Trevi Finanziaria Industriale (Trevifin), in occasione della presentazione deli risultati dei nove mesi, ha confermato il 28 novembre scorso l’imminente ricorso alla Corte d’Appello di Bologna contro il rigetto dell’accordo di ristrutturazione da parte del Tribunale di Forlì (si veda qui il comunicato stampa).
Quest’ultimo infatti ha negato l’omologa del piano concordatario di Trevifin raggiunto con i creditori ai sensi dell’art. 182-bis della Legge Fallimentare. Il gruppo di ingegneria del sottosuolo, in difficoltà dall’autunno 2017 soprattutto per un crollo di attività nel settore oil&gas, aveva commentato in una nota che riteneva “del tutto errato, nei presupposti di fatto e diritto, il provvedimento del Tribunale di Forlì” e che avrebbe presentato reclamo alla Corte di Appello di Bologna. Si dice che i giudici abbiano respinto il piano per una causa ostativa formale: la presunta non indipendenza dell’attestatore Enrico Laghi, che ha vidimato il progetto di ristrutturazione costruito dai soci (Cdp, il fondo di private equity Polaris Capital Management e la famiglia Trevisani) e dalle banche creditrici, tra cui Intesa Sanpaolo e Unicredit (si veda altro articolo di BeBeez).
![Il titolo Trevifin a Piazza Affari](https://bebeez.it/files/2019/12/Schermata-2019-12-02-alle-06.08.33.png)
Contestualmente, gli azionisti di Trevi (FSI Investimenti e Polaris Capital Management LLC), hanno confermato gli impegni assunti nei confronti della società: aumento del capitale in opzione da 130 milioni di euro per la loro porzione di massimi 77,5 milioni di euro totali. Mentre il Gruppo Meil (Megha Engeneering & Infrastructures Ltd) ha a sua volta confermato di essere disponibile al closing dell’acquisto della divisione Oil&Gas, a seguito dell’omologa. La cessione è prevista dal piano di ricapitalizzazione e di ristrutturazione del debito predisposto dal consiglio di amministrazione di Trevifin nel maggio scorso (si veda altro articolo di BeBeez). Per un riassunto completo di tutti gli eventi relativi alla storia di Trevi degli ultimi due anni, si veda pag. 69 dell bilancio 2018 del gruppo, pubblicato a fine ottobre.
Quanto ai numeri del gruppo, ha chiuso i nove mesi a fine settembre con ricavi consolidati per 448,5 milioni di euro, un ebitda di 25,6 milioni di euro e una posizione finanziaria netta a 740,3 milioni di euro (dai 736,3 milioni al 30 giugno 2019). La posizione finanziaria netta a fine ottobre, poi, è salita a 742,3 milioni (si veda qui il comunicato stampa del 30 novembre).
Trevi aveva chiuso il 2018 con ricavi a 618,1 milioni di euro, un ebitda di 50,1 milioni e un debito finanziario netto di 692,6 milioni di euro, mentre il 2017 si era chiuso con ricavi consolidati per 949,2 milioni di euro (dai 1.083 del 2016), un ebitda negativo di 81,4 milioni (da 88,5 milioni) e un debito finanziario netto di 619,8 milioni di euro (in aumento da 500,1 milioni del 2016).
La posizione finanziaria netta del gruppo include il bond da 50 milioni di euro emesso nel 2014 e originariamente in scadenza nel 2019 (si veda altro articolo di BeBeez). Il bond venerdì 29 novembre ha chiuso all’ExtraMot Pro3 a 69 centesimi, mentre il titolo azionario in borsa era in lieve recupero dai minimi a quota 16,2 euro. Lo scorso maggio l’Assemblea degli obbligazionisti aveva approvato la concessione di waiver e la modifica di alcuni termini del regolamento del prestito. In particolare la data di scadenza del prestito che è stata posticipata al 31 dicembre 2024 e gli interessi erano stati ridotti dal 5,25% al 2%. L’efficacia delle modifiche al regolamento del prestito era però subordinata alla condizione risolutiva della mancata concessione dell’omologa dell’accordo di ristrutturazione e del mancato verificarsi del closing dell’operazione complessiva di ricapitalizzazione entro il 31 dicembre 2019. E ora, visti gli sviluppi delle ultime settimane, quella data sembra praticamente impossibile da rispettare.
Per questo motivo è stata fissata una nuova assemblea degli obbligazionisti a dicembre (il 20, 27 e 30 dicembre, in prima, seconda e terza convocazione), che vada a modificare la data della deadline. “Tenuto conto delle iniziative sopra descritte, la società ritiene non verosimile che si possa procedere entro l’anno in corso all’esecuzione dell’aumento di capitale deliberato lo scorso 17 luglio 2019. Conseguentemente, la società ha convocato l’Assemblea degli Obbligazionisti al fine di estendere il termine previsto dalla condizione risolutiva dalla originaria scadenza del 31 dicembre 2019 fino alla nuova scadenza del 31 luglio 2020, al fine di consentire un più ampio margine temporale per l’ottenimento dell’omologazione dell’Accordo di Ristrutturazione e per l’esecuzione del closing dell’operazione”, si legge nella documentazione messa a disposizione degli obbligazionisti, in vista dell’assemblea.
Il Gruppo Trevi è leader a livello mondiale nell’ingegneria del sottosuolo (fondazioni speciali, scavo di gallerie e consolidamenti del terreno e realizzazione e commercializzazione dei macchinari e delle attrezzature specialistiche del settore); è anche attivo nel settore delle perforazioni (petrolio, gas, acqua) sia come produzione di impianti che come servizi prestati e nella realizzazione di parcheggi sotterranei automatizzati.
Nato a Cesena nel 1957, conta più di 30 sedi e una presenza in oltre 80 Paesi. Conta 4 divisioni: la Divisione Trevi, che opera nei servizi specializzati dell’ingegneria del sottosuolo, la Divisione Petreven attiva nei servizi di perforazione petrolifera, la Divisione Soilmec, che produce e sviluppa i macchinari e gli impianti per l’ingegneria del sottosuolo e la divisione Drillmec che produce e sviluppa gli impianti per le perforazioni (petrolio, gas, acqua).