Fimer, azienda che produce al 100% in Italia, con sedi in Italia, a Vimercate (Monza e Brianza) e Terranuova Bracciolini (Arezzo), attiva nel campo dell’energia solare e della mobilità elettrica (produce inverter per impianti fotovoltaici e colonnine elettriche), è stata ammessa dal Tribunale di Arezzo alla procedura di concordato in continuità diretta con provvedimento notificato in data 22 settembre 2022, sulla base del piano industriale presentato lo scorso 28 giugno, che prevede il pieno sviluppo delle attività produttive (si veda qui il comunicato stampa).
Il piano industriale prevede il progressivo ma costante superamento della crisi finanziaria che ha colpito l’azienda durante l’emergenza pandemica, caratterizzata anche dalla grave scarsità di componenti e materie prime su scala globale, tutti fattori che hanno contribuito (unitamente ad altri di natura gestionale) all’emergere e successivo aggravarsi della crisi di liquidità e al rallentamento delle attività.
Elemento essenziale per il ritorno a pieno regime delle attività produttive previste dal piano industriale è l’apporto di nuova finanza per 45 milioni di euro, autorizzata dal Tribunale di Arezzo, che verranno erogati da Generalfinance, che aumenterà quindi in maniera importante il plafond, prima di 15 milioni (si veda qui il post su Linkedin). Tali risorse finanzieranno l’acquisto delle materie prime e componenti indispensabili ad avviare il recupero dell’attività produttiva che, a fronte di un portafoglio ordini molto elevato, permetterà di finanziare l’avvio delle nuove produzioni recentemente lanciate (e pronte per aggredire il mercato) caratterizzate da un alto contenuto di innovazione, affidabilità e competitività nel campo dell’energia solare e della mobilità elettrica. Gli ordini intanto, fanno sapere dalla società, sono ripresi.
Termini, obiettivi e concreta fattibilità del piano industriale predisposto dalla società con il supporto dell’advisor finanziario KPMG, come richiesto dalla legge, sono stati oggetto di attestazione indipendente emessa da Massimo De Dominicis il quale, assieme ai membri del cda ed agli avvocati dello Studio Gatteschi di Arezzo, ha partecipato all’udienza tenutasi in data 14 settembre presso il Tribunale di Arezzo, che ha preceduto l’ammissione di Fimer alle successive fasi della procedura.
Fimer è uno dei maggiori produttori al mondo di sistemi per la produzione di energia da fonti rinnovabili. La società conta circa 1000 dipendenti e un portafoglio completo di soluzioni per tutti i segmenti di mercato. Le competenze vengono ulteriormente rafforzate dal suo approccio deciso e flessibile, che la spinge ad effettuare investimenti costanti in R&D. Ha una presenza in oltre 20 paesi.
Lo scorso maggio la Fimer aveva suscitato l’interesse di Certina Holding, private equity tedesco specializzato in turnaround aziendali, e del fondo inglese Attestor Capital, anch’esso specializzato in ristrutturazioni (si veda altro articolo BeBeez). Entrambi fondi avevano incontrato sindacati e regione a scopo conoscitivo. Al vaglio c’erano varie soluzioni, dall’ingresso diretto nel capitale alla possibile creazione di una newco. Ma non ci sono in questo momento, secondo quanto risulta a BeBeez, altre negoziazioni in atto. Secondo precedenti indiscrezioni di stampa, Aurelius, operatore tedesco paneuropeo di private equity di mid-market specializzato in complessi carve-out di attività aziendali e turnaround, risultava tra gli investitori interessati, ma poi non si è concretizzato nulla.
A fine 2021, Fimer aveva avviato le pratiche per una procedura di concordato presso il Tribunale di Arezzo (si veda il Corriere di Arezzo), che a valle delle offerte di Certina ed Attestor aveva deciso di concedere alla società di Vimercate presieduta da Filippo Carzaniga (esponente della famiglia cui fa capo Fimer) la proroga al 30 giugno per la presentazione della domanda di pre-concordato in bianco e scongiurare così il fallimento di un gruppo che dà lavoro a quasi 800 persone tra lavoratori diretti e indotto.
Uno step fondamentale per il concordato è stata proprio la finalizzazione della trattativa con Generalfinance, che si era detta disponibile a offrire fino a 15 milioni di euro di finanza ponte tramite linee di factoring, che così garantiranno la continuità aziendale mentre viene predisposto il piano di ristrutturazione.
Fimer è entrata in tensione in seguito all’acquisizione, nel marzo 2020, della divisione di inverter solari del colosso svizzero ABB, deal che aveva dato vita al quarto produttore al mondo di inverter, con ricavi per circa 350 milioni (si veda qui il comunicato stampa di allora). Fino ad allora, vantava nell’ambito del fotovoltaico clienti come Enel Green Power, Eni, Edf, Engie ed Iberdrola. Fimer era attiva anche nella mobilità elettrica con la costruzione di colonnine per Engie, Enel X, Eni e Stellantis(tramite Free2Move).
L’azienda aveva prospettive di crescita tali da prendere in considerazione nel 2018 la possibilità di quotarsi a Piazza Affari. Il problema, in sintesi, come spiegato in passato dal segretario della Cgil di Arezzo Alessandro Tracchi, sembrerebbe essere stata l’eccessiva dimensione della società acquisita rispetto a quella dell’acquirente. Infatti nel 2019 i ricavi di Power One Italy, la divisione italiana ceduta da ABB, si attestavano a 300 milioni di euro (in crescita di quasi 60 mln dal 2018) a fronte di un rosso di 9 milioni, contro i 51 milioni di Fimer (in calo dai 64 del 2017) che portavano però a un utile di 1,3 milioni (si veda articolo di Milano Finanza di Febbraio 2022). Un gap così ampio che lo stesso deal è stato strutturato lungo una serie di operazioni concluse con una fusione inversa con cui Power One ha assorbito la Fimer originaria, modificando la propria ragione sociale nell’attuale Fimer spa e trasferendo la sede da Terranuova Bracciolini (Arezzo) a Milano.