Astraco, società di advisory indipendente nata nel 2018 per strutturare investimenti in club deal, ha lanciato Astraco Capital Holding (ACH), nata per acquisire il controllo di aziende che stanno effettuando il passaggio generazionale (si veda qui il comunicato stampa).
I soci di ACH ed il management team sono stati assistiti nella strutturazione dallo studio Advant NCTM con i partner Manfredi Luongo, Matteo Trapani e Pietro Zanoni e dall’associate Lorenzo Foot.
Astraco è stata fondata dal ceo Nino Dell’Arte e dei partner Bernardo Calculli, Laura Della Chiara e Gianni Dini. Tuttavia un grosso ruolo nella nascita della nuova holding, il cui obiettivo è investire fino a 100 milioni di euro nei prossimi 3-4 anni, lo ha avuto la spinta di un gruppo di imprenditori di successo. Infatti ACH sarà partecipata al 60% dal management team di Astraco e per il resto dagli investitori privati “sponsor” del progetto. Ci sono poi accordi di co-investimento che permettono di impiegare le risorse che servono per ogni singola operazione.
“Siamo partiti in maniera imprenditoriale senza appoggi di matrice istituzionale. Noi dialoghiamo con gli imprenditori e abbiamo sviluppato un know how nel modo di costruire le operazioni che ci ha procurato l’apprezzamento delle controparti, a cominciare dal linguaggio. Tanto che alcuni di loro ci hanno chiesto di diventare investitori del nostro gruppo. Per noi sono importanti i progetti industriali in assenza di vincoli e con grande flessibilità operativa. Del resto ci sono centinaia di aziende in condizioni critiche sotto ai 50 milioni di euro. C’è molto valore in giro ma va riportato alla luce e gestito in mod manageriale. Ovviamente siamo tutti concentrati sulla creazione di valore”, ha spiegato a BeBeez Dell’Arte. Che ha aggiunto: “La holding per noi è un’evoluzione verso un assetto operativo più strutturato rispetto all’attività di club deal”.
La holding avrà un capitale iniziale superiore al milione, destinato a crescere progressivamente con gli acquisti di partecipazioni nelle aziende selezionate.
ACH beneficerà della competenza industriale degli investitori che parteciperanno al programma con due modalità di ingaggio ben definite, cioè prendendo parte a tutte le operazioni organizzate da ACH con una percentuale predefinita di capitale. E in modo selettivo, aderendo di volta in volta al singolo progetto mediante uno schema di co-investimento volto a garantire ampia flessibilità di partecipazione.
L’obiettivo sarà creare valore sostenibile acquisendo partecipazioni in aziende performanti e nel contesto di passaggi generazionali complessi. Le aziende target, attraverso il business model o l’offerta di beni e servizi, dovranno contribuire al miglioramento dell’ambiente o del benessere sociale: efficienza energetica, riduzione del consumo di risorse, benessere della persona e delle comunità. Sostenibilità al centro della strategia, allo scopo di cavalcare i trend emergenti quale opportunità di creazione di valore sia organicamente che attraverso processi di consolidamento (cd. buy and build).
La holding fornirà capitale e competenze grazie a esperienze di creazione di valore in percorsi simili a quelli che le aziende oggetto di investimento da parte di ACH potranno affrontare. L’assenza di una scadenza predefinita permetterà di allineare ogni progetto al percorso di creazione di valore di ogni partecipata: dunque exit come opportunità e non come vincolo. La possibilità di strutturare progetti con il ricorso a uno schema di co-investimento flessibile consentirà elevata modulabilità di intervento sia in termini di struttura sia di capitale impiegato in ogni singola operazione. Tutte caratteristiche distintive rispetto alla formula più tradizionale di private equity.
Il cda della holding sarà composto da Dell’Arte (presidente e ad) e dai partner già citati. Il collegio sindacale sarà composto da Giuseppe Alessandro Galeano e Francesca Marchiori (Pavia & Ansaldo) e da Matteo Cipriano (Advant NCTM).
