20 €
Autore: Francesco Vitali Gentilini
Casa editrice: Poderosa
Anno di pubblicazione: 2022
Acquista su AmazonDescrizione prodotto
Il debutto letterario di Francesco Vitali Gentilini, Le immagini non mentono quasi mai – pubblicato da Poderosa Edizioni racconta oltre cinquant’anni di cronaca italiana e internazionale attraverso l’occhio di Claudio Speranza, marinaio prestato alla telecamera, grande telecinereporter della RAI. Una lunga conversazione, con un ricco corredo fotografico, di oltre cento scatti, alcuni dei quali inediti, ricostruisce un viaggio in giro per il mondo in presa diretta che ha il pregio di avere uno sguardo a 360 gradi, non solo sui fronti di guerra. Testimonianze di terremoti, attentati terroristici, viaggi spaziali, incontri sportivi e teatrali, eventi storici, incluso quello tra Ronald Reagan e Michail Gorbaciov a Reykjavík. Fino al conflitto russo-ucraino e al proliferare delle fake news, dove le immagini, come le parole, possono diventare il mezzo per indirizzare la verità. Il progetto del libro, nato da un incontro, suggerito da Sergio Zavoli, tra il telecinereporter Claudio Speranza e Francesco Vitali Gentilini, esperto di analisi strategiche e comunicazione, ha uno sguardo originale nell’ambito della letteratura legata agli inviati. Non solo gesta e avventure ma la storia di un uomo, il suo percorso formativo e l’affresco di una società e di una mentalità che disegna l’Italia degli Anni Cinquanta e attraversa decenni di storia raccontando un mestiere che è cambiato radicalmente, quello del telecineoperatore. In uno stile scorrevole e narrativo, pur con domande incisive e serrate, una lettura non solo per addetti ai lavori, nei quali l’autore ha deciso di stare un passo indietro. Un mix di consigli tecnici per giovani talenti e fatti storici sconosciuti anche agli appassionati. La prefazione è di Nuccio Fava, giornalista e commentatore politico parlamentare, già direttore del Tg1, direttore del Tg3, responsabile delle Tribune politiche e dei Servizi parlamentari RAI, coordinatore dei programmi RAI per il Grande Giubileo del 2000; Presidente della sezione italiana dei Giornalisti europei. La Postfazione curata da Antonio Catolfi, presidente del Corso di laurea magistrale in Comunicazione pubblicitaria, storytelling e cultura dell’immagine e coordinatore del laboratorio di Linguaggi della progettazione digitale presso l’Università per Stranieri di Perugia.
Abbiamo incontrato l’autore, Francesco Vitali Gentilini, e abbiamo pensato di lasciare al lettore la possibilità di una sua lettura del testo, senza svelare troppo del libro, raccontando invece il dietro le quinte di questo lungo lavoro di gestazione.
Come nasce questo libro e a chi si rivolge?
“Ho conosciuto Claudio Speranza mentre lavoravo alla Presidenza del Consiglio. È subito nato un rapporto di stima e amicizia tra di noi. Poi, durante un evento, è stato proprio il grande Sergio Zavoli, che conoscevamo entrambi, a far scoccare quella scintilla che ha rafforzato il nostro rapporto.
Il libro è nato dopo, quasi per caso. Claudio mi aveva chiesto di aiutarlo per una sorta di intervista, un allegato che doveva realizzare per una rivista di fotografia. Ho cominciato a lavorare sui suoi appunti, ad approfondire le sue modalità di ripresa e di racconto per immagini, episodi della sua vita… poi l’intervista è saltata, ma ormai mi ero appassionato e ho continuato a lavorarci. È stato un lavoro lungo, nei ritagli di tempo, ma sempre appassionante. È nato un libro strano. Dentro c’è la vita di Claudio, un telecinereporter di incredibile spessore ed esperienza, bella come quella di un romanzo, ma vera in ogni sua parte. C’è il racconto di episodi di cronaca e di storia, con dettagli che solo lui poteva raccontare. Ci sono riflessioni sul giornalismo, sulla manipolazione della comunicazione, su tanti personaggi dei media, e anche consigli tecnici sull’uso delle immagini. Mi auguro che ognuno possa trovarvi stimoli e spunti di riflessione. Basta rimanere curiosi.”
