Il consiglio di gestione di Condotte spa ha rifiutato l’ultima offerta presentata venerdì 13 luglio da Attestor Capital per il salvataggio del gruppo romano di costruzioni esposto con una trentina di banche per 461 milioni di euro (su un debito complessivo di 767 milioni) che ha chiesto il concordato in bianco lo scorso gennaio. Lo ha scritto Radiocor ieri, precisando che oggi la società presenterà la dichiarazione di insolvenza al Tribunale di Roma e la richiesta di amministrazione straordinaria (legge Marzano) al Ministero dello Sviluppo.
Il fondo britannico aveva presentato un’offerta non vincolante per Condotte a inizio luglio (si veda altro articolo di BeBeez). L’intervento di Attestor, che in Italia ha un accordo di coinvestimento con Oxy Capital, avrebbe permesso al gruppo di presentare al Tribunale un piano concordatario che prevedeva l’immissione di capitali freschi e l’allungamento della scadenza media del debito. Si dice che Attestor abbia proposto il versamento di 50 milioni di euro subito e altri 150 all’omologa del concordato. In ogni caso il management di Condotte ha rinviato al mittente l’offerta, si dice perché non fosse realmente vincolante, come invece si aspettava. L’offerta sarebbe diventata vincolante soltanto dopo il via libera del consiglio di gestione di Condotte e la successiva approvazione del board di Attestor a Londra. Ma il termine per la presentazione del piano al Tribunale scade domani.
Una volta che il Mise ammetterà Condotte all’amministrazione straordinaria, dovrà nominare un commissario, che certo non avrà vita facile, visto che il gruppo al momento non ha più liquidità: tutti i cantieri sono fermi e ci sono tre-quattro mesi di stipendi arretrati da pagare (2.800 dipendenti al 31 dicembre scorso).
Condotte aveva chiuso il bilancio 2016 con ricavi consolidati per 1,17 miliardi (o 1,3 miliardi di valore della produzione), un ebitda di 98,3 milioni e un utile netto di 12,4 milioni, ma nonostante questi numeri, la società controllata dalla holding Ferfina della famiglia Bruno Tolomei Frigerio è arrivata alla crisi, perché a fronte di un corposo portafoglio ordini esiste un’oggettiva difficoltà di incasso dei crediti vantati nei confronti del pubblico e nel contempo c’è appunto un debito pesante da onorare (460,8 milioni di posizione finanziaria netta a fine 2016, si veda qui l’analisi di Leanus, dopo essersi registrati gratuitamente).
Il portafoglio ordini a fine 2017 era infatti salito a 6 miliardi di euro. Oltre al riavvio dei lavori per la stazione Foster e il tunnel della Tav a Firenze, Condotte è impegnata nella costruzione della Città della Salute e della Ricerca sulle aree ex Falck a Sesto San Giovanni, nel nuovo polo bibliotecario e nel nuovo carcere di Bolzano, nel quarto lotto dell’Alta Velocità Milano-Genova e nel primo lotto della Brescia-Verona. Ma anche nel tunnel base del Brennero in Austria, nel ponte Storstrom in Danimarca, nel progetto ferroviario Follo Line in Norvegia, nell’ospedale di Chillan in Cile, nell’adeguamento dell’aeroporto internazionale di Aimé Cesaire in Martinica e nel nuovo ospedale di Skopje.
Condotte presenta ben 400 milioni di crediti maturati nei confronti della pubblica amministrazione. Uno dei clienti più esposti è Eur spa, la controllata dal ministero delle Finanze (90%) e partecipata al 10% dal Comune di Roma: in ballo ci sono almeno 212 milioni legati alla realizzazione della Nuvola di Fuksas, il nuovo centro congressi della Capitale in zona Eur.