Il Tribunale di Reggio Emilia nei giorni scorsi ha omologato il concordato di Vismara. Lo riferisce Reggionline. Il produttore lecchese di salumi Vismara è controllato dal 2000 dal Gruppo Ferrarini, che a sua volta lo aveva rilevato da Nestlè.
L’omologa del tribunale, a seguito dell’adunanza dei creditori di Vismara del 19 novembre scorso (si veda altro articolo di BeBeez), permette ora di accelerare i progetti in cantiere legati non solo agli ampliamenti degli impianti di lavorazione e di confezionamento ma al debutto di nuovi prodotti: a breve sarà infatti rilanciata l’intera gamma di ingredienti a base di pancetta, cotto e altri salumi, attraverso un nuovo formato innovativo e una rivisitazione del packaging, ha anticipato al quotidiano Il Sole 24 Ore il direttore generale di Vismara, Pierluigi Colombi.
Ferrarini, che controlla Vismara dal 2000, vanta 93 milioni di euro di crediti verso il produttore di salumi, che propone di rimborsarli nella misura del 20% assegnando strumenti finanziari di partecipazione (sfp) che daranno diritto a una sorta di dividendo annuo nell’arco dei prossimi 20-30 anni, se Vismara sarà risanata e produrrà degli utili. Il piano concordatario di Vismara si fonda sulla “progressiva saturazione della capacità produttiva grazie alla prosecuzione delle lavorazioni per conto di Ferrarini, gli ammodernamenti e gli investimenti tecnologici, il lancio di nuovi prodotti e il miglioramento dell’efficienza produttiva”, ha dichiarato Colombi. Che si è dato l’obiettivo di riportare entro il 2025 il fatturato aziendale ai 60 milioni di euro del 2018, generando in cinque anni 20 milioni di ebitda. Vismara ha comunque chiuso il 2020 con 44 milioni di euro di ricavi (il 10% in più del budget) e un ebitda positivo.
L’azienda, fondata nel 1898 a Casatenovo di Lecco, può contare non solo sulla continuità di commesse da Ferrarini ma su un nuovo stabilimento di produzione, inaugurato nel 2012, tra i più avanzati nel settore per tecnologie. Inoltre attende a giorni la conferma della iscrizione del marchio Vismara nel registro speciale dei marchi storici di interesse nazionale del Mise, che garantirebbe ulteriori risorse finanziarie pubbliche, ha detto Colombi. Che ha aggiunto: “Le sorti della Vismara si legano necessariamente all’esito del concordato Ferrarini: la proposta presentata dalla cordata Pini/Amco prevede l’impegno a mantenere le produzioni in Vismara per i cinque anni necessari alla realizzazione degli obiettivi concordatari della società di Casatenovo, contrariamente alla proposta a suo tempo presentata da Bonterre/Opas”.
La storia della crisi del gruppo Ferrarini e della controllata Vismara si protrae da poco meno di tre anni. Il gruppo era entrato in tensione finanziaria per colpa di un incremento dell’indebitamento dovuto a finanziamenti che Veneto Banca aveva erogato a Ferrarini affinché acquistasse azioni della banca stessa. Il debito in questione ammonta a circa 360 milioni di euro, dei quali 112 milioni milioni in capo alla società operativa e il resto a carico di società agricole e holding varie. Nonostante Ferrarini avesse visto i ricavi fare un vero e proprio salto nel 2017 a 335 milioni, con un ebitda che era salito a 29,5 milioni, quindi, il peso del debito risultava ancora eccessivo. Il debito include 35,5 milioni di euro di minibond quotati all’ExtraMot Pro. Nel dettaglio, si tratta di un bond da 5,5 milioni a scadenza dicembre 2020 con cedola 5,625%, emesso nel dicembre 2016 e sottoscritto dal fondo di minibond di Duemme sgr (gruppo Mediobanca), e di un bond da 30 milioni a scadenza aprile 2020 e cedola 6,375%, emesso nell’aprile 2015.
Le due aziende avevano depositato al Tribunale di Reggio Emilia già nel luglio 2018 una richiesta di ammissione alla procedura di concordato in bianco (si veda altro articolo di BeBeez). Solo poche settimane prima Ferrarini aveva fatto saltare unilateralmente le trattative esclusive che aveva aperto con Italmobiliare e QuattroR. Allora si erano diffuse voci circa una trattativa parallela con un investitore industriale, che molti avevano individuato in Amadori, ma quest’ultimo aveva seccamente smentito (si veda altro articolo di BeBeez). Successivamente Amadori nel febbraio 2019 si era fatto avanti per acquisire Vismara, ma nel settembre dello stesso anno si era ritirato dalla trattativa.
Successivamente, all’inizio di novembre del 2019, una cordata formata dal Gruppo Bonterre – Grandi Salumifici Italiani, O.P.A.S. (associazione di allevatori di suini), Casillo Partecipazioni e Intesa Sanpaolo aveva sottoposto al gruppo Ferrarini e al Tribunale di Reggio Emilia un’offerta per le due aziende in sofferenza (si veda altro articolo di BeBeez ) ma Ferrarini aveva immediatamente rifiutato l’offerta in quanto non prevedeva alcuna modalità di rimvborso dei creditori (si veda altro articolo di BeBeez).
Nel frattempo, a febbraio del 2019, si era fatto avanti, affiancato da Amco, tra i principali creditori di Ferrarini, il Gruppo Pini, leader della bresaola valtellinese e primo operatore italiano nel campo della macellazione dei suini, che aveva annunciato l’accordo per rilevare la maggioranza di Ferrarini, mettendo anche sul piatto 10 milioni di euro per ricapitalizzare le società, divenendone azionista di maggioranza con l’80% del capitale (si veda altro articolo di BeBeez).
Ben presto le due cordate hanno ingaggiato un duello, con la cordata Opas Bonterre che a settembre 2020 aveva rilanciato (si veda altro articolo di Beeez) e nel frattempo aveva richiesto che la competenza sulla decisione fosse spostata al Tribunale di Bologna. La disputa è approdata alla Corte di Cassazione nel novembre scorso, dopo che Ferrarini spa aveva presentato ricorso contro il decreto emesso dalla Corte d’appello di Bologna il 13 ottobre, in cui si dichiarava l’incompetenza del Tribunale di Reggio Emilia sulla procedura di concordato di Ferrarini venendo quindi incontro alla richiesta della cordata concorrente (si veda altro articolo di BeBeez). Il punto del contendere era che il piano Ferrarini-Pini promette di soddisfare i creditori chirografari al 33% e che la cordata concorrente ritiene che questa percentuale renda inammissibile la proposizione di concordati concorrenti, così come scritto testualmente in una nota diffusa l’1 settembre scorso. La cordata Bonterre accusava quindi Ferrarini e Pini di voler di fatto impedire con dei pretesti il confronto competitivo fra le due proposte e per questo ha voluto spostare la competenza della questione su un altro tribunale. Il verdetto della Cassazione sarebbe atteso per il 18 maggio.
Ricordiamo infine che la Direzione Generale Concorrenza della Commissione Ue a novembre 2020, aveva chiesto lumi all’allora Ministro dello Sviluppo Economico Roberto Gualtieri (si veda altro articolo di BeBeez), facendo seguito alla denuncia depositata a inizio settembre agli uffici europei coordinati dalla commissaria Ue alla concorrenza Margherete Vestager (si veda altro articolo di BeBeez), a causa della partecipazione di Amco (società finanziaria del ministero del Tesoro) a una delle due cordate in corsa per il salvataggio del gruppo produttore di prosciutti.