di Stefania Peveraro
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Buongiorno! Ho deciso di iniziare questa ennesima settimana di reclusione forzata con un po’ di satira. Scusate ma non resisto. E comunque ci sta tutta. Peccato che di mezzo ci siamo noi.
Innanzitutto il tema delle task force. Continua a tenere banco quella che ha nominato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e presieduta da Vittorio Colao, con il compito di “elaborare e proporre misure necessarie a fronteggiare l’emergenza e per una ripresa graduale nei diversi settori delle attività sociali, economiche e produttive”. E di per sè una task force potrebbe anche starci, vista la straordinarietà della situazione. Peccato però che in questa task force non ci sia nemmeno un rappresentante d’impresa. E poi nella realtà di task force ce ne sono a bizzeffe. Il Sole 24 Ore le ha messe tutte insieme in bell’evidenza in una pagina sabato 18 aprile e la vedete qui. Che siano un po’ troppe?
Forse sì o forse no. In fondo anche Donald Trump ha capito che non può fare da solo e ha nominato il Great American Economic Revival Industry Group, un lungo gruppo di esperti distinti per settore, anche in questo caso forse un po’ troppo lungo, ma composto da veri e propri pesi massimi dell’industria e della finanza, riconosciuti come punti di riferimento dei rispettivi settori a livello globale. Per esempio, sul fronte finanziario, troviamo Jamie Dimon (JPMorgan), David Solomon (Goldman Sachs), Paul Singer (Elliott Management), Stephen Schwarzman (Blackstone); per il settore tech ci sono Tim Cook (Apple), Sundai Pichar (Google), Satya Nadella (Microsoft), Mark Zuckerberg (Facebook); per il settore produttivo ci sono Larry Culp (General Elctric) Elon Musk (Tesla) e Mick Manley (Fca); tra gli esperti per il retail ci sono Jeff Bezos (Amazon) e Stefano Pessina (Walgreens).
Sul tema task force italiane e consulenti consiglio la lettura di questa divertente storiella sulla corsa di canoe che negli ultimi giorni circola in parecchie chat frequentate da noti professionisti e imprenditori. Mette a confronto la tattica di gara tra un team di giapponesi e un team di italiani. Non vi dico come va a finire per non togliervi il gusto di leggerla, ma ne vale la pena.
Il tutto a evidenziare che come al solito in Italia non siamo per nulla pratici e nessuno ha le idee chiare. Sul tema, consiglio la lettura di questo pezzo de Linkiesta pubblicato veneredì 17 aprile. Il titolo è tutto un programma “Task forse.Il governo è passato ufficialmente alla fase «uno, due, tre, casino!»”. L’articolo non è critico solo con il governo, ne ha per tutti.
Finirei la carrellata con la proposta di una nuova variabile di bilancio da inserire nei conti delle imprese da quest’anno in poi. L’Ebitdac, ossia Earnings before interest, tax, depreciation, amortizationa and … coronavirus, come da foto che vi propongo qui e che a sua volta circola nelle chat frequentate da noti professionisti e imprenditori.
Speriamo che questa settimana ci riservi qualcosa di buono … occhi puntati sul Consiglio Ue del 23 aprile, che dovrà decidere su tempi e modi di implementazione delle decisioni prese lo scorso 9 aprile sul tema Cig europea (SURE), MES per la sanità, plafond aggiuntivo Bei e soprattutto Recovery Fund (si veda altro articolo di BeBeez). Temi sui quali venerdì 17 aprile il Parlamento Ue ha votato una risoluzione con la quale “accoglie con favore le misure fiscali e il sostegno alla liquidità dell’UE per affrontare la pandemia. Al di là di ciò che si sta già facendo, l’Europa ha bisogno di un massiccio pacchetto di ripresa e ricostruzione da finanziare con un aumento del bilancio a lungo termine (QFP), con i fondi e gli strumenti finanziari esistenti, nonché con “recovery bond” garantite dal bilancio dell’UE”. Inoltre, tali strumenti non dovrebbero tuttavia comportare la mutualizzazione del debito esistente, ma concentrarsi sugli investimenti futuri. Il Green Deal e la trasformazione digitale dovrebbero essere al centro del rilancio dell’economia” (si veda qui il comunicato stampa del Parlamento Ue). A quella Risoluzione si è arrivati però dopo una serie di voti su vari emendamenti proposti che hanno visto i deputati italiani andare in ordine sparso, anche quelli appartenenti alla maggioranza di governo, il che crea un problema per Giuseppe Conte che dovrà andare a trattare il 23 aprile in Consiglio Ue. Interessante la ricostruzione di Renato Brunetta su MF Milano Finanza.
Intanto ieri sera al tak show tv “Che tempo che fa”, condotto da Fabio Fazio su RAI 2, il ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, ha accolto la richiesta del presidente designato di Confindustria e numero uno di Assolombarda, Carlo Bonomi, che ha detto: “Sarebbe il caso che lo Stato paghi i propri debiti nei confronti delle imprese, oppure venga data alle aziende la possibilità di compensare i debiti con i crediti“. Patuanelli ha risposto: “Sono totalmente d’accordo con lui. È uno scandalo che la Pubblica amministrazione abbia ritardi così grandi nei confronti delle imprese. È la volta buona che dobbiamo farlo”. Bonomi allora ha incalzato: “Confido che nel prossimo decreto lo mettiate”. E Patuanelli ha rassicurato: “Ci stiamo lavorando, è fattibile”.
Infine, un pensiero per Salvatore Mancuso, fondatore di Equinox, che si è spento a 70 anni nella sua casa di Milano nella notte tra venerdì e sabato, dopo una breve malattia. E’ stato uno dei protagonisti della finanza italiana degli ultimi 20 anni e punto di riferimento di molte famiglie imprenditoriali, che gli hanno affidato capitali da gestire sin dal 2001. L’investimento meno fortunato, ma che ha portato Equinox sulla ribalta del grande pubblico è stato quello in CAI, la cordata che nel 2008 rilevò Alitalia. Mancuso è stato poi vicepresidente della compagnia aerea dal 2009 al 2013. Ma negli anni i fondi Equinox hanno investito anche in aziende del calibro di Church’s, Citterio, Esaote, Manuli. Gli ultimi deal sono del 2019: il 55% del capitale di QBS, la holding che controlla Quid Informatica, società specializzata nello sviluppo di software e IT consulting per il mondo finanziario e industriale, con l’ex capo di IBM Latin America, Southern Europe and Italy, Elio Catania, che è stato nominato contestualmente presidente; e il 40% di Manifattura Valcismon, l’azienda bellunese, specializzata in abbigliamento tecnico sci di fondo, ciclismo, scialpinismo e biathlon con i suoi tre marchi Sportful, Castelli e Karpos. L’ultimo fondo, Equinox III, è di diritto lussemburghese ed è stato lanciato nel 2017. Il fondo ha raccolto poco meno di 500 milioni di euro.