Domani dovrebbero definitivamente diradarsi le nubi su Fimer, produttore di inverter fotovoltaici e delle soluzioni di ricarica per veicoli elettrici, ammesso lo scorso settembre dal Tribunale di Arezzo alla procedura di concordato in continuità diretta (si veda altro articolo di BeBeez). È quanto risulta a BeBeez dopo le anticipazioni di MF e La Nazione. Il 28 aprile è infatti la data fissata dai giudici per dirimere il contrasto emerso tra la proprietà e il consiglio di amministrazione uscente, composto da Claudio Roberto Calabi, Francesco Di Giovanni e Alvise Deganello, che oltre un mese fa ha accettato l’offerta vincolante di McLaren Applied, leader nelle soluzioni ingegneristiche e tecnologiche avanzate, controllata dal fondo britannico Greybull Capital, che per l’acquisizione ha messo sul piatto tra equity e finanziamento complessivamente 50 milioni di euro, pari all’intero fabbisogno concordatario.
Ricordiamo, infatti, che Il vecchio Cda aveva infatti accettato oltre un mese fa l’offerta vincolante di McLaren Applied, mentre la famiglia Cazzaniga avrebbe voluto accogliere quella del family office paneuropeo Clementy, presentata a fine marzo.
Fimer fa capo alla famiglia Cazzaniga, in particolare ad Ambrogio Cazzaniga, alla moglie Maria Susanna Sottocorno e al figlio Filippo Cazzaniga. Padre e figlio possiedono quasi l’intero controllo attraverso il veicolo lussemburghese Fintechno TLC International sa, mentre la madre detiene il restante 9,7% del capitale di Fimer. Ma nei giorni scorsi i proprietari si sono mostrati appunto più propensi ad accettare l’offerta vincolante presentata sempre oltre un mese fa dal family office paneuropeo Clementy Group, sollevando il vecchio cda e cooptandone uno con quattro componenti, tra i quali Luca Bertazzini, che ieri ha partecipato alla riunione convocata dalla Regione Toscana presso lo stabilimento di Terranuova Bracciolini (Arezzo) con il sindaco Sergio Chienni e le principali sigle sindacali.
Ma ora la questione dovrebbe essere finalmente rientrata, salvo eventuali sorprese dell’ultimo minuto, perché un partner industriale come McLaren Applied offre maggiori garanzie di sviluppo rispetto a un socio soltanto finanziario come Clementy Group. In gioco c’è anche il mantenimento dei livelli occupazionali, pari a circa 400 dipendenti distribuiti tra il sito aretino e lo stabilimento di Vimercate (Monza e Brianza), ai quali bisogna aggiungere altri 300 addetti operanti nell’indotto toscano. Così domani il vecchio cda dovrebbe tornare in azione con i pieni poteri dopo aver ricevuto il placet della proprietà per poi depositare l’offerta di McLaren e Greybull Capital in Tribunale. L’advisor legale di Fimer è lo Studio Legale Gatteschi di Arezzo, mentre quello finanziario è Kpmg.
Nel frattempo la Regione Toscana ha convocato per il 5 maggio il tavolo per chiedere conto delle decisioni assunte per assicurare il rispetto degli impegni con i lavoratori e le istituzioni, mentre l’11 maggio è prevista l’adunanza dei creditori, inizialmente fissata a marzo.
Fimer è entrata in tensione in seguito all’acquisizione, all’inizio del mese di marzo del 2020, della divisione di inverter solari del colosso svizzero ABB, affare che aveva dato vita al quarto produttore al mondo di inverter e che le ha consentito di arrivare ad avere una presenza in oltre venti Paesi, circa 1.100 dipendenti (oggi mille) e uno stabilimento a Bangalore, in India (si veda qui il comunicato stampa dell’epoca). Fino ad allora vantava nell’ambito del fotovoltaico clienti come Enel Green Power, Eni, Edf, Engie e Iberdrola. Fimer è attiva anche nella mobilità elettrica con la costruzione di colonnine per Engie, Enel X, Eni e Stellantis tramite Free2Move, quest’ultimo cliente perso di recente assieme ad altri.
L’azienda aveva prospettive di crescita tali da prendere in considerazione anni fa la possibilità di quotarsi a Piazza Affari. Prima della pandemia (nel 2019) Fimer fatturava oltre 281 milioni di euro, scesi a meno di 150 milioni nel 2020, anche se aveva un ebitda negativo per quasi 27 milioni, un rosso diventato però di 89 milioni l’esercizio seguente, erodendo il patrimonio netto fino a farlo diventare negativo per 55 milioni (si veda qui il report di Leanus, dopo essersi registrati gratuitamente). Il problema sarebbe stato anche l’eccessiva dimensione della società acquisita rispetto a quella dell’acquirente. Infatti nel 2019 i ricavi di Power One Italy, la divisione italiana ceduta da ABB (per la quale La Nazione parla di circa cento contratti interinali attualmente non rinnovati), si attestavano a 300 milioni di euro (in crescita di quasi 60 milioni dal 2018), a fronte di un rosso di 9 milioni. L’operazione era stata strutturata con una fusione inversa, con cui Power One ha assorbito la Fimer originaria, modificando la propria ragione sociale nell’attuale Fimer spa e trasferendo la sede da Terranuova Bracciolini (Arezzo) a Milano.
Arriviamo così pochi mesi fa alla richiesta di concordato in continuità diretta, che ha consentito l’apporto di nuova finanza per 45 milioni di euro erogati da Generalfinance, che ha aumentato il plafond di 15 milioni (si veda qui il post su Linkedin). Queste risorse sono state utili e stanno servendo all’acquisto delle materie prime e dei componenti indispensabili per l’attività produttiva che, a fronte di un portafoglio ordini in crescita dall’anno scorso, ha permesso di finanziare l’avvio delle nuove produzioni caratterizzate da un alto contenuto di innovazione, affidabilità e competitività nel campo dell’energia solare e della mobilità elettrica.