di Stefania Peveraro
direttore di BeBeez
founder di EdiBeez srl
Cari lettori,
nonostante il ritorno dell’inflazione e il rapido aumento dei tassi di interesse, la finanza alternativa al credito bancario continua a raccogliere consensi tra le imprese italiane e internazionali e quindi anche presso gli investitori, attratti da rendimenti sempre più interessanti. Il numero di fondi di private debt presenti sul mercato a livello globale è ora record, con una crescita del 19% dal 2022 a 1.080 alla fine del terzo trimestre del 2023, secondo Preqin, e un aumento di oltre il 40% del capitale destinato ai nuovi fondi. Il rapporto tra il capitale destinato al 2023 e quello raccolto l’anno prima ha raggiunto il massimo storico di tre volte. Preqin prevede che gli asset in gestione dei fondi di private debt cresceranno a un tasso di crescita annuale composto (CAGR) dell’11% dal 2022 al 2028, raggiungendo il massimo storico di 2,8 miliardi di dollari, quasi raddoppiando la cifra del 2022 di 1,5 miliardi. Ma il mix di strumenti offerti sta cambiando e spesso ultimamente gli operatori hanno scelto di strutturare fondi in grado di operare lungo tutto l’arco della struttura del capitale dal debito senior a quello subordinato, dai finanziamenti convertibili sino a prevedere anche piccoli chip di investimento in equity. Un trend, questo, che si ritrova chiaramente anche in Italia e che a sua volta sta spingendo il mercato degli arranger a un cambio di passo, tanto da immaginare che il prossimo anno potremo vedere i primi segnali di concentrazione a valle di operazioni di m&a nel settore. Emerge chiaro dall’inchiesta di copertina di questo mese.
Così come emerge anche che tra i vari strumenti da offrire avrà sempre più spazio la finanza a supporto delle aziende in difficoltà (le cosiddette special situation). Non a caso, negli ultimi mesi proprio i fondi che con questo approccio investono in debito, prevedendo una piccola quota di equity, e viceversa quelli che investono in equity, ma prevedendo anche una quota di debito, hanno potuto ottenere gli impegni del Fondo Nazionale Ristrutturazione Imprese di Patrimonio Rilancio voluto dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, e gestito da CDP (si veda altro articolo di BeBeez). Per questo motivo è interessante anche fare un punto sulla Composizione Negoziata della Crisi d’Impresa, procedura che a metà novembre ha compiuto due anni e che sembra finalmente essere uscita dalla fase di rodaggio, sebbene un qualche aggiustamento vada ancora fatto. Ne parliamo nell’analisi dedicata nelle prossime pagine.
Infine, segnalo l’intervista a Barbara Lunghi, in risposta alla nostra inchiesta sui delisting in copertina dello scorso numero di BeBeez Magazine. Quello che la preoccupa non è il massivo flusso di delisting in sé, perché per contro le aziende che vogliono quotarsi ci sono, la cultura dell’equity e della borsa è diffusa. Sull’EGM, da quando è nato, si sono quotate circa 300 aziende. Certo, però, una maggiore disponibilità di capitali consentirebbe di raddoppiare questo numero. L’anello debole, dice,è l’assenza di investitori italiani dedicati, che spontaneamente non nascono. Quindi qualcosa va fatto.
Buona lettura e Buone Feste!
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