Si avvicina la data del 14 dicembre, quando si terrà l’asta per Villa Corbelli a Rivaltella (Reggio Emilia) dove ha sede lo stabilimento di Ferrarini spa, il noto produttore italiano di salumi in procedura di concordato (si veda qui il sito dell’Istituto Vendite Giudiziarie Reggio Emilia).
Ricordiamo che lo scorso ottobre il Tribunale di Reggio Emilia ha ammesso la società alla procedura di concordato in continuità (si veda altro articolo di BeBeez). Mentre a luglio lo stesso Tribunale aveva emesso un’ordinanza con la quale appunto aveva fissato la data dell’asta per Villa Corbelli, con base d’asta di circa 3,7 milioni di euro e offerta minima fissata a 2,7 milioni, denaro che sarebbe utilizzato per rimborsare Intesa Sanpaolo, che vanta un credito di 18 milioni di euro nei confronti di Lina Botti, vedova di Lauro Ferrarini e proprietaria di villa Corbelli. L’immobile era stato posto a suo tempo a garanzia di finanziamenti che sono stati rimborsati solo in parte (si veda qui Reggionline).
Intanto però si sono diffuse notizie di una possibile delocalizzazione della produzione in Spagna e quindi nei giorni scorsi Roberto Pini, amministratore delegato del gruppo Ferrarini, ha chiarito: “La notizia di delocalizzazioni di produzione da parte di Ferrarini e Vismara, una volta ottenuta l’omologa del concordato, è priva di ogni fondamento e soprattutto di qualsiasi logica industriale e commerciale. Che senso avrebbe acquistare una delle aziende simbolo dell’alimentare Made in Italy e poi delocalizzarla in Spagna? Lo stabilimento di macellazione in Spagna, hub europeo del mondo suinicolo, è nato per servire i clienti internazionali e fattureremo nel 2022 circa 1,5 miliardi di euro e nel 2021 il fatturato sarà prossimo a 1 miliardo“. Il ceo inoltre ha rassicurato: “Per Reggio Emilia, una volta avuta l’omologa del concordato, abbiamo in programma importanti investimenti. Con Ferrarini stiamo lavorando a percorsi integrati sulle filiere animal welfare, antiobiotic free e sulla filiera biologica utilizzando esclusivamente suini del circuito DOP nati, allevati e macellati nei nostri impianti italiani” (si veda qui il comunicato stampa).
In attesa di vedere gli sviluppi di quella che ormai è una storia infinita, ricordiamo che l’ok al concordato era arrivato a più di un anno di distanza da quando la proposta concordataria era stata presentata, l’11 agosto 2020, al foro reggiano dalla cordata formata dalla famiglia Ferrarini, dal gruppo Pini (già azionista di Ferrarini all’80% dal febbraio 2019, quando aveva messo sul tavolo 10 milioni di euro per ricapitalizzare la società, si veda altro articolo di BeBeez) e AMCO (si veda altro articolo di BeBeez), prima che partisse una battaglia legale sulla competenza del foro reggiano, innescata dalla cordata concorrente.
Quest’ultima è composta come noto da Opas (Organizzazione Produzione Allevatori Suini), il più importante network italiano nella filiera del suino, Intesa Sanpaolo, Unicredit, il Gruppo Bonterre – Grandi Salumifici Italiani (operatore di riferimento del mercato italiano ed europeo dei salumi di qualità, formaggio Parmigiano-Reggiano, snack e di piatti pronti), e HP srl (società attiva nel sostegno e nell’innovazione dell’agrifood) (si veda altro articolo di BeBeez). La battaglia legale ha quindi allungato inevitabilmente i tempi della procedura. A questo punto l’adunanza dei creditori è fissata per il 12 maggio del 2022.
Ricordiamo che il gruppo Ferrarini era entrato in tensione finanziaria per colpa di un incremento del debito dovuto a finanziamenti che Veneto Banca aveva erogato a Ferrarini affinché acquistasse azioni della banca stessa. Il debito in questione ammonta a circa 360 milioni di euro, di cui 112 in capo alla società operativa e il resto a carico di società agricole e holding varie. Nonostante Ferrarini avesse visto i ricavi fare un vero e proprio salto nel 2017 a 335 milioni, con un ebitda che era salito a 29,5 milioni, quindi, il peso del debito risultava ancora eccessivo. Questo include 35,5 milioni di euro di minibond quotati all’ExtraMot Pro. Nel dettaglio, si tratta di un bond da 5,5 milioni a scadenza dicembre 2020 con cedola 5,625%, emesso nel dicembre 2016 e sottoscritto dal fondo di minibond di Duemme sgr (gruppo Mediobanca), e di un bond da 30 milioni a scadenza aprile 2020 e cedola 6,375%, emesso nell’aprile 2015.