Tutto da rifare per il salvataggio di Carige. Gli americani di Blackrock, infatti, nella tarda serata di mercoledì hanno fatto sapere ai commissari straordinari della banca genovese Pietro Modiano, Fabio Innocenzi e Raffaele Lener, che non intendono più condurre l’investimento al quale stavano lavorando da mesi. E ieri mattina è arrivato il comunicato ufficiale di Carige (si veda qui il comunicato stampa).Una doccia fredda che però, secondo quanto risulta a BeBeez, non è proprio arrivata inaspettata, per chi conosce il modo di lavorare di Blackrock.
Si tratta infatti di un asset manager che, sebbene avrebbe investito con uno dei suoi fondi chiusi dedicati ale special situation, in Italia è molto presente sul fronte dei fondi aperti ed è quindi molto sensibile all’aspetto reputazionale, rispetto ad altri colleghi investitori internazionali in asset distressed. E proprio il rinnovato aumento del rischio reputazionale negli ultimi dieci giorni, legato alla ai timori dei sindacati di possibili tagli di posti di lavoro in massa a valle dell’accordo, tagli che i commissari hanno fortemente smentito, avrebbe spinto comunque i vertici del gruppo Usa a fare dietrofront per tirarsi fuori da una situazione che a livello di immagine stava diventando troppo pericolosa. Anche perché quel rischio era al momento tutto sulle spalle di Blackrock, visto che i possibili coinvestitori non erano ancora nomi ufficiali da spendere. E quel rischio è stato evidentemente giudicato troppo grande rispetto al ritorno atteso sull’investimento.
Il dietrofront è arrivato paradossalmente proprio quando tutti i tasselli del puzzle si stavano incastrando. Lunedì 6 maggio, infatti, lo Schema Volontario del Fondo di tutela dei depositi aveva approvato la conversione a capitale dei 320 milioni di bond subordinati Tier 2 sottoscritti dallo Schema nel 2018, che era il primo passo della serie per arrivare alla prospettata ricapitalizzazione da 720 milioni di euro. Successivamente, infatti, Blackrock e altri coinvestitori avrebbero sottoscritto il resto dell’aumento di capitale, coinvolgendo anche la famiglia Malacalza, che attualmente possiede il 27,8% della banca e che si sarebbe potuta impegnare per 70-80 milioni. A valle dell’operazione, i fondi di BlackRock e dei coinvestitori avrebbero avuto il 45%, lo Schema Volontario il 35%, i Malacalza il 10% e il restante 10% sarebbe stato flottante. L’accordo su questi punti era stato trovato lo scorso 24 aprile nel corso di una riunione nella sede di Banca d’Italia a Roma alla quale avevano partecipato il vicedirettore generale di via Nazionale, Fabio Panetta, il team dei rappresentanti del fondo alternativo di special situation di BlackRock, i vertici dello Schema Volontario e i commissari (si veda altro articolo di BeBeez).
Il comunicato di Carige spiega che a questo punto “proseguono le valutazioni riguardanti ulteriori soluzioni di mercato finalizzate ad assicurare stabilità e rilancio di Banca Carige”. E pare che il dossier sia ora nelle mani di quattro fondi specializzati, tre dei quali stavano trattando il coinvestimento con Blackrock. Il primo problema è però il tempo. La Bce ha chiesto la presentazione di offerte vincolanti entro il 17 maggio.
Il comunicato ricorda però che “restano, in ogni caso, ferme le previsioni del titolo II del DL 8 gennaio 2019 che consentono l’eventuale avvio dell’iter per la richiesta di ricapitalizzazione precauzionale al Ministero dell’Economia”, come quella decisa per Mps, rivolta a banche solventi con deficit negli scenari avversi degli stress test. Il decreto ha dato autorizzazione al ministero dell’Economia a sottoscrivere azioni di Carige nel limite massimo di un miliardo di euro. La ricapitalizzazione preventiva comporterebbe il burden sharing con l’annullamento degli azionisti e la conversione del bond subordinato sottoscritto dallo Schema Volontario. Non scatterebbe invece il bail-in e quindi non sarebbero coinvolti obbligazionisti senior né depositanti oltre 100 mila euro (quelli al di sotto della soglia sono garantiti sempre)