Sarebbe finalmente in dirittura d’arrivo, con data stimata attorno a metà gennaio, la sigla dell’accordo tra le banche creditrici, il fondo QuattroR e la famiglia Trussardi per il passaggio del controllo della maison del levriero nel portafoglio del fondo dedicato alla ristrutturazione e al rilancio delle aziende in difficoltà finanziarie.
Le voci rilanciate da più fonti poco prima di Natale indicano tutte che l’intesa siglata tra il fondo e la famiglia porterebbeQuattroR a controllare una quota intorno al 70-80% di Finos (Finanziaria Operazioni Societarie), la holding che oggi fa capo per il 50% a Tomaso Trussardi e per il 25% ciascuno alla madre Maria Luisa Gavazzeni e alla sorella Gaia (mentre l’altra sorella Beatrice aveva ceduto il suo 25% a Tomaso nel 2016).
Per l’operazione QuattroR metterebbe a disposizione circa 50 milioni di euro, mentre nella holding resterebbero Tomaso Trussardi e con una piccola quota la madre. Gaia, quindi, uscirebbe dal capitale. Al piano di rilancio starebbe lavorando l’advisor Alvarez & Marsal (si veda Reuters).
Le banche creditrici (Bnl, Unicredit, Intesa Sanpaolo, Ubi Banca, Banco Bpm e Mps) hanno firmato a inizio marzo con Trussardi un contratto di finanziamento da 51,5 milioni che prevedeva un pre-ammortamento di due anni e un rimborso a rate crescenti nei tre anni successivi. Sembrerebbe che il fondo abbia proposto alle banche di congelare il credito e di attendere l’implementazione del piano di rilancio con l’obiettivo di cedere il gruppo nel 2022 e contestualmente rimborsare i debiti verso le banche. QuattroR, però, avrebbe chiesto una corsia prioritaria nel rimborso della nuova finanza messa a disposizione, la qual cosa non avrebbe riscontrato il favore delle banche, che si dice appunto che abbiano rifiutato la cosiddetta waterfall, cioé la scala di priorità della proposta di rimborso concordata fra Trussardi e Quattro R (si veda Il Gazzettino). Evidentemente, però, esistono margini di trattativa e su questi margini si sta giocando la partita.
Certo i numeri della griffe fanno capire che Trussardi ha necessariamente bisogno di un’iniezione di capitali freschi. Finos spa ha chiuso il 2017 con circa 170 milioni di euro di valore della produzione, ricavi netti consolidati per 153,8 milioni, un ebitda negativo di 6,1 milioni e una perdita netta di 14 milioni, che si somma alla perdita di 7,5 milioni del 2016 e a quella di 17,4 milioni del 2015, a fronte di un debito finanziario netto di 54,7 milioni, in netto rialzo dai 34,5 milioni di fine 2016 (si veda qui l’analisi Leanus, dopo essersi registrati gratuitamente). Mentre Trussardi spa nel 2017 ha addirittura perso 30,6 milioni di euro, a fronte di 24,2 milioni di valore della produzione (circa 20 milioni di ricavi netti) e un ebitda negativo di 1,2 milioni.