La Murrina srl, iconico produttore di oggetti in vetro “made in Murano”, ha depositato il piano definitivo di concordato presso il Tribunale di Como (si veda qui il comunicato stampa). Ad assistere la società nell’operazione di restructuring sono lo Studio Legale del Prof. Stefano Ambrosini; Pasquale Grimaldi, coadiuvato da MG Services srl che ha redatto il piano di ristrutturazione; e l’attestatore Di Capua & Partners.
La società nata negli anni ’60 a Murano come piccola fornace gestita da un gruppo di maestri vetrai è diventata in pochi decenni protagonista del mondo dell’arredo e del design con prodotti di alta gamma che coniugano tradizione, design e tecnologia. Nel 1974 la proprietà della piccola fornace è stata trasferita alla famiglia Ceriani, già produttrice di articoli per illuminazione in vetro e metallo e da allora l’azienda ha iniziato il suo percorso di crescita anche a livello internazionale, con il marchio “la murrina” che è stato depositato in tutto il mondo. L’anno 2000 ha poi segnato l’inizio della collaborazione con importanti designer e architetti che hanno arricchito a produzione con collezioni di design contemporaneo, sempre realizzate secondo le antiche tecniche della soffiatura del vetro.
La società, guidata dal presidente e ceo Simone Ceriani, negli ultimi anni ha registrato un continuo calo di ricavi e marginalità, con l’ultimo bilancio disponibile, quello del 2018, che indicava ricavi per 4,4 milioni di euro, un ebitda negativo per 637 mila euro e una perdita netta di 3,36 milioni, che si va a sommare alle perdite di 1,4 milioni del 2017, di 4,4 milioni del 2016, di 6,75 milioni del 2015 e di 3,4 milioni del 2014. Il tutto a fronte di un debito finanziario netto a fine 2018 di 5,26 milioni di euro (si veda qui l’analisi di Leanus).
La società era stata ammessa alla procedura di concordato in bianco nell’autunno del 2018 dal Tribunale di Como che aveva concesso tempo sino al 14 febbraio 2019 per il deposito del piano e della proposta di concordato preventivo (si veda qui il decreto del Tribunale), termine che poi era stato spostato all’aprile successivo. Nel maggio 2019 il Tribunale aveva dichiarato aperta la procedura di concordato, ordinando la convocazione dei creditori per il 14 ottobre 2019, ma poi l’adunanza dei creditori è stata differita più volte.
Nel frattempo, però, l’emergenza sanitaria ha determinato il superamento delle previsioni alla base del piano concordatario e, di riflesso, l’impossibilità per la società in prospettiva, di far fronte alla proposta di concordato nei termini originariamente previsti. Per questo motivo, lo scorso luglio 2020 ha chiesto e ottenuto dal Tribunale la concessione di un termine di 90 giorni per il deposito di un nuovo piano e di una nuova proposta di concordato. La data fissata per la presentazione della modifica della proposta di concordato era il 16 novembre. Tutto questo è riassunto nel verbale di assemblea che nel novembre 2020 ha approvato il nuovo piano. Evidentemente, poi, ci sono stati altri ritardi, ma finalmente appunto nei giorni scorsi il famoso piano è stato depositato.ed era poi stata sucessivamente ammessa al concordato pieno con continuità aziendale. L’adunanza dei creditori si era tenuta nel novembre 2019.
Sempre nel verbale di assemblea, è spiegato che “nel periodo concesso dal Tribunale la società ha portato a termine l’espletamento degli incombenti prodromici al varo del nuovo piano e della nuova proposta. La società si appresta quindi a depositare, nel termine all’uopo concesso dal Collegio, il nuovo piano e la nuova proposta di concordato, nonché l’ulteriore documentazione prevista dalla legge. Nello specifico, il nuovo piano, empre strutturato secondo uno schema sussumibile nel concordato con continuità aziendale di cui all’art. 186-bis l. fall., prevede: (i) la prosecuzione dell’attività d’impresa in capo alla stessa società (continuità c.d. diretta); (ii) l’alienazione, previo espletamento di idonee procedure competitive, degli immobili di proprietà della società non funzionali alla continuità aziendale; (iii) l’impiego delle disponibilità liquide; (iv) l’incasso dei crediti e dei canoni di affitto; (v) l’apporto di finanza esterna per euro 500 mila euro (risolutivamente condizionato alla mancata omologazione del concordato)“.
Nel verbale si precisa anche che “grazie all’espletamento di queste misure, La Murrina srl verrà a disporre della provvista necessaria al fine di onorare la nuova proposta di concordato, la quale prevede, oltre all’integrale pagamento dei crediti prededucibili e privilegiati (questi ultimi nei limiti della capienza del bene oggetto della garanzia e fatta eccezione per i debiti previdenziali e assistenziali, per i quali il pagamento avverrà in conformità alla proposta di transazione fiscale ex art. 182-ter l. fall.), la corresponsione ai chirografar, suddivisi in otto classi, di una percentuale congrua. Il piano ha durata quinquennale, con orizzonte finale al 30 giugno 2026″.