, dopo un arresto di creatività negli anni Settanta perché ormai aveva raggiunto un alto livello di qualità apprezzato dalla critica, riprende slancio nel 1976 quando Bologna gli dedica una personale. Perfezionista, provenendo da una famiglia facoltosa di medici che lo avrebbe voluto vedere seguire le orme, fu però libero da ogni vincolo economico e possibile ricatto del mercato, tanto che non volle essere identificato con nessuna etichetta. De Bonis di Reggio Emilia sceglie l’autoritratto come punto di partenza, sul tema l’artista e il suo mondo e riunisce tre nomi di alto livello con i quali la galleria lavora in modo importante: Antonio Ligabue, al quale accosta i suoi animali fantastici e i lavori agricoli, per sottolineare come per questo espressionista tutti gli esseri viventi avessero lo stesso valore; Renato Guttuso il cui autoritratto è stato accostato a quello della madre, un’opera precoce realizzata tra il 1937 e il 1940, il cui titolo originario era Figura in un interno a Bagheria, a sottolineare l’origine e le radici dell’artista, e ai tetti di Roma; e Fausto Pirandello con le vedute di Roma, i tetti, e Le bagnanti, altro suo soggetto tipico. Da notare che nelle sue opere non si incontrano mai la figura umana e il paesaggio. Biasutti&Biasutti di Torino presenta le opere di Pier Paolo Calzolari, Giulio Paolini, Piero Gilardi e Giovanni Anselmo con una selezione di alta qualità. La fiorentina Fritteli Arte Contemporanea mostra un

percorso nutrito dell’artista Dadamaino del quale è allestita la personale, Il movimento delle cose, in galleria, fino al 4 giugno, puntando sul tema dei volumi e movimento, con il tema delle costellazioni, dell’inconscio, delle lettere dell’alfabeto della mente. Gli anni Settanta con la Pittura Analitica sono protagonisti da FerrarinArte di Legnago, in provincia di Verona, con Claudio Olivieri, Pino Pinelli, Paolo Masi, Giorgio Griffa, Riccardo Guarneri, Enzo Cacciola ed Elio Marchigiani. La fiorentina Il Ponte partecipa con un solo show di Renato Ranaldi, che la galleria rappresenta ormai da molti anni. Artista fiorentino, classe 1941, acclarato, ma estraneo al grande pubblico perché eretico, radicale, fuori dagli schemi e dalle maglie di una pacata lettura dell’arte contemporanea. La sua arte si è sempre mossa, anche con caustica ironia, sul tema dello ‘stare in bilico’ e da vent’anni sul tema del margine, con la pittura che si fa grumo di vernice e che occupa i margini della tela o degli oggetti; fine disegnatore, quasi maniacale nella sua minuzia, nel 2005 ha esposto in galleria ben 926 piccoli disegni. Ad ArteFiera una retrospettiva sintetica che, partendo da opere dell’inizio degli anni Settanta con il loro precario equilibrio, giunge fino ai nostri giorni, con i suoi ultimi interventi prima su tele, poi su pietre e marmi, in cui il colore si accumula ai margini, lasciando intonso lo spazio preposto alla pittura, in una lettura assolutamente “eccentrica”, come in un camino di marmo ‘sporcato’ solo su un lato.
La G.A.M. di Bologna con opere di maestri del XX secolo Vasco Bendini, Massimo Campigli, Giorgio de Chirico, Marino Marini, Roberto Sebastian Matta, Giorgio Morandi, Toti Scialoja e uno spazio interamente dedicato a Pirro Cuniberti. È sul formato tipico dei fogli A4 che questo artista sviluppa, entro un linguaggio fatto di leggerezza ed equilibrio armonico, il proprio alfabeto immaginario, composto da tutti gli elementi

base del linguaggio pittorico (come il segno, la linea, il punto, ma anche lettere e numeri). In questo modo l’artista crea i suoi paesaggi, nature morte e strutture libere, tutte sospese tra il mondo dell’immaginazione e della memoria, storie non costrette a rispondere a un ordine logico, ma che invece sono apparenze illusorie, rapidamente colte nella loro manifestazione e così fissate per sempre sulla carta da tracce di grafite e ombre di colori. «Le superfici devono essere piccole. L’osservatore con un solo sguardo da qualche centimetro di distanza abbraccerà l’opera nella sua interezza evitando così un’inutile dispersione di energie». A questo artista la Galleria aveva già dedicato una personale nel 2007 al Magazzino d’Arte Zattere, pubblicando un catalogo a cura di Francesco Poli, con testi di Francesco Poli e Flaminio Gualdoni, edito da Silvana Editoriale.
La Galleria Giovanni Bonelli – uno spazio a Milano, uno a Pietrasanta e uno a Canneto sull’Oglio, in provincia di Mantova – annuncia in fiera The Fire and the Cow, mostra che riunisce 7 artiste americane che esporranno per la prima volta in Italia, accanto a Carla Accardi e Carol Rama, nello spazio di Milano dal 26 maggio al 26 luglio. Una delle artiste, che è anche la curatrice dell’esposizione, Michela Martello, presente in mostra con un’opera di grandi dimensioni, è un’italiana ma americana di adozione dal punto di vista artistico, vivendo da vent’anni a New York. È tra l’altro rappresentata dall’associazione americana Pen and Brush di New York che da 120 anni si batte per i diritti delle donne. A Bologna Bonelli presenta anche Andrea Di Marco della scuola di Palermo, morto dieci anni fa a soli 42 anni, che nella sua arte fotografava e poi dipingeva angoli dimenticati, nascosti o abbandonati della sua città come nella grande opera Babel 2004.

