Una nuova forma di arte, esperienziale, vicina per certi aspetti alla musica, quella della romana Valentina Guglielmetti Borgiotti che nasce come grafica e ne utilizza la tecnica, trasformandola in un nuovo linguaggio per far incontrare arte ed epigenetica.
L’abbiamo incontrata per capire qualcosa di più, a cominciare da cosa sia l’epigenetica.
“È una corrente di pensiero che esiste da tempo, difficile da riassumere che ho incontrato in ambito medico con il mio impegno sociale. Da anni, per una vicenda personale, mi sono dedicata totalmente alla mia attività creativa mettendola al servizio del sociale nella convinzione che l’arte offra uno stimolo alla sensibilità per la condivisione. Così ho studiato con un approccio olistico. La nascita dell’epigenetica è legata alla biologia e si muove su un terreno oltre il DNA e la centralità, in un certo senso l’egocentrismo dell’uomo, per parlare di geni e della loro inclinazione a determinarsi in un modo secondo il contesto che incontrano. L’approccio di questo pensiero che mette insieme biologia, medicina e filosofia, originariamente, si struttura come medicina dell’informazione ed esplora le reti che collegano le persone, migliaia di sinapsi che si attivano nel cervello e migliaia di connessioni tra diversi cervelli che si attivano attraverso un processo di consapevolezza dell’uomo e del suo contesto di vita.”
Qual è il ponte con l’arte?
“L’arte è il ponte perché compito dell’artista è rendere visibile l’invisibile e per far questo sono partita da quello che conoscevo la grafica, lavorando sull’idea di lastra in senso tridimensionale, per aprirmi all’idea di installazioni spaziali dalle forme più diverse. Per affrontare però un contenuto così nuovo, che parla di vibrazione, ho cercato tecniche nuove”.
Concettualmente come lavori?
“Con un processo all’inverso rispetto ai Macchiaioli che dalla macchia, di per sé astratta, legata all’impressione, restituivano al realtà; io smaterializzo la materia per arrivare a sollecitare vibrazioni, una rete di informazioni”.
Come in altri momenti rivoluzionati della storia dell’arte, cambia il modo di approcciarsi e la fruizione. Cosa pensi che accadrà?
“Parliamo dell’arte come dimensione esperienziale, vicina alla musica; un’arte non tanto da esporre, da guardare ma da vivere. Si compra un oggetto d’arte per riporlo in una vetrina ma non un cd per lasciarlo da una parte. Tra l’altro penso di inserire la presenza di suoni e di musica nelle mie installazioni. L’approccio non sarà solamente estetico ma di stimolo alla ricerca di informazioni.”
Il pubblico è pronto?
“Sto lavorando con l’epigenetica da un anno e mezzo e ora sono pronta io per poter esporre, organizzare una mostra. Nel frattempo si è costituito un gruppo all’interno del quale sono l’unica artista e credo che mai come in questo momento di confinamento si importante per l’uomo superare la dimensione egocentrica e tornare ad un dialogo di consapevolezza con la natura sentendosi parte di un tutto. Il digitale ci sta aiutando ad avvicinarci maggiormente ad una dimensione invisibile, impalpabile, senza per questo sostituire la vita corporea. Nella mia arte per altro c’è anche una materia importante, con opere di grandi dimensioni.”
Chi è Valentina Guglielmetti Borgiotti
Nipote di Mario Borgiotti, precursore movimento dei Macchiaioli Toscana, un confronto con il quale non si è mai interrotto, è Art Director, designer e creatrice di linee d’arredamento e scenografie per bambini, free lance del settore cinematografico.
Ha frequentato l’Istituto d’arte e l’istituto di Desing europeo, cominciando giovane la carriera nelle agenzie di pubblicità come grafica, a fianco di maestri importanti come Luca Maria Patella, Rosa Foschi e Giovanni Albanese.
Sono cresciuta come Art Director in particolare con Ricograph dove ho avuto anche un’esperienza imprenditoriale seguendo campagne importanti ad esempio per l’Acea e la Centrale del Latte. Con la voglia di spaziare ho creato un mio marchio, “Mamy Blue”, di design per bambini seguendo un’attività commerciale di produzione che mi ha allontanata per un po’ dalla ricerca artistica. Sono poi tornata a immergermi nell’arte legandola al sociale ad esempio con il progetto del “Castello dei Sogni” per l’Ospedale Bambin Gesù a Palidoro, vicino a Roma, per il quale ho realizzato una render Ludoteca vestita di luce, video mapping, scenografie viniliche, digitali, in affiancamento, e collaborando con medici ricercatori (Human Labs).
a cura di Ilaria Guidantoni