Elliot, Apollo e TPG sarebbero in short list per erogare ad Astaldi un prestito ponte da 200 milioni di euro per finanziare l’attività ordinaria sino a quando, presumibilmente entro il primo trimestre del 2019, il gruppo di costruzioni in crisi quotato a Piazza Affari riuscirà a chiudere l’accordo con Salini Impregilo. Lo scrive Il Sole 24 Ore, precisando che Astaldi avrebbe sondato una trentina di alternative lenders.
E questo per non chiedere alle banche nuova finanza, dopo che il gruppo a metà ottobre è stato ammesso dal Tribunale di Roma alla procedura di concordato in bianco e ha concesso al gruppo 60 giorni di tempo per presentare il piano concordatario. Astaldi starebbe infatti lavorando a un aumento di capitale per cui la società auspica di individuare investitori finanziari o industriali disposti a sottoscriverlo, contestualmente a una ristrutturazione del debito verso le banche e verso gli obbligazionisti.
Al 30 settembre il Gruppo Astaldi aveva registrato un indebitamento finanziario netto (come da comunicazione ESMA febbraio 2005) di 2,013 miliardi di euro e un indebitamento finanziario netto complessivo di 1,86 miliardi. Alla stessa data, la società operativa Astaldi spa aveva registrato un indebitamento finanziario netto ( come da comunicazione ESMA) di 2,039 miliardi e un indebitamento finanziario netto complessivo di 2,017 mliardi (si veda qui il comunicato stampa).
Intanto, a proposito di bond, ieri il Comitato per le determinazioni sui derivati dell‘Isda, l’International Swaps and Derivatives Association, ha pubblicato i termini per la partecipazione all’asta sui bond Astaldi sottostanti ai contratti Credit Default Swap, dopo che lo stesso Comitato lo scorso 5 ottobre aveva stabilito, con voto unanime delle 15 banche internazionali che siedono nel Comitato, che su quei CDS si era verificato il cosiddetto evento di credito (si veda qui il testo dell’ISDA sui termini dell’asta e qui la sezione del sito dell’ISDA relativa a tutte le determinazioni relative ai CDS Astaldi). L’asta si terrà il prossimo 29 novembre.
I CDS sono dei derivati creditizi che proteggono gli investitori dal rischio di fallimento a fronte di un “evento creditizio”, in questo caso il default. Il venditore del contratto CDS si impegna a risarcire l’acquirente dell’eventuale danno legato all’insolvenza, ma per stablire l’esatta entità del risarcimento, a valle della dichiarazione di avvenuto evento di credito è necessario che sia condotta un’asta per determinare quale sarebbe il prezzo di acquisto oggi di un bond emesso dal soggetto in default. A quel punto, per differenza, si calcola il valore del risarcimento. Per esempio, quando il 10 ottobre 2008 era stata condotta l’asta per stabilire il valore dei bond di Lehman Brothers in relazione ai CDS, quel valore era stato fissato in 8,625 centesimi ogni 100 dollari di valore nominale dei bond, il che significa che a chi aveva comprato protezione su quei bond acquistando un CDS era stato pagato un prezzo pari a 91.375 centesimi (si veda qui la Reuters di allora).