I business angel hanno investito almeno 31,9 milioni di euro in aziende italiane nel 2013, in calo dai 33,8 milioni del 2012 e dai 34,8 milioni del 2011, confermando comunque una sostanziale stabilità del valore degli investimenti nell’ultimo quinquennio all’interno di un range di 30-35 milioni all’anno. Lo calcola Iban, l’Italian Business Angel Network, nel rapporto annuale 2013 che sarà presentato oggi pomeriggio a Milano (scarica qui il programma) e che MF-Milano Finanza ha anticipato lo scorso sabato 14 giugno.
Quanto ai disinvestimenti, nel 2013 sono stati 19, molto concentrati, visto che solo il 10% del campione ha dichiarato di aver effettuato almeno una cessione l’anno scorso. La metà delle vendite ha comportato una perdita o un recupero del solo capitale investito, mentre il 14% ha ottenuto una redditività superiore al 50%.
I numeri si riferiscono alle risposte raccolte da Iban dai vari network (Ban) locali e dai club di angel (per un totale di 246 business angel e 324 investimenti) e non sono certo esaustivi di questo mondo, fatto di investitori privati dalle origini più diverse. Secondo i dati raccolti ed elaborati per Iban da Vincenzo Capizzi (docente di Investment Banking all’università Bocconi e di Economia degli intermediari finanziari all’università degli Studi del Piemonte Orientale), il tipico business angel italiano ha fra 40 e 50 anni, è un uomo, vive nel Nord Italia ed è un imprenditore. In genere ha un passato come manager, è laureato, ha un patrimonio inferiore a 2 milioni di euro e investe meno del 10% del proprio patrimonio in start-up.
L’84% degli investimenti condotti nel 2013 è stato finalizzato all’acquisto di equity, l’11% al finanziamento soci e il 5% come garanzia bancaria. La maggioranza degli investimenti ha finanziato imprese con sede nel Nord Italia. Il settore che ha beneficiato maggiormente dei finanziamenti dei business angel italiani è stato l’Ict (30% del totale), seguito da media & entertainment (14%) e dal medtech (11%). Il 35% degli investimenti dei business angel ha avuto come target un’impresa con fatturato nullo e il 68% è stato di importo inferiore ai 100 mila euro. Il 74% degli investitori possiede meno del 15% del capitale sociale dell’impresa finanziata. Il 46% dei business angel ha effettuato investimenti da solo, mentre il 31% ha coinvestito con otto o più business angel, in linea con gli anni precedenti.
Tutto fa pensare che il 2014 possa rappresentare un anno di rottura in positivo dell’attuale trend di stabilità degli investimenti degli «angeli», grazie alla serie di misure introdotte negli ultimi mesi dal governo a supporto degli investimenti in start-up (si veda altro articolo di BeBeez).