La Procura della Repubblica di Ascoli Piceno sta indagando sul fallimento di Saco spa (Santarelli Costruzioni), azienda ascolana del settore delle costruzioni del cavaliere del lavoro e architetto Pietro Santarelli. Lo riferisce il Corriere Adriatico, precisando che la Guardia di finanza ha già prelevato i documenti per risalire ai motivi che hanno condotto al fallimento una delle imprese di costruzioni più floride e storiche della provincia sotto il peso di quasi 300 milioni di euro di debiti.
Saco è stata dichiarata fallita dal tribunale di Ascoli Piceno il 27 novembre 2019 (si veda altro articolo di BeBeez). La procedura era stata accelerata proprio dal cavalier Santarelli, che aveva ritirato la domanda di concordato presentata agli inizi di settembre 2019. Una mossa attuata a valle della bocciatura della proposta di salvataggio dell’azienda ascolana da parte del fondo Usa Cerberus, principale creditore dell’azienda. La decisione sarebbe stata presa in una riunione a livello internazionale che ha coinvolto anche Lady Moon, società veicolo del fondo americano specializzata nelle cartolarizzazioni e incaricata di seguire la vicenda Saco (si veda altro articolo di BeBeez).
Cerberus aveva acquisito i debiti di Saco nell’ambito dell’acquisto degli Npl di Banca Marche, che erano all’interno del portafoglio Rossini, da 760 milioni di euro lordi, ceduto a Cerberus nel novembre 2017 da Rev, la bad bank dove sono confluiti i 10,3 miliardi di crediti deteriorati di Banca Etruria, Carichieti, Cariferrara e Banca Marche (si veda altro articolo di BeBeez). Il debito di Saco verso Banca Marche ammontava a 135 milioni. L’azienda aveva richiesto il concordato in bianco nell’aprile 2019 al tribunale di Ascoli, che aveva poi prorogato il termine per depositare il piano concordatario fino al 2 settembre 2019 (si veda qui il decreto di concessione del termine). Ma visto lo stop di Cerberus nel settembre scorso, non è stato ovviamente quindi presentato nessun piano di salvataggio.
Tre mesi fa i tre curatori fallimentari nominati dal giudice Pietro Merletti (Gianni Silvestri, Filippo Di Leonardo e Mario Volpi), avevano ricostruito la complessa vicenda patrimoniale dell’impresa ascolana, al fine di poter quantificare con precisione l’ammontare del debito accumulato. E’ emerso che è pari a 299 milioni di euro. Saco è anche proprietaria di numerosi immobili, che aveva messo a disposizione inizialmente per soddisfare almeno parzialmente i creditori. Le attività hanno un valore stimato di circa 130 milioni di euro: unità immobiliari e aree edificabili in tutta Italia, dal quartiere San Lorenzo a Roma, agli appartamenti a Guidonia, in zona Cardeto ad Ancona (l’ex Umberto I) fino a Fermo, oltre a 200 piccole unità immobiliari consistenti per lo più in frustoli di terreno, posti auto e garage.