Retail Hub, l’acceleratore italiano verticale sulle startup e scaleup del settore retail, ha incassato un round da un milione di euro (si veda qui il comunicato stampa). Lo hanno sottoscritto numerosi manager e imprenditori, tra cui: Antonio Procopio (ceo di Digital Hub), Gaetano Lopresti (ceo di Pragma Etimos), Dante D’Angelo (ex cdo di Valentino), Michele Pagani (ex HR director Nestlé Group), Massimo Pappalardo (partner di Ughi e Nunziante Studio Legale), Lucia Fracassi (ex ceo di Melegatti e Deborah Group), Mark Iuliano (ex calciatore) e Francesco Pinto (presidente del Cda di Inticom).
La notizia era attesa: Retail Hub infatti aveva aperto il suo secondo round nel gennaio scorso, sulla base di una valutazione di 6,5 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez). Il round faceva seguito a quello dell’aprile 2020, che era stato condotto sulla base di una valutazione di 1,3 milioni di euro, e a cui avevano aderito Francesco Pinto, presidente di Pianoforte Group (che detiene i marchi YamamaY, Carpisa e Jaked),la stessa Lucia Fracassi, altri manager e imprenditori del settore retail dei settori alimentare e moda (si veda altro articolo di BeBeez).
L’acceleratore Retail Hub è stato lanciato nell’aprile 2020 da Massimo Volpe (presidente di Firae e membro della commissione sul voice commerce del Ministero delle Infrstrutture e dei Trasporti), Antonio Ragusa (ceo dell’acceleratore e docente di digital marketing di Talent Garden) e Paolo Intermite (director di Alkemia Capital Partners sgr). L’acceleratore ha un modello di business molto semplice, basato su investimenti in piccole partecipazioni delle aziende accelerate in cambio di servizi di supporto alla commercializzazione (GoToMarket); success fee con le startup/scaleup più strutturate; infine, ricavi da conferenze e attività formative sull’innovazione per i retailer. I fondatori dell’acceleratore intendono validare il modello di business in Italia, per poi renderlo quanto prima espandibile in Europa, così da essere interessante ed attraente per gli operatori americani. L’acceleratore retail può inoltre contare su tre hub: Londra, Milano e New York. Le aree di interesse principali dell’acceleratore sonoi sistemi di pagamento innovativi; strategie post-vendita; check-out e sistemi di cassa; analisi di big e small data; strategia in negozio; catene di fornitura; strategia retail sui social network; e-commerce, visual e voice commerce; strategie volte a indurre i clienti a entrare in negozio (drive to store).
Composta da un team di 15 persone, Retail Hub divide le proprie attività tra il digitale e lo spazio fisico al Talent Garden (TAG) Calabiana, a Milano, dove è stato inaugurato il primo coworking dedicato alle startup del settore retail.
Retail Hub si basa su un modello phygital per portare innovazioni in questo settore del business: da una parte l’agilità del digitale grazie al quale è possibile trovare i migliori prodotti e servizi in ambito retail, già pronti sul mercato; dall’altra è però imprescindibile la dimensione fisica dell’ecosistema. E infatti l’acceleratore sfrutterà non soltanto tutte le potenzialità della partnership con TAG, uno dei centri di innovazione più ricchi di talenti in Italia, ma anche di tutti gli eventi e occasioni di networking futuri che Retail Hub ha in calendario.
Al momento Innovation Explorer, questo il nome della piattaforma sviluppata dal team a Londra, è ancora in fase beta, fondamentale per istruire l’intelligenza artificiale che presto troverà il giusto match tra una domanda e un’offerta di innovazione nell’ambito retail. La piattaforma si basa su un algoritmo e tecnologie proprietari che svolgeranno l’intero processo di analisi delle startup e scaleup.
Retail Hub ha deciso di investire buona parte dei proventi del round nello sviluppo e nell’allargamento del team che andrà a lavorare su questo prodotto. Entro l’estate Innovation Explorer sarà lanciata e resa disponibile per la community di aziende retail cui guarda Retail Hub.
Volpe ha commentato: ” Non esiste un luogo unico dove trovare innovazione e questo vale anche per il settore retail. Noi ci proponiamo di facilitare l’incontro tra startup e scaleup che hanno già prodotti sul mercato e corporate o aziende in cerca di soluzioni disruptive per migliorare il business. Se una realtà innovativa di Seattle ha una tecnologia o un servizio ideale per un’azienda italiana del retail come è possibile attivare il match? Sono attività che richiedono tempo e risorse. Noi invece, grazie a un lavoro di scouting e pre-screening continuo, inseriamo tutte le realtà più interessanti nella nostra rete e le proponiamo alle imprese”.