Dea Capital Alternative Funds sgr, che con il suo fondo CCR II è il principale creditore finanziario di Grotto spa, il gruppo di Chiuppano (Vicenza) produttore dei noti jeans Gas, è ufficialmente disponibile a un incontro con i dipendenti della società che è a rischio fallimento, dopo il voto negativo dell’adunanza dei creditori al piano concordatario dello scorso 16 settembre (si veda altro articolo di BeBeez). Lo si legge in una lettera inviata dalla sgr ai dipendenti lo scorso sabato 16 ottobre, in risposta a una missiva degli stessi dipendenti che chiedevano un incontro per un chiarimento. Una lettera in cui l’sgr si toglie parecchi sassolini dalle scarpe, lanciando una serie di accuse alla proprietà.
Nella lettera, che BeBeez è riuscita a visionare, l’sgr premette che “la salvaguardia dei posti di lavoro è sempre stata ed è al centro delle considerazioni delle nostre iniziative e negli anni abbiamo concretamente dimostrato di lavorare per il salvataggio delle aziende, operando al fianco di imprenditori che hanno messo al primo posto l’azienda e i propri lavoratori. Cartiere Paolo Pigna, Snaidero, Targetti e tantissime altre aziende, ne sono testimonianze fattive”.
Tuttavia, prosegue l’sgr, “per amor di verità, purtroppo nel caso di Grotto spa non è stato possibile farlo, non per nostra responsabilità. Solo per citare alcuni esempi, nel 2018 eravamo pronti a firmare l’accordo proposto dalla società e dai soci (mettendo anche a disposizione nuove risorse finanziarie), ma purtroppo la proprietà si è inspiegabilmente chiamata fuori a pochi giorni dalla firma. Nel 2019 abbiamo dato il nostro assenso all’investitore individuato dalla famiglia Grotto che avrebbe immesso importanti risorse a tutela della continuità aziendale e dei posti di lavoro, ma ancora una volta la proprietà ha improvvisamente rifiutato di formalizzare l’intesa da essa stessa inizialmente sottoscritta, avviando la procedura concordataria che ha contribuito a depauperare il valore aziendale rendendo più fragile la tenuta della base occupazionale. Successivamente, all’interno della procedura di concordato, la società ha presentato una pluralità di piani mai reputati fattibili dagli organi della procedura, come confermato anche dall’ultima relazione che sottolinea come ‘il raggiungimento degli obiettivi di piano non sia, ad oggi, tecnicamente plausibile‘ (si veda altro articolo di BeBeez, ndr). La proprietà e l’attuale gestione hanno rifiutato anche durante il concordato di ricercare soluzioni costruttive nell’interesse della società e dei posti di lavoro, arrivando ad impedire ai creditori, nonostante un provvedimento ad hoc del tribunale, di poter analizzare i dati societari”.
Detto questo, conclude la lettera, l’sgr è ben contenta di incontrare i rappresentanti dei dipendenti di Grotto “al tavolo ministeriale per la ricerca di soluzioni che possano concretamente mirare al salvataggio dell’azienda” e aggiunge: “Noi abbiamo sempre dato la nostra disponibilità alla società e ai suoi professionisti ma fino ad oggi senza esito”.
Ricordiamo che secondo quanto risulta a BeBeez, tre potenziali investitori seri di matrice industriale e imprenditoriale hanno contattato nelle scorse settimane i creditori finanziari per sondare il terreno nel momento in cui si proponessero alla società nella veste di cavaliere bianco con il MISE che a sua volta starebbe mettendo a disposizione tutti gli strumenti possibili a supporto del salvataggio, in primo luogo prevedendo l’intervento del Fondo per la salvaguardia dei livelli occupazionali e la prosecuzione dell’attività d’impresa previsto dall’art. 43 del Decreto Rilancio (qui il testo coordinato del Decreto Rilancio del 19 maggio 2020 n. 34 con la legge di conversione 17 luglio 2020 n. 77), sulla falsariga di quanto già fatto per Corneliani (si veda altro articolo di BeBeez) e Canepa (si veda altro articolo di BeBeez). E la sensazione è, dicono a BeBeez fonti vicine al dossier, che Dea CCR II, il principale creditore finanziario, sarebbe pronto a intervenire al fianco del nuovo investitore e del MISE, convertendo parte dei crediti in portafoglio in equity e/o investendo nuova finanza. Una mossa che ragionevolmente potrebbe fare anche AMCO, a sua volta importante creditore. Si parla di necessità di nuova finanza per 6-10 milioni di euro.