Finarte spa, casa d’aste presieduta da Rosario Bifulco, ha comprato Czerny’s International Auction House srl, una delle più prestigiose case d’asta al mondo, specializzata nella vendita di armi antiche e antiquariato orientale, fondata dall’imprenditore bavarese Michael Czerny e da Germano Mancioli nel 1999 e con sede a Sarzana, cittadina medievale nel cuore della Lunigiana.
Ad assistere Finarte nell’operazione sul piano legale è stato lo studio Pavesio e Associati with Negri-Clementi. I soci di Czerny’s International Auction House sono stati invece assistiti per i profili legali dall’avvocato Andrea Lazzoni e per gli aspetti fiscali dal dottore commercialista Pierre Grassi (si veda qui il comunicato stampa di Finarte e qui quello dei legali).
Czerny’s International Auction House è leader nella nicchia di mercato e punto di riferimento in Europa per i collezionisti di tutto il variegato mondo di armi e armature antiche (ossia, antecedenti al 1890) e pregiati oggetti d’antiquariato asiatici. E’ in particolare una delle case d’aste più rispettate e importanti nel settore con migliaia di lotti venduti ogni anno che spaziano da armi da taglio a armi da fuoco, da armature a elmetti, fino a documenti e tutto ciò che è stato utilizzato in battaglia, oltre a romanzi, scalpelli, intarsi e nielloing che fanno di pistole, fucili e sciabole veri capolavori molto ricercati per la loro finezza e per le storie di duelli e di nobiltà di cui sono portatrici.
Nel 2021 Czerny’s ha dichiarato un turnover (diritti d’asta inclusi) di 5,1 milioni di euro con otto aste, mentre per Finarte il turnover (sempre diritti inclusi) è stato di 19,7 milioni con 49 aste.
Attraverso questa operazione, Finarte integra nel proprio business l’attività di casa d’asta specializzata in armi antiche e antiquariato orientale, che si affianca ai già operanti dipartimenti di arte (moderna e contemporanea, tra XIX e XX secolo, antica, orientale e africana), automotive, design, fotografia, fumetti, gioielli e argenti, immobiliare, libri e stampe, luxury e sneakers, numismatica, orologi, vini e distillati.
Vincenzo Santelia, amministratore delegato di Finarte, ha commentato: “Finarte ha saputo dalla sua rinascita mantenere un tasso di crescita molto elevato, guidata dall’ambizione di riconquistare la leadership storica tra le case d’aste italiane. Ora, l’ingresso di Czerny’s nel gruppo rafforza questo percorso e pone le basi per un nuovo ciclo di sviluppo. Guardiamo necessariamente all’internazionalizzazione di tutta la nostra offerta. Czerny’s è in questo un esempio assoluto, un’eccellenza che rispettiamo e intendiamo proteggere e coltivare. Per questo Czerny’s continuerà a operare in totale continuità e autonomia. Non sottovalutiamo le sinergie tra le due aziende, ma è l’adozione delle reciproche ‘best practices’ l’obiettivo strategico di questa unione”.
Le prime aste di Czerny’s in calendario si terranno a dicembre, nella sede di Sarzana. Giovedì 15 dicembre è prevista quella di Armi Antiche del Sud Est Asiatico e venerdì 16 dicembre quella di Importanti Armi Antiche da Tutto il Mondo.
Per Finarte si tratta della seconda acquisizione dopo quella del 2017 di Minerva Auctions, una delle più importanti case d’aste di Roma, con sede a Palazzo Odescalchi, nel cuore della città, dove ha ospitato aste di Arte Moderna e Contemporanea, Arte dell’Ottocento e del Primo Novecento, Dipinti e Disegni Antichi, Fotografia, Gioielli, Orologi e Argenti, e infine Libri, Autografi e Stampe (si veda qui il comunicato stampa di allora)
Fondata nel 1959 dal banchiere milanese Gian Marco Manusardi, tra metà degli anni Ottanta e Novanta, sotto la guida del finanziere Francesco Micheli, aveva raggiunto il suo massimo fulgore e si era quotata nel 1990 a Piazza Affari. Nel 1996, poi, Micheli è uscito dal capitale (si veda qui La Repubblica). A inizio degli anni 2000 è iniziato un lento declino per la società, che nel 2004 è entrata poi nella lista dei sorvegliati speciali Consob e nel 2008 ha cessato le contrattazioni, fino al delisting del 2010 e alla liquidazione coatta del luglio 2011. Finarte è poi stata dichiarata fallita nel 2012 con la dichiarazione di fallimento del Tribunale di Milano.
La nuova vita per la casa d’aste è ricominciata nel 2014, quando un club deal di investitori ha acquistato il marchio Finarte dal fallimento. Si trattava di Diego Piacentini (all’epoca senior vice president international di Amazon, poi nominato nel 2016 Commissario straordinario del Governo Renzi per l’attuazione dell’Agenda digitale, oggi senior advisor di KKR con focus sul comparto tecnologico, media e tlc, presidente di Exors Seeds e advisor per Exor); Rolando Polli (founding partner di Ambienta sgr ed ex managing director di McKinsey), Giancarlo Meschi (ex Eni, Fiat e Apple Italia), Attilio Meoli, Marco Faieta e Simona Valsecchi. questi ultimi tre sono poi usciti dal capitale per lasciar spazio a nuovi investitori, entrati tra il 2015 e il 2017.
Oggi Finarte è controllata da Bootes srl con il 31,33% (è la holding di investimento di Rosario Bifulco), Capital B! (holding di investimento di Mauro Del Rio, fondatore della quotata di contenuti multimediali Buongiorno!) con il 15,24%, gli eredi di Rolando Polli con il 13,93%, Synergetic (holding di Parma che fa capo a Giampaolo Cagnin, fondatore di Campus spa, Firmenich, la più importante azienda al mondo nel settore aromi, ha annunciato l’acquisizione di Campus, società di Parma specializzata nella produzione di ingredienti funzionali naturali per carne, prodotti lattiero-caseari, salse e cibo di origine vegetale, partecipata da White Bridge Investments e poi venduta interamente alla svizzera Firmenich nel 2018) con il 13,58%, Red Lions (holding di investimento della famiglia Mutti) con il 10,25%, View Different srl con il 10,01% e Giancarlo Meschi con il 5,65% (si veda qui il report Leanus, dopo essersi registrati gratuitamente).