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Toni Servillo torna al Piccolo di Milano, al Teatro Strehler, insieme all’Orchestra Sinfonica di Milano diretta da Gianna Fratta, al soprano Maria Tomassi e al tenore Max Jota con Puccini, Puccini, che cosa vuoi da me?.
In scena, prodotto dal Piccolo Teatro e dall’Orchestra sinfonica di Milano, un sorprendente viaggio attraverso la musica e il teatro di Giacomo Puccini immaginato da Giuseppe Montesano.
Un dandy intelligente e raffinato, che non ama Puccini, s’innamora di una giovane donna che gli regala un piccolo concerto di arie del Maestro, lunari, romantiche, erotiche. Nell’arco di una serata, la diffidenza svanirà, attraversando momenti di assoluta bellezza e intensità del teatro e della musica pucciniana, lasciando spazio al piacere della contraddizione.
Protagonista la musica in uno spettacolo in cui il cuore non è la regia. Toni Servillo è piacevolmente “sotto tono” rispetto alla tendenza più recente del suo recitare. Qui non è caricaturale, sta un passo indietro, dietro al maestro della contemporaneità in musica che “va all’osso”, racconta la vita nella sua quotidianità, i sentimenti struggenti e strazianti. La diffidenza iniziale di chi pensa all’opera lirica come melodramma, storia di sentimenti e sentimentalismi, “vecchio, vecchissimo, decrepito” deve ricredersi perché la musica di Puccini è “bella”, e Giacomo è un teatrante astuto, capace di colpi di scena e di ironia. Apparentemente le sue storie sono romantiche, solo romantiche.
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Il protagonista si rivolge al pubblico dicendo che è naturale chiedersi che cosa ci fa in mezzo a un’orchestra e poi ci racconta la sua storia d’amore recente, recentissima, dove la musica ha un posto importante, fatto di contemporaneità.
Toni Servillo è spiazzato dalla giovane amante che gli regala un biglietto per Puccini invitandolo ad aprirsi e ad apprezzare la semplicità che è tutt’altro che facilità e banalità e che diventa una metafora del modo di approcciare la vita. L’ascolto è un crescendo non musicale ma nella lettura che ci regala della sua musica, da Lucean le stelle, fino al climax di Madame Butterfly, quando la farfalla d’Oriente dall’acuto scende al tono piano di un parlato e invita il bambino ad andare a giocare; e ancora in Manon Lescaut c’è tutta la ribellione romantica, leopardiana, di chi si ribella al destino e prega il suo Dio in Io non voglio morire. In particolare c’è in Puccini la modernità del concentrarsi in poche parole.
La risposta migliore è comunque quella della musica e alla fine il protagonista del Recital, interpretato da Servillo, sembra immedesimarsi nel personaggio pucciniano per il quale l’arte e l’amore, e in ogni caso la passione, sono gli ingredienti che consentono di vivere e risponde all’amata non con le parole perché l’essenziale non si affida al verbo ma con la musica invitando l’orchestra a suonare una vecchia romanza, che nessuno ricorda più ma che è dentro di noi.
Il testo è intenso, colto, eppure fluido, molto denso di citazioni, forse anche troppe, che scivola però nel tono frizzante di Servillo con molti rimandi.
Empatica la direzione d’orchestra al femminile, belle le voci e le doti recitative soprattutto del tenore anche nel generoso bis.
«Puccini Puccini che cosa vuoi da me?”, spiega Toni Servillo, “è nato nell’estate del 2021 da una sollecitazione di Giorgio Battistelli, allora direttore artistico del Festival Puccini di Torre del Lago. Proposi quindi a Giuseppe Montesano, con cui abbiamo condiviso diverse e felici esperienze di scrittura per la scena, di immaginare un testo che permettesse di rendere omaggio alla musica e al teatro ripercorrendo l’opera di Giacomo Puccini. Montesano ha creato un personaggio nella cui vita l’amore si è acceso ancora una volta e attraverso una piccola odissea personale scopre e condivide con il pubblico la fertile metamorfosi delle contraddizioni. Il direttore d’orchestra è perciò una donna, Gianna Fratta, che dirigerà l’Orchestra Sinfonica di Milano. Lo spettacolo vuole essere un viaggio divertito nella bellezza e nell’intensità dell’opera pucciniana, ma anche un’occasione di riflessione sul piacere di contraddirsi”.
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“In scena”, commenta l’autore Giuseppe Montesano, “c’è un dandy intelligente e raffinato, che non ama la musica di Puccini. Nella sua vita, è entrata una giovane donna, e l’amore si è acceso ancora una volta! Solo che lei, accidenti, lei ama la musica di Puccini: che bizzarria!”.
Alla ragazza non resta altro da fare che regalargli un concerto, una serata con le più belle e celebri arie pucciniane, per convincere il dandy, che forse è un tantino snob, della bellezza di quelle pagine musicali. “Stasera”, prosegue, “controvoglia, e per non contraddirla, lui è in teatro, per ascoltare. E in mezzo all’orchestra parla tra sé, e compaiono le voci di Mimì, di Rodolfo, di Tosca, lunari, romantiche, erotiche, e lui ironizza, e ascolta, e un po’ si irrita un po’ commenta, e l’ironia resiste ma comincia a incrinarsi, e la diffidenza combatte ma stancamente, finché, tra divertissement, brividi e commozione, a una a una le difese cedono, e l’uomo riesce infine a capire: no, non a capire e basta! Ora riesce a sentire, e sente che la musica di Puccini è stata scritta per qualcosa che c’è in lui e lo aspettava, e con quella musica vede in profondità la giovane donna che ama e che lo ama, e finalmente sa perché uno stesso amore li travolge e li incanta. Lei è viva nelle contraddizioni, lei è più fragile e più forte perché sa che le contraddizioni sono fertili metamorfosi, lei è aperta a tutta la vita perché non ha bisogno di idoli assoluti, e sa che bellezza e passione soffiano dove vogliono”.
a cura di Ilaria Guidantoni