So che è stata una lunga gestazione: in questo viaggio che cos’hai imparato?
“Beh, ci si rende conto che il viaggio, spesso, è importante quanto la meta. L’ho visto attraverso Claudio, nei suoi racconti. Ha lavorato in 151 Paesi del mondo, ha visto troppe volte la morte davanti a sé ma anche casi di incredibile, meravigliosa, gratuita umanità. Parlando con lui scopri lati inaspettati dei potenti e l’incredibile forza dei più umili. La sua vita ti ricorda costantemente quanto sia importante l’impegno di ogni singola persona per cambiare il mondo, o almeno l’importanza di provarci.”
Un autore racconta un autore, un giornalista di fronte a un telecineoperatore: la tua scelta non è un dialogo ma quella di fare un passo indietro e lasciar uscire l’altro. Come hai scelto il tuo punto di vista?
“Forse è stato un gioco di imitazione positiva nei suoi confronti. Durante tutta la vita Claudio è stato in prima fila accanto ai potenti della Terra, accanto alle persone sofferenti. Lui però non appariva mai o quasi mai. Era sempre dietro l’obiettivo di una telecamera o di una macchina fotografica. Nel libro ho cercato, con le parole, di usare la sua stessa tecnica di ripresa: sono rimasto sempre un passo indietro, facendo parlare lui, il vero protagonista della storia. Io ci sono tra le righe, nelle domande, nelle risposte a volte taglienti, a volte dolci.”
Una storia originale, forse unica. Ci sono libri scritti da inviati speciali o su inviati speciali ma non ne ricordo su un telecineoperatore. Nel tuo libro le immagini non sono a corredo, a servizio, ma protagoniste. Come nasce questo taglio.
“Sono molte le immagini pubblicate nel libro, ma poche se pensate che Claudio Speranza è stato per 50 anni un punto di riferimento nel mondo delle riprese televisive. Le immagini del libro accompagnano il racconto, ma non si sovrappongono e non rubano spazio. Offrono un punto di vista alternativo quasi privato, personale, però in mezzo ai grandi eventi della storia con la S maiuscola.”
Una curiosità: perché telecineoperatore e non cameramen?
“In effetti il termine telecineoperatore non è utilizzato quasi da nessuno, se non da qualche “addetto ai lavori”. Quando ci si riferisce a un cameramen, nell’immaginario collettivo, spesso sbagliando, si pensa a una persona che riprende quello che gli viene detto di inquadrare, che accompagna un'altra persona che farà il lavoro importante, cioè quello del giornalista che va in video. Riferendomi a Claudio come telecineoperatore, volevo marcare la forza della sua professionalità, che lo ha spinto a non accompagnare mai in maniera passiva altri giornalisti, ma ad assumere un ruolo diretto e personale nella narrazione giornalistica, con il suo stile di ripresa, con la sua autonomia mai invadente. Ha accompagnato quasi tutti i grandi giornalisti italiani, inviati di guerra, che apparivano in video, ma dietro c’era sempre lui. In squadra o da solo, ha sempre lavorato per far sì che gli italiani, e non solo, potessero sapere cosa stava succedendo in Antartide, come in Afganistan, in via Fani durante il rapimento Moro o nella Sarajevo assediata dai Serbi. Anche per questo è diventato inviato speciale, direttamente sul campo.”
Ci racconti tre storie, quella di un uomo sullo sfondo di un’Italia che ormai non c’è più, della provincia marchigiana; la storia di un mestiere e di un’azienda, il giornalismo e la Rai; e poi le storie attraverso l’obiettivo. Come si fondono e quali sono i messaggi ai quali pensavi?
