Novavido, startup accelerata da G-Factor (incubatore e acceleratore della Fondazione Golinelli) e che sviluppa protesi retiniche polimeriche, ha chiuso un round da 6 milioni di euro. Lo hanno sottoscritto la società farmaceutica italiana Alfasigma, Utopia sis (la prima società di investimento semplice autorizzata in Italia dedicata al settore life science, lanciata nel dicembre scorso da Fondazione Golinelli e Fondazione di Sardegna), Istituto David Chiossone (centro di eccellenza a livello nazionale nel campo della riabilitazione visiva) e Club2021 (società che fa capo alla famiglia Taini). Il round si articola in due fasi. nella prima saranno investiti in Novavido 1,4 milioni di euro, mentre nella seconda, tra 24 mesi, l’investimento sarà di circa 4,5 milioni, ma sarà subordinato al buon esito e all’attuazione del piano di ricerca e agli step di crescita (si veda qui il comunicato stampa).
Ricordiamo che lo scorso aprile Novavido ha incassato da G-Factor insieme alle startup italiane Drug Discovery Clinics e InSimili un round complessivo di 390 mila euro (si veda altro articolo di BeBeez). Le tre startup sono state selezionate nel settore life science/digital health all’interno della prima edizione di I-Tech Innovation 2021, call lanciata da CRIF e dalla stessa Fondazione Golinelli in tre settori strategici: life science/digital health, fintech/insurtech e foodtech/agritech.
Novavido nasce da un progetto di ricerca sviluppato nell’arco di 10 anni dall’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) con la collaborazione dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Verona) e le competenze tecnologiche di Alfasigma. Il progetto riguarda lo sviluppo di un dispositivo iniettabile e biocompatibile, definito “retina liquida”, che si basa sull’utilizzo di protesi retiniche polimeriche volte al recupero almeno parziale della vista. L’idea è nata dal lavoro di due centri di ricerca dell’Istituto Italiano di Tecnologia, il Center for Nano Science and Technology di Milano (CNST-IIT) e il Center for Synaptic Neuroscience and Technology di Genova (NSYN-IIT), che hanno traslato la tecnologia organica per produzione di energia solare al campo della biostimolazione. Il progetto è supportato da incoraggianti risultati sperimentali ottenuti durante i test preclinici e pubblicati nel 2020 sulla prestigiosa rivista scientifica internazionale Nature Nanotechnology. Scopo della startup è sviluppare ulteriormente il prodotto, testarlo sull’uomo e infine commercializzarlo.
Il team operativo di Novavido è composto da Giovanni Manfredi (ceo) e Sara Perotto, ricercatori esperti di nanomateriali, e tre advisor scientifici: Fabio Benfenati, direttore del Center for Synaptic Neuroscience and Technology dell’IIT di Genova; Guglielmo Lanzani, che dirige il Center for Nano Science and Technology dell’IIT di Milano; Grazia Pertile, primario di oftalmologia dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar. Il team beneficerà della collaborazione di esperti dei laboratori di Alfasigma, coordinati da Emilio Merlo Pich, direttore della Ricerca e Sviluppo di Alfasigma.
I fondatori di Novavido hanno dichiarato: “L’interesse suscitato e la caratura dei soggetti coinvolti rappresentano una forte spinta per trasformare Novavido in una realtà di successo. Questa iniziativa è un esempio di sinergia tutta italiana tra attori provenienti da diverse realtà che lavorano per uno scopo comune. È il risultato della collaborazione tra ricerca pubblica, ricerca industriale, sistema sanitario, esponenti del mondo imprenditoriale e finanziario e associazioni di pazienti. Ci auguriamo che la stretta collaborazione tra le molte parti in gioco porti in breve tempo a risultati concreti”.
Giorgio Metta, direttore scientifico dell’IIT, ha commentato: “La nascita di Novavido è un caso emblematico di come la ricerca persegua il fine di migliorare la qualità della vita delle persone, avvicinandosi agli obiettivi di sostenibilità sociale alla quale una società sempre più inclusiva deve puntare. Le tecnologie sviluppate nei nostri laboratori hanno raggiunto un grado di maturità che, unito alla competenze e al lavoro del nostro team per il trasferimento tecnologico, hanno consentito di attirare finanziamenti privati molto importanti”.
Antonio Falcone, executive vice president di Utopia sis, ha sottolineato: “Utopia parte con il suo primo investimento, consapevole del proprio ruolo di investitore finanziario con smart money, ovvero finanza qualificata e specializzata necessaria alla crescita di progetti di ricerca così sfidanti e disruptive”.
Claudio Cassinelli, presidente dell’Istituto David Chiossone onlus, ha precisato: “Con Novavido trovano sbocco le nostre ricerche, avviate ormai da anni, per l’identificazione di soggetti candidabili all’impianto di protesi visive. Apporteremo al progetto Novavido la conoscenza profonda della condizione di cecità e della sua dimensione psicologica e l’esperienza di oltre trent’anni di riabilitazione sanitaria dei ciechi e ipovedenti. Siamo consapevoli della necessità di elaborare protocolli metodologici rivolti a selezionare adeguatamente i soggetti da candidare all’impianto e definire il successivo percorso di addestramento per ottimizzare la nuova condizione visiva post impianto. Con queste intenzioni il Chiossone, che è un ente non lucrativo, partecipa convintamente a una srl investendo 200 mila euro (parte di un lascito testamentario) nella speranza che il successo dell’impresa e l’efficacia dell’impianto possano davvero rappresentare una vera svolta per chi non vede”.
Stefano Golinelli, presidente di Alfasigma, ha affermato: “L’investimento di Alfasigma in Novavido rappresenta un concreto segnale di fiducia nell’innovativa tecnologia e per il team della startup, accelerata da G-Factor”.
Antonio Danieli, vicepresidente della Fondazione Golinelli e amministratore unico di G-Factor, ha aggiunto: “Novavido rappresenta per noi il tipo di progetto ideale con cui cimentarci d’ora innanzi: anche questa volta abbiamo investito sulla più alta qualità scientifica, garantita in questo caso da un centro di ricerca di eccellenza come l’IIT di Genova. Al contempo, il come abbiamo costruito il deal costituisce un modello di riferimento da tenere sempre ben presente per il futuro: auspico peraltro che tale modello sia replicabile e diffusibile nel sistema Paese: ricerca, impresa e finanza e pubblico, privato e privato sociale tutti insieme ai nastri di partenza. Una combinazione ancora molta rara, ma che si è riusciti a dimostrare possibile”.