La scelta dei bandi pubblici e dell’autoproduzione
In questo periodo nel quale le gallerie sono chiuse così come tutti i luoghi espositivi cosa succede nel mondo dell’arte?
“Personalmente ho partecipato ad una mostra virtuale DA CASA Abitare il tempo sospeso, promossa da AlbumArte di Roma, associazione culturale e spazio indipendente espositivo e progettuale no profit, su iniziativa di Cristina Cobianchi. Il tema è appunto quello dell’abitare vissuto dal confinamento domestico. AlbumArte produce video e documentari sulle mostre e i talk svolti nello spazio romano, oltre a video di ricerca sull’arte internazionale. Tutti i progetti di AlbumArte sono aperti al pubblico a fruizione gratuita. Il mio contributo è un un’opera testuale di cui condivido con voi un estratto: ‘Viviamo in periferie di città che non esistono. Viviamo in città fantasma in cui tutto è ormai sfibrato; in cui il doppio si è sostituito al vero. Forse, neppure il senso di comunità sopravvive più. Città cimiteriali da cui emergono solo i resti di una civiltà esplosa. Siamo dentro un eco-sistema di biologie finite./ Il mondo è un enorme deposito. Viviamo dentro una sorta di grande deposito pieno di prodotti più o meno all’avanguardia, più o meno obsoleti. Viviamo dentro merci scadute o pronte per esserlo. Ci aggiriamo come disperati dentro ipermercati magazzini outlet tra obsolescenze e materiali putridi alla ricerca della merce al prezzo più passo. Con un occhio sorridiamo al turbo capitalismo e con l’altro poggiamo la lacrima sulla disfatta umana’.”
La tua scelta è molto precisa: autoproduzione e partecipazione ai bandi pubblici, lontano dal mondo delle gallerie e dal ‘classico’ mercato dell’arte. Ci racconti le ragioni di questo stile?
“Il mio operato è rivolto ad incrementare le infinite modalità narrative insite nelle comunità auspicando una nuova riconfigurazione sociale; sviluppando un modello di pratica artistica in grado di rivolgersi al pubblico e per il pubblico, includendolo sempre nel processo creativo. Il risultato di molti dei miei progetti è la creazione di spazi multidisciplinari, piattaforme di pensiero socialmente impegnate, modelli di pratiche antagoniste e spazi per nuove comunità.
Lavoro da una parte attraverso la partecipazione a bandi pubblici su diverse scale: dal locale al nazionale e dal regionale all’internazionale poiché credo nel valore economico e culturale da ridistribuire all’interno delle comunità. RESISTANT A STATE OF MIND, il mio ultimo progetto, è stato realizzato con il finanziamento pubblico del MIBACT LIVING LAB. Questo format artistico fa parte del progetto ZIP, diretto da Giusy Caroppo e prodotto da Eclettica Cultura dell’Arte, realizzato presso l’Ex Distillerie GOS di Barletta.
Dall’altra parte lavoro attraverso l’autoproduzione che ritengo sia una modalità e una presa di posizione politica poiché rende l’artista completamente libero e non assoggettato a standard, parametri e modalità imposti dalle politiche dall’ossimoro dell’industria creativa e culturale. L’autoproduzione diviene un modello di emancipazione e liberazione dal ricatto del finanziamento pubblico nella dinamica in cui si vogliono realmente sperimentare, ibridare, mixare saperi, esperienze, visoni altre in virtù di un reale progresso culturale e di una possibile emancipazione sociale. Attualmente sto lavorando all’editing di un’opera filmica fuori formato nella quale risulta impossibile trovare dei paramenti per ‘incastrala’ dentro un bando pubblico di finanziamento per il cinema. Ho scelto la dimensione dell’autoproduzione per portare avanti una mia idea di post-cinema, di cinema immersivo, di cinema esperienziale di cui le istituzioni a volte fanno cenno ma solo per questioni meramente di trend senza riuscire a sostenere fino in fondo questi “prodotti” fuori dagli schemi.”
Darkness è il titolo della performance con la quale hai vinto il Premio FSC 2014/2020 della Regione Puglia, curato dal Teatro Pubblico Pugliese, per l’internazionalizzazione dei talenti locali. Ci racconti il significato di questa iniziativa, oltre che il tuo lavoro?