Kromya, con sede a Verona e Lugano, ha scelto un progetto unico con la personale di Davide Maria Coltro, veronese che vive e lavora a Milano, ritenuto dalla critica l’inventore del ‘quadro mediale’ che sarà ospitato con una personale in galleria dal 21 maggio al 24 luglio, curata da Alberto Fiz, curatore anche del Catalogo pubblicato da Vanila editore. La personale illustrerà l’excursus sul suo percorso artistico sul quale in fiera l’attenzione si concentra sulla sezione dedicata al paesaggio, rivisitando così in chiave digitale la pittura di paesaggio. I suoi quadri mediali sono opere generative o ‘vive’ come le definisce l’autore. Esse sono realizzate inserendo all’interno di un algoritmo creato dall’artista un insieme di immagine, in questo caso sessanta, che nella combinazione tra colori e immagini rende praticamente impossibile la ripetizione. Accanto alla serie delle opere mediali, le filiazioni o pitture digitali, stampate tra due lastre di plexiglass bordate di nero. La bordatura è importante perché crea l’effetto lenticolare. Artista importante per la galleria, storicizzato, ha partecipato a una Biennale di Venezia e ha anticipato molto i tempi della ‘nuova arte digitale’ in Italia. la Galleria lo propone in dialogo con due lavori di Giovanni Frangi con il quale condivide il focus sulla natura, al centro dell’attenzione di Kromya, con il progetto “Pax Natura”.
Michela Rizzo di Venezia, Galleria nella sezione Maestri del XXI secolo, curata da Davide Ferri, presenta due artisti, Lucio Pozzi, maestro del 1935 che soprattutto negli anni Settanta ha vissuto a New York; e Nazim Ünal Ylmaz, artista turco della scena Queer che nel suo paese ha avuto non pochi problemi e che è riuscito a fuggire grazie ad una borsa di studio che ha vinto a Vienna, città nella quale è rimasto. Pozzi è in fiera con la serie Fields Group del 2015, dov’è evidente la presenza di elementi geometrici. Artista difficile da catalogare

anche se è associato per alcuni lavori alla Pittura Analitica e che ha sempre rifiutato un’appartenenza, muovendosi in totale libertà. Ylmaz invece è focalizzato sul tema della corporeità, dell’identità e dell’ambiguità.
Nella stessa sessione la galleria romana z2o Sara Zanin propone due artisti, rispettivamente, Alfredo Pirri e Nazzarena Poli Maramotti. Il primo di Cosenza, sessanta cinque anni, che vive e lavora a Roma, molto noto per le grandi installazioni come quella presente ora nella Capitale al Chiostro del Bramante nella mostra Crazy (https://bebeez.it/arte/crazy-lelogio-della-follia-a-roma/) dove le persone attivano l’opera camminando sui suoi vetri e specchi e creando sinestesie visual-sonore. Nello stand è presente con una serie di acquarelli su carta che Pirri incide con il compasso creando di nuovo una sinestesia con l’allusione alle onde sonore che si propagano, insieme all’accento posto sulla luce. Nazzarena Poli Maramotti, emiliana di origine, residente a Cavriago, classe 1987, ha due costanti nella sua arte ad ArteFiera presente con i suoi ultimi lavori del 2021 e 2022: il paesaggio e il ritratto che si incontrano a metà strada nella ricerca di una sintesi tra la pittura figurativa e astratta, alla quale arriva per sottrazione.
Il mondo dell’arte moderna e contemporanea, rappresentato dall’ANGAMC, associazione nazionale delle gallerie di arte moderna e contemporanea, nata nel 1964, ha un nuovo vertice con l’elezione a presidente di Andrea Sirio Ortolani, titolare di Osart Gallery di Milano, per il quadriennio 2022/2026, mentre alla vicepresidenza sono stati eletti Giovanni Bonelli e Claudia Ciaccio.

Il primo impegno ufficiale per il nuovo Presidente è la cerimonia di consegna del Premio ANGAMC 2021 alla carriera di Antonio Tucci Russo (sabato 14 maggio, alle ore 18.45, all’interno del Padiglione 15, ingresso Nord; accesso consentito su invito) di Arte Fiera Bologna.
Andrea Sirio Ortolani si è laureato presso l’Università Bocconi di Milano in Economia delle Istituzioni e dei Mercati finanziari. Negli ultimi quattro anni ha ricoperto il ruolo di consigliere nazionale per l’ANGAMC, con deleghe specifiche per quanto riguarda i rapporti con la SIAE e il Gruppo Apollo. Dopo aver lavorato per istituzioni finanziarie di primo piano, nel 2008 ha fondato Osart Gallery, dando spazio a figure di rilievo delle seconde avanguardie e mantenendo un’attenzione particolare verso il panorama contemporaneo internazionale.
Il Premio ANGAMC rappresenta l’unico riconoscimento italiano che valorizza il ruolo e la carriera di un gallerista distintosi nel panorama nazionale per meriti umani e professionali. attribuirà ad un proprio affiliato il Premio ANGAMC 2021, non assegnato lo scorso anno a

causa dell’emergenza sanitaria.
Con Simone Menegoi, confermato per il terzo anno alla direzione artistica – l’edizione 2021 della manifestazione è stata sostituita dal progetto culturale online “Playlist” – prosegue anche l’attività del Premio, assegnato ad di Antonio Tucci Russo «per il suo costante lavoro di ricerca, la proposta artistica di alto valore culturale e lo straordinario impegno di promozione dell’arte contemporanea svolto in cinquant’anni di attività»; fondatore di Tucci Russo Studio per l’Arte Contemporanea con sedi a Torre Pellice e Torino.
a cura di Ilaria Guidantoni