L’azienda di lingerie di lusso La Perla Manufacturing srl intravede la luce in fondo al tunnel con l’apertura della procedura di amministrazione straordinaria decretata venerdì sera dal Tribunale di Bologna. Scongiurata la liquidazione, “la conservazione dell’impresa, pur nella estrema sommarietà delle indicazioni proposte dai commissari, appare allo stato perseguibile alla luce dei plurimi interessamenti pervenuti agli organi delle distinte procedure, che hanno a oggetto anche la componente produttiva (e commerciale-distributiva)”, si legge nelle tredici pagine del provvedimento. A patto, però, che “l’impresa sia posta immediatamente in condizioni di riavvio delle produzione e commercializzazione secondo criteri di economicità e sia attivato con sollecitudine il procedimento di ricerca dell’acquirente che impedisca la dispersione del ’capitale umano’”, pari a 212 lavoratrici attualmente in cassa integrazione straordinaria, oltre che la svalutazione del marchio, si legge ancora.
Secondo indiscrezioni, ci sarebbero quattro soggetti interessati, tra cui una società italiana, e anche il fondo olandese Tennor Holding BV (ex Sapinda Holding) di proprietà del finanziere tedesco Lars Windhorst tramite la controllata Lilac Holding Lux sarl (si veda altro articolo di BeBeez). Quest’ultimo era stato estromesso dalla gestione proprio dal Tribunale di Bologna lo scorso 1° febbraio, quando il giudice delegato Maurizio Atzori aveva dichiarato lo stato di insolvenza dell’azienda (si veda altro articolo di BeBeez).
La giudice delegata ora è Alessandra Mirabelli, poiché Atzori si è astenuto. I commissari giudiziali sono Francesco Paolo Bello, Francesca Pace e Gianluca Giorgi, che a breve dovrebbero essere confermati nel ruolo questa volta di commissari straordinari dal Ministero delle Imprese e del made in Italy (il dicastero deve nominare il commissario o i commissari entro cinque giorni dal provvedimento, ndr). Gli incaricati avranno due mesi per redigere il piano che porterà alla ripresa dell’attività produttiva e poi all’eventuale cessione.
“Con l’apertura dell’amministrazione straordinaria La Perla, determinata dal provvedimento del Tribunale di Bologna, si segna un passo importante nel garantire la stabilità e la continuità delle attività dell’azienda, nonché la tutela dei posti di lavoro. Tutti i soggetti interessati dovranno ora muoversi in coordinamento per garantire la continuità del gruppo, con la consapevolezza della complessità che caratterizza questa procedura e della necessità di individuare una soluzione industriale a breve per salvaguardare la produzione, che possa disporre anche della titolarità del marchio. Continueremo a monitorare da vicino la situazione e ad adottare con urgenza tutte le misure necessarie per assicurare il rilancio dell’azienda e la tutela delle sue lavoratrici”, ha commentato il ministro Adolfo Urso dopo la decisione del Tribunale di Bologna, arrivata in ritardo rispetto alle previsioni iniziali.
L’auspicato rilancio dell’azienda fondata nel 1954 da Ada Masotti seguirà un percorso complesso, perché La Perla Manufacturing è solo la parte produttiva del gruppo, di proprietà della britannica La Perla Global Management Uk, che controlla il marchio e che è stata messa in liquidazione lo scorso mese di novembre dall’Alta Corte di Londra per imposte non pagate da parte di Windhorst pari a 2,8 milioni di sterline (oltre 3,25 milioni di euro circa al cambio attuale) in seguito a un’istanza di HMRC-His Majesty’s Revenue & Customs. La procedura di amministrazione straordinaria della società italiana costringe pertanto a sedersi al tavolo di crisi anche i curatori inglesi e fa inoltre convergere in unico iter le altre due procedure di liquidazione avviate in Italia, ad aprile quella della parte commerciale di La Perla Italia srl (si veda qui il Portale dei creditori) e a gennaio quella della parte amministrativa di La Perla Global Management UK Limited srl.
Tornando alle offerte di acquisto, due di queste sarebbero “ritenute rilevanti” dal Tribunale di Bologna: una è quella di una società italiana che mira a rilevare “il marchio e gli asset produttivi italiani del gruppo”, l’altra è un investitore attivo nell’acquisizione e nella gestione di asset europei unici nell’industria del lusso e del lifestyle. Tra queste, come detto, c’è ancora quella del fondo Tennor, la cui proposta prevede il licenziamento di oltre un centinaio di addette a fronte di investimenti, ma è difficile che venga accettata. L’ultima, infine, dovrebbe essere quella di una società estera per l’acquisizione dei marchi e di alcune partecipazioni, che aveva in realtà presentato un’offerta vincolante valida fino al 7 maggio scorso, termine considerato con ogni probabilità prorogabile.
Il primo nodo che dovranno sciogliere i commissari è quello dei finanziamenti per far ripartire l’attività d’impresa. La società presenta infatti un’esposizione debitoria pari a oltre 107 milioni di euro, superiore ai due terzi tanto dell’attivo (circa 109,4 milioni) che del fatturato (quasi 18 milioni), secondo il Ministero. Da qui la sentenza di febbraio del Tribunale di Bologna: La Perla Manufacturing “è incapace di adempiere alle proprie obbligazioni, come risulta dai dati emersi dal bilancio ordinario d’esercizio al 31 dicembre 2022”, in profondo rosso (si veda qui il report di Leanus, dopo essersi registrati gratuitamente, e qui il bilancio 2022 della capogruppo).
I commissari, una volta formalizzata la loro nomina, dovranno poi incontrare nei prossimi giorni le dipendenti apicali che seguivano i vari settori, perché per far ripartire la produzione servirà anche risolvere alcune problematiche legate alla sicurezza dello stabilimento bolognese.
La Perla è in crisi da prima della pandemia. Nel 2019 è stata quotata sull’Euronext Growth di Parigi tramite reverse listing La Perla Fashion Holding, capogruppo di La Perla Global Management Uk, la cui ultima quotazione di 7,2 euro risale al 3 luglio scorso (si veda altro articolo di BeBeez).