Apollo Global Management spariglia le carte sul gruppo Maccaferri e mette sul piatto ben 200 milioni di cash per rilevare SECI, la holding della famiglia Maccaferri, nell’ambito di una proposta di concordato preventivo in continuità in cui Apollo rivestirebbe il ruolo di assuntore.
Secondo quanto risulta a BeBeez e MF Milano Finanza, l’offerta per la holding del gruppo attivo nei settori dell’ingegneria meccanica, dell’energia e del real estate, è stata consegnata ai commissari di SECI e ai rappresentanti della stessa holding pochi giorni prima del 23 marzo scorso, data in cui era stata fissata l’udienza nella quale il Tribunale di Bologna avrebbe dovuto decidere se accettare o meno il piano di concordato preventivo in continuità depositato dalla società a fine febbraio. Quest’ultimo, a differenza di quanto atteso in precedenza, non prevede il sostegno del fondo londinese Taconic Capital, bensì si fonda semplicemente sui flussi derivanti dalla vendita degli asset. L’udienza però è stata fatta slittare al 18 maggio, citando motivi tecnici e relativi alle difficoltà connesse al lockdown. Ma ora, alla luce della comparsa di Apollo sulla scena, è ragionevole pensare che il Tribunale abbia voluto dare alla società il tempo per ragionare su questo nuovo scenario.
Sempre secondo le fonti contattate da BeBeez, l’offerta di Apollo è stata strutturata e veicolata da Apeiron Management spa, suo advisor esclusivo in Italia, affiancato da blasonati advisor legali e finanziari. Apeiron, guidata da Alessandro Fracanzani, ha già aiutato Apollo a investire in Italia 300 milioni di euro dal marzo 2018 all’estate 2020, quando Apeiron si è a quel punto aggiudicata un nuovo impegno di Apollo per altri 100 milioni da investire nel nostro Paese, eventualmente incrementabili nel caso in cui si fossero presentate opportunità interessanti (si veda altro articolo di BeBeez), come evidentemente è il caso di SECI.
SECI è gravata da un debito complessivo lordo di circa 750 milioni, di cui circa 500 milioni sono debiti finanziari, tra banche e bond. I 200 milioni di euro cash di Apollo sarebbero utilizzati per rimborsare al 100% sia i creditori senior sia gli obbligazionisti garantiti dalla ricca controllata Manifatture Sigaro Toscano, mentre per i creditori chirografari il rimborso sarebbe del 14%, percentuale questa molto interessante, se si pensa appunto che il rimborso sarebbe immediato e non spalmato negli anni come spesso accade nel caso di concordato preventivo in continuità e come avevano prospettato in precedenza sia Taconic Capital sia Carlyle. Ora la palla è in mano alla famiglia Maccaferri che deve decidere se sposare la proposta di Apollo..
La scommessa di Apollo è quindi sui vari attivi controllati da SECI, tra i quali appunto c’è Manifatture Sigaro Toscano, una società che si dice valga da sola oltre 200 milioni di euro. Per il futuro, se l’operazione andasse in porto, obiettivo di Apollo è quella di una gestione degli attivi e la loro graduale dismissione, in modo da valorizzarli al massimo ed evitare vendite in blocco e traumatici contraccolpi sulla forza lavoro, come invece capiterebbe in una situazione di crisi di liquidità o peggio di fallimento. Tra gli attivi, però, Manifatture Sigaro Toscano sarebbe un’eccezione, con Apollo che su quel fronte adotterebbe un approccio tipico da private equity e quindi avrebbe l’obiettivo di accompagnarla in una ulteriore crescita per poi disinvestire nel giro di 5-6 anni. SECI detiene oggi il 51% di Manifatture Sigaro Toscano. Il restante 49% fa capo a Piero Gnudi (ex ministro nel governo Monti ed ex presidente dell’Enel), Luca Montezemolo (ex numero 1 della Ferrari) e Aurelio Regina. Gnudi e Montezemolo sono anche fra i sottoscrittori del prestito obbligazionario di SECI, così come la famiglia Maccaferri (si veda altro articolo di BeBeez). Nell’ottobre 2020 si era parlato di un possibile acquisto della holding da parte di Gnudi e Montezemolo, che hanno però smentito l’indiscrezione (si veda altro articolo di BeBeez).
Ricordiamo che Taconic era entrato in trattative con SECI nel novembre 2020 per un finanziamento da 90 milioni di euro per pagare in parte i creditori e soprattutto per rimborsare in parte il bond da 90 milioni di euro emesso nel febbraio 2019 dalla stessa SECI e garantito dalle azioni delle Manifatture Sigaro Toscano. L’operazione era allo studio per evitare che gli obbligazionisti escutessero il pegno e sfilassero a SECI la proprietà della ricca controllata (si veda altro articolo di BeBeez). Ma, secondo quanto risulta a BeBeez, l’offerta di Taconic prevedeva appunto condizioni di rimborso del debito non soddisfacenti per i creditori e richiedeva la cessione allo stesso fondo del controllo di SECI.
In precedenza anche Carlyle insieme ai suoi coinvestitori Man GLG e Stellex Capital, riuniti nell’Ad Hoc Group (AHG), cioé il gruppo di obbligazionisti che detiene il 54% del bond di Officine Maccaferri da 190 milioni di euro, aveva presentato un’offerta per il salvataggio di SECI, complementare a quella per la controllata Officine Maccaferri. Nel dettaglio l’offerta prevedeva un finanziamento ponte da 10 milioni per SECI e un finanziamento fino a 12,5 milioni per la controllata Samp (con ulteriori 12,5 milioni tramite il supporto a Seci e Samp da parte di un ulteriore partner finanziario, che è Muzinich). Quell’offerta però non era stata accettata e Carlyle e soci si sono quindi concenrati soltanto su Officine Maccaferri e a inizio dicembre hanno vinto l’asta indetta dal Tribunale di Bologna per rilevare il 100% della società (si veda altro articolo di BeBeez). Una mossa che però non ha messo ancora fine alla storia, perché poco prima del Natale scorso il Tribunale di Bologna ha bocciato nuovamente il piano predisposto dal gruppo di investitori per Officine Maccaferri a causa di una serie di costi occulti e clausole penalizzanti per gli altri creditori (si veda altro articolo di BeBeez),