Il management team di ACH ha competenze di private equity, gestione aziendale e finanza straordinaria e co-investirà in ciascuna opportunità di investimento assumendo un ruolo attivo nel sostenere le partecipate nella realizzazione dei piani di sviluppo identificati.
Dell’Arte ha aggiunto: “In questi anni abbiamo riscontrato forte gradimento per una formula che consente massima trasparenza per l’investitore in termini di comprensione ex-ante dell’oggetto e del piano di sviluppo atteso nel quale si decide di investire, aggiornamento ex-post rispetto agli accadimenti strategico organizzativi, economici e finanziari che l’asset attraversa dalla data di acquisizione e di una formula che correla i costi alle performance effettivamente raggiunte. Le oltre 400 aziende esaminate e gli imprenditori incontrati in questi anni testimoniano quanto un modello più allineato in termini culturali e più flessibile rispetto al tradizionale approccio da fondo chiuso sia gradito al fondatore dell’azienda nel momento, spesso emotivamente difficile, del passaggio generazionale. L’evoluzione in ACH ci consentirà di espandere questo modeloo operativo oltre a maggiore efficienza”.
Quanto al track record di Astraco, ricordiamo che alla fine dello scorso marzo LB Officine Meccaniche, azienda di engineering industriale di Fiorano Modenese (Modena) controllata da un club deal dalla stessa Astraco organizzato, ha acquisito Barcom, specializzata in tecnologie di depurazione aria, fumi, trattamento acque e filtrazione delle polveri. Il fondatore, Enrico Baroni, ha reinvestito nel progetto. Astraco e il pool di investitori da essa coordinato è entrato nel capitale della società nel 2019, quando il veicolo LB Invest ne ha rilevato il 60% dalla famiglia Ligabue con il fondo di private debt di Riello sgr che ha in parte finanziato l’operazione, sottoscrivendo due bond per complessivi 6,6 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez). A seguire il club deal ha anche completato l’acquisizione delle quote di minoranza detenute da Emilio Benedetti, precedente amministratore delegato, e da Fimec 1, società che fa capo a Giovanna Ferrari, divenendo unico azionista del gruppo.
Sempre lo scorso marzo, Crippa spa, società specializzata nell’automazione industriale e anch’essa controllata dal giugno 2020 da un club deal guidato da Astraco (si veda altro articolo di BeBeez), ha acquisito il 100% di SMI – Sistemi Meccanici Industriali srl, con sede a Varmo (Udine), rilevandola dalla famiglia del cofondatore Giuseppe Faurlin e dall’altro cofondatore Sergio Campeotto. L’operazione è stata finanziata da Illimity Bank. Ricordiamo che l’ingresso di Astraco nel capitale di Crippa era avvenuto in continuità manageriale e strategica e ha previsto un ulteriore coinvolgimento di Antonio Crippa, amministratore delegato della società, e un reinvestimento sostanziale da parte della famiglia fondatrice sottoforma di equity e di un vendor loan concesso all’acquirente. Equita Group e Banca Sella avevano a loro volta cofinanziato l’acquisizione con due strumenti finanziari strutturati. Il fondatore Aurelio Crippa infine era rimasto presidente onorario della Crippa (si veda altro articolo di BeBeez). “Quest’anno Crippa supererà i 10 milioni di ebitda, quando la abbiamo presa ne faceva meno di 5 milioni”, ha spiegato ancora Dell’Arte a BeBeez.
La prima operazione di Astraco risale invece al luglio 2018 quando ha organizzato il club deal che ha acquisito il 75% di Pancioc spa, cui fa capo la catena milanese di lunch bar Panini Durini (si veda altro articolo di BeBeez). “In quel caso abbiamo dovuto tenere duro per garantire la sopravvivenza dell’azienda che a causa del Covid ha vissuto momenti difficili con molta mano d’opera venuta a mancare. Siamo riusciti a proteggerla, purtroppo al prezzo di un ridimensionamento dell’organico. Non abbiamo una scadenza per l’uscita. Siamo positivi e stiamo ragionando magari per trasformarla. Bisogna ragionare in medio termine”, ha concluso l’ad.