Dopo aver firmato una lettera d’intenti già lo scorso anno (si veda altro articolo di BeBeez), il fondo FSI e Bancomat spa, che gestisce i circuiti di prelievo e pagamento tra i più diffusi e conosciuti in Italia, hanno annunciato ieri un accordo di partnership strategica che porterà il fondo guidato da Maurizio Tamagnini a diventare un nuovo azionista della società dei prelievi con una minoranza significativa, al fianco delle banche già azioniste. L’operazione avverrà tramite un aumento di capitale riservato da 100 milioni di euro (si veda qui il comunicato stampa).
Nell’operazione Bancomat è stata assistita da Mediobanca, Studio Legale Gattai, Minoli, Partners, PwC Strategy& e Prof. Avv. Salvatore Maccarone, mentre FSI è stata assistita da WePartner, Studio Legale Pedersoli, KPMG e CMC Labs.
L’operazione prevede anche l’adozione di una governance funzionale a rafforzare il posizionamento competitivo di Bancomat come azienda di mercato dinamica e orientata al cliente e all’innovazione tecnologica. L’iniziativa prevede inoltre la possibilità di estendere la partecipazione alla governance e alla creazione di valore della società anche ad altri clienti, attuali e potenziali, di Bancomat.
Il circuito Bancomat vanta oltre 2,8 miliardi di operazioni di pagamento e prelievo per un valore di circa 225 miliardi su base annua e circa 32 milioni di carte in circolazione. La società partecipata da 113 banche italiane, che fanno parte degli oltre 400 prestatori di servizi di pagamento che utilizzano i suoi servizi
Ricordiamo che una riorganizzazione dell’azionariato di Bancomat è allo studio da un paio d’anni (si veda altro articolo di BeBeez), dopo l’ultimo aumento di capitale da 25 milioni sottoscritto dalle banche azioniste nel 2019 (si veda qui il comunicato stampa di allora). Nel giugno 2021, infatti, si parlava di una possibile ricapitalizzazione riservata di nuovo alle banche attuali azioniste, con il prima linea Intesa Sanpaolo (24,2%, oltre alla quota dell’inglobata UBI, 7,3%), Unicredit (18,9%), Banco BPM (7,67%), MPS (7,57%), BNL BNP Paribas (5,05%), BPER (4,6%), Cassa Centrale (2,8%) e così via. Tuttavia già allora si immaginava che l’operazione non avrebbe mancato di risvegliare l’interesse del private equity e di operatori del settore paytech. E BeBeez aveva sottolineato come il deal sarebbe potuto essere di interesse di FSI, ricordando l’analogia con quello condotto dal fondo su Cedacri, poi confluita nel gruppo ION Investments (si veda altro articolo di BeBeez).
Ora, con un colosso degli investimenti come FSI, Bancomat, guidata dall’amministratore delegato Alessandro Zollo, può andare avanti nel suo percorso di sviluppo dopo aver archiviato un bilancio 2021 con 25,82 milioni di euro di ricavi consolidati (+29,15% dal bilancio 2020, quando aveva registrato 19,9 milioni di ricavi, un ebitda di 2,3 milioni e un patrimonio netto di 24,3 milioni), grazie a circa 2 miliardi di transazioni di pagamento con PagoBancomat (+45% rispetto all’anno precedente), per un valore di circa 100 miliardi di euro, e 3,4 milioni di operazioni con il servizio digitale Bancomat Pay (+102%) (si veda qui il report di Leanus, dopo essersi registrati gratuitamente).
Il nuovo piano industriale ha come obiettivo far diventare la società degli sportelli un grande operatore europeo della monetica focalizzato su innovazione, qualità e servizio al cliente, e un abilitatore tecnologico al servizio delle esigenze dei clienti. Le nuove linee guida prevedono: il rafforzamento dell’offerta prodotti; una nuova piattaforma tecnologica in grado di offrire maggiore flessibilità e velocità nello sviluppo di servizi ai clienti; l’ampliamento dell’offerta di servizi, anche in segmenti adiacenti e sinergici; e mirate acquisizioni di aziende con competenze specifiche.
Con la partita su Bancomat che può dirsi chiusa, FSI può ora concentrarsi su un altro importante player dei pagamenti, questa volta però digitali. Con Banco BPM che ha deciso di trovare un partner per il suo business di merchant acquiring, che include anche la gestione dei pos e la distribuzione di carte di pagamento, FSI è emerso come uno dei fondi interessati al business di Piazza Meda, affianco a colossi con un solido track record nel settore come Nexi e Worldline (si veda qui altro articolo di BeBeez). L’operazione potrebbe essere annunciata nelle prossime settimane, visto che la banca milanese ha l’obiettivo di individuare entro il primo semestre dell’anno il potenziale partner e definire un term sheet vincolante per un segmento che ha fatto generare alla banca guidata dal ceo Giuseppe Castagna ricavi di circa 53 miliardi di euro fra transato vendite e prelievi, in crescita dell’11% sul 2021, a valere su oltre 140 mila POS e circa 4,4 milioni di carte di pagamento.
Secondo BPM, il business della monetica può esprimere un potenziale di valorizzazione complessiva in termini di net present value pari a oltre 2 miliardi di euro, ma stando agli ultimi rumour si parla di una valutazione del solo business di merchant acquiring di 300 milioni di euro, pari a un multiplo enterprise value/ebitda di 10/11 volte. L’asset secondo gli analisti apporta attualmente alla banca tra 35 e 40 milioni di utile operativo.