“Il progetto della performance DARKNESS è rivolto all’indagine della dimensione dello spazio e del tempo sociale pervaso da profonde trasformazioni: dal localismo al globalismo. DARKNESS indaga le nostre ipotesi ecologiche in modo provocatorio e coinvolgente cercando di sviluppare un nuovo vocabolario per la codifica di “ambientalismo” servendosi della deriva del capitalismo per tracciare ed evidenziare le nuove derive del discorso sull’ecologismo. La performance è un’operazione corale di creazione condivisa – con il coinvolgimento di Pasquale Pio Ferrara, Teresa Vallarella, Federica Sosta e Giuseppe Zagaria – che inizia con una ripetizione meccanica di una voce robotica alienate che dice: “Ci scusiamo per la breve interruzione della specie umana”. La voce originale è di Ferrara elaborata e processata con diversi filtri e pattern. E’ stata una creazione molto intensa, preziosa e ricca di contaminazioni tra tutti noi durante le fasi di realizzazione, montaggio e allestimento. La performance è stata presentata in prima nazionale alla DAB 2019, rassegna di danza che si svolge a Bari, curata dal Teatro Pubblico Pugliese e Comune di Bari. La mia performance è stata sostenuta nella produzione esecutiva da Altra Danza diretta da Domencio Iannone. Manuela Gandini – curatrice, critica e giornalista – qualche giorno fa ha scritto e condiviso questa nota che riposto in forma di estratto. “Così una voce metallica introduceva il pubblico del teatro ( Teatro Opera Kismet di Bari) in un incubo di sottilissima intensità: il paesaggio contemporaneo fisico e psicologico fatto di abbandono e rifiuto, fatto di scarti industriali e fabbriche abbandonate, di psicopatologie, squallori e pozzanghere di azioni rituali magiche e isteriche, di solitudine eucaristica e prevaricazione… è stato una VOCE PROFETICA”.”
Sei di ritorno da una tournée in Brasile, Argentina e Costa Rica dove in qualche modo il sociale ha sposato il mondo delle Gallerie. Com’è andata?
“La tournée è stata resa possibile grazie alla vincita del Bando FSC 2014/2020 della Regione Puglia, curato dal Teatro Pubblico Pugliese. Sono molto soddisfatto di aver presentato DARKNESS e alcuni miei film del progetto work in progress DEBRIS/DETRITI alla Biennale Internazionale d’Arte Contemporanea di Curitiba, alla Galleria Crudo della Città di Rosario e alla Galleria Casa F. Ferrer di San Josè. La Biennale è stato un grande momento di confronto internazionale. Sono stato invitato dal curatore italiano Massimo Scaringella. Il direttore della Biennale Luiz Ernesto Meyer Pereira ha affermato che la mia ricerca mette in evidenza nuove forse narrative anti-colonialiste rispetto a territori marginali e a una nuova prospettiva di etnografia ed ecologia. Per tanto è stata organizzata da parte della Biennale una lectio magistralis all’Università Pubblica di Curitiba per i dottorandi in arte contemporanea discutendo della mia ricerca artistica a partire dal film Debris/Detriti Salina Grande in mostra al Museo Oscar Niemeyer per la Biennale.”
Il sud è uno dei tuoi temi: qual è il tuo messaggio o la tua domanda?
“Rifletto da diversi anni sulla questione dei Sud del Mondo tanto da averne scritto, nel giugno 2018, un Manifesto Perché ho deciso di vivere a Sud, presentato per la prima volta nella residenza artistica Living Room curata da Spazio Y a Palermo, durante il periodo di apertura di Manifesta 12. Mi piace condividere con voi lettor* alcuni estratti: ‘Il SUD per me è un eco-sistema di possibilità di riscatto, di rivincita sullo sfruttamento del tempo-spazio e delle risorse umane. A SUD puoi ri-appropriarti del tuo tempo, del tuo spazio esistenziale. Il SUD è uno spazio-tempo transitorio; indaga le differenze e le dipartite; porta con sé la dimensione dello spostamento e dell’inesorabile mutazione/cambiamento.
Il SUD è ritorno ad un corpo ancestrale e ai suoi miti, ancora emotivamente tribali. È tornare ad un corpo e ai suoi corpi militanti e non intaccati, non ancora brutalmente antropizzati. Il SUD è sessualità arcaica connaturata. Il sud non ha pudore. Il sud ti penetra. Il sud ti accoglie. Il sud non ha negazione . Questo è il mio SUD!’ È una profonda riflessione sulla questione aperta della ”crisi della rappresentanza e della rappresentazione politica territoriale”: da una parte si registra una molteplicità di soggetti pubblici e dall’altra una impreparazione alla pluralità e alla valorizzazione delle moltitudini. Il genius loci ormai resta inascoltato dagli interpreti del potere terreno e locale.”
Che impatto avrà questo periodo di confinamento sui ‘lavoratori dell’arte’ a tuo parere e quale preoccupazione hai personalmente?
“Personalmente ritengo che in questo momento storico dovremmo riflettere su temi fondamentali Vita/Morte e Spazio/Tempo, profondamente interconnessi. In questo momento dobbiamo uscire dai sistemi di riferimento. Oggi più che mai la vita è fragile. L’esistenza, la vita non è rassicurante né assicurata. È una riflessione che parte dal punto di vista personale/individuale per divenire corale/collettivo. Spero da questa consapevolezza nasca una riflessione sulle cosiddette forme di potere invisibile per rivedere i propri meccanismi e le proprie regole. Auspico una sorta di revisione del sistema neo-liberale all’interno del quale anche le forme antagoniste e di emancipazione del ricatto economico, sono ingoiate, divorate, digerite e smaltite ad una velocità mostruosa senza nessuna pietà.”
a cura di Ilaria Guidantoni