“Il percorso di Claudio, in fondo, accompagna davvero la storia d’Italia. Lascia la scuola della provincia per arruolarsi in Marina e scoprire il mondo. Sulle navi scopre il fascino della cinepresa e della macchina fotografica con cui continuerà a scoprire il mondo e, soprattutto, gli uomini. Non figure generiche ma personaggi reali che ha conosciuto personalmente e spesso citato nel libro, con particolari a volte divertenti, a volte severi, ma sempre carichi di grande umanità. Anche quando parla della RAI, si rivolge sia al pubblico del passato, quando è entrato in azienda, sia a quello del futuro, il pubblico dei ragazzi che realizzano servizi con lo smartphone e, perché no, ai suoi giovani colleghi che ora si trovano in Ucraina.”
C’è una domanda che ancora per te non ha avuto la risposta?
“Ogni volta che riapro il libro mi vengono in mente altre cento domande che avrei potuto porgli sullo stesso argomento e che non gli ho rivolto. D’altra parte, la vita di Claudio è come uno scrigno, va aperto piano e il suo contenuto va goduto un poco alla volta. Ci sono anche domande e dettagli che non ho potuto inserire nel libro e rimarranno tra me e lui.”
Infine il titolo, di grande impatto, un programma, uno slogan: come lo hai scelto?
“Il titolo rappresenta perfettamente sia Claudio sia me. Le immagini, per definizione, dovrebbero raccontare la realtà, rappresentare i fatti nella loro essenza. Claudio ci crede, ma è il primo a sapere e a parlare nel libro di come anche il solo taglio di un’inquadratura possa alterare la realtà stessa, indipendentemente dall’uso di sofisticate tecnologie di manipolazione. Io per lavoro e per passione mi occupo di temi sull’uso strategico e geopolitica dei dati, e tra questi rientrano in primo luogo le immagini stesse. Ho approfondito il tema delle guerre ibride, della manipolazione della comunicazione, della falsificazione della realtà. Il titolo del libro ne racconta il contenuto, ma va oltre, come dicevi tu, diventando più che uno slogan, un monito per le nostre democrazie sempre più in bilico.”
Chi è Francesco Vitali Gentilini è nato a Pesaro nel 1973. Giornalista, ha maturato oltre venti anni di esperienza nel campo della comunicazione, degli studi strategici, della protezione dati e dei big data. Studi in Italia, Gran Bretagna e Stati Uniti, già coordinatore scientifico del Centro Studi di Geopolitica Economica (CSGE), ha tenuto seminari e lezioni presso centri di formazione e università. Ha lavorato per la RAI, per la Presidenza del Consiglio dei Ministri, e ora è nei ruoli del Garante per la protezione dei dati personali. È autore di numerosi saggi e articoli in tema di privacy, nuove tecnologie, guerre di comunicazione e geopolitica.
Chi è Claudio Speranza è nato ad Ascoli Piceno nel 1937. Telecineoperatore, giornalista, inviato speciale per meriti, tra i più attenti testimoni del Tg1, ora in pensione. Instancabile viaggiatore, ha ripreso gli avvenimenti più significativi degli ultimi cinquant’anni: terrorismo italiano ed estero, contestazioni studentesche, stragi, delitti di mafia, crollo dell’Unione Sovietica, attentato alle torri gemelle e numerose zone di guerra tra cui Libano, Afghanistan, assedio di Sarajevo, Kosovo, Eritrea, Somalia, Iraq, Ruanda, Vietnam. Ha partecipato a spedizioni scientifiche in Antartide, Polo Nord e Himalaya. Numerosi i premi ricevuti, tra cui quello dedicato a Ilaria Alpi/Hrovatin. È membro di Reporters Sans Frontières e dell’Associazione dei Giornalisti Europei. Ancora oggi lavora come documentarista freelance, seguendo problematiche ambientali e sociali. Ha pubblicato il libro Dietro l’obiettivo, un uomo.
a cura di Milan Fiorentini