
Potrebbe essere Walter Maiocchi, il cavaliere bianco per Grotto spa, il gruppo di Chiuppano (Vicenza) produttore dei noti jeans GAS, a rischio fallimento, dopo il voto negativo dell’adunanza dei creditori al piano concordatario dello scorso 16 settembre (si veda altro articolo di BeBeez). L’imprenditore ha detto chiaro di essere interessato al dossier in un’intervista a il Giornale di Vicenza pubblicata pochi giorni fa.
Maiocchi è esperto di turnaround nel settore moda, visto che nel 2018 ha rilevato il noto brand del cachemere Malo, a sua volta allora in profonda crisi (si veda altro articolo di BeBeez).
Per Maiocchi è il secondo tentativo di rilevare GAS. Nel 2019, infatti, aveva siglato una lettera di intenti con la famiglia Grotto, ma poi l’operazione non era andata in porto. “Eravamo praticamente a pochi giorni dalla firma finale dell’accordo, ma la famiglia Grotto ha improvvisamente cambiato idea. E io sono uscito dalla sera alla mattina senza avere modo di avere spiegazioni”, ha detto Maiocchi al giornale, aggiungendo che ora ha “scritto chiaro al commissario che la manifestazione di interesse e quindi la disponibilità a formulare un’offerta è vincolata alla possibilità di avere accesso ai dati societari per poter svolgere un’analisi e valutare un’offerta”.
Ricordiamo che proprio la scarsa visibilità sui numeri dell’azienda è stata lamentata da Dea Capital Alternative sgr, gestore de fondo Dea CCR II, che è il principale creditore finanziario della società, con il 51% del debito, ossia 34,5 milioni di euro. Il fondo, infatti, a fine 2017 aveva acquistato dalle banche creditrici i crediti a medio-lungo termine di Grotto, insieme ai crediti di altre otto aziende (Canepa, Snaidero, Calvi, Pieralisi, Biokimica, Trend Group, Consorzio Latte Virgilio e Zucchi, si veda altro articolo di BeBeez). Nelle scorse settimane, poi, il fondo ha comprato anche i crediti a breve termine ancora in portafoglio a Unicredit (compresi nel calcolo dei 34,5 milioni).
A proposito delle difficoltà incontrate nella gestione della crisi Grotto, in una lettera inviata ai dipendenti di Grotto la scorsa settimana dalla sgr si leggeva che “la proprietà e l’attuale gestione hanno rifiutato anche durante il concordato di ricercare soluzioni costruttive nell’interesse della società e dei posti di lavoro, arrivando ad impedire ai creditori, nonostante un provvedimento ad hoc del tribunale, di poter analizzare i dati societari” (si veda altro articolo di BeBeez).
Sempre nella stessa lettera ai dipendenti, l’sgr ripercorreva la storia della crisi di Grotto, ricordando anche il momento delle trattative con Maiocchi, pur senza citarne il nome: “nNel 2018 eravamo pronti a firmare l’accordo proposto dalla società e dai soci (mettendo anche a disposizione nuove risorse finanziarie), ma purtroppo la proprietà si è inspiegabilmente chiamata fuori a pochi giorni dalla firma. Nel 2019 abbiamo dato il nostro assenso all’investitore individuato dalla famiglia Grotto (appunto Maiocchi, ndr) che avrebbe immesso importanti risorse a tutela della continuità aziendale e dei posti di lavoro, ma ancora una volta la proprietà ha improvvisamente rifiutato di formalizzare l’intesa da essa stessa inizialmente sottoscritta, avviando la procedura concordataria che ha contribuito a depauperare il valore aziendale rendendo più fragile la tenuta della base occupazionale. Successivamente, all’interno della procedura di concordato, la società ha presentato una pluralità di piani mai reputati fattibili dagli organi della procedura, come confermato anche dall’ultima relazione che sottolinea come ‘il raggiungimento degli obiettivi di piano non sia, ad oggi, tecnicamente plausibile‘ (si veda altro articolo di BeBeez, ndr)”.
Tornando alla proposta del 2019, Maiocchi racconta a Il Giornale di Vicenza che il suo piano “prevedeva una ristrutturazione innanzitutto commerciale: la Grotto era in una situazione debitoria molto grave e aveva l’incapacità di muoversi a livello internazionale in modo serio e concreto. Inoltre prevedeva una risistemazione della catena industriale di produzione, nonché della logistica che era dispendiosa e dispersa. Oltre al fatto che aveva bisogno di una spinta sull’e-commerce che due anni e mezzo fa era agli albori”.
La proposta di oggi di Maiocchi è molto simile a quella di allora, ma, ha aggiunto l’imprenditore, “la differenza è che ora non conosco la situazione attuale. All’epoca aveva messo sul tavolo 10 milioni attraverso la holding Finplace Due”, ma oggi Maiocchi non è in grado di dare una cifra: “Non sono in grado di rispondere: non conosco la situazione. Credo che in questi anni di concordato i dati siano peggiorati e pertanto, per abbozzare un nuovo piano industriale, c’è bisogno di una nuova analisi”.
Quanto alla famiglia Grotto, Maiocchi precisa: “Se nel piano 2019 i Grotto potevano rimanere a fare i passeggeri senza tenere più il volante, direi che oggi non li vorrei neppure in auto. In altre parole, oltre all’accesso alle carte, la condizione è la discontinuità totale della gestione attuale. I soci di prima non devono esserci più. Non potrei più lavorare con gente che si è comportata in questo modo cambiando improvvisamente le carte”.
Di tutto questo Maiocchi ha già parlato ovviamente con i creditori e in primo luogo con i gestori di Dea CCR II. Ha detto ancora l’imprenditore: “In via preliminare ho già sentito i maggiori creditori perché non potrei mai partire con una benda sugli occhi. Sono stato chiaro e ho detto loro che non sono ancora in grado di fornire elementi in termini numerici perché materialmente non li ho. Ma devo anche dire che due anni e mezzo fa c’era già stato l’accordo ad andare avanti. Ora il nuovo accordo è vincolato a una situazione che non conosciamo ancora e a un piano economico e finanziario che non abbiamo in mano. Ma speriamo di avere l’accesso ai dati”.
Da parte sua l’sgr, come gi anticipato da BeBeez, Dea CCR II sarebbe pronto a intervenire al fianco del nuovo investitore e anche del MISE, che a sua volta starebbe mettendo a disposizione tutti gli strumenti possibili a supporto del salvataggio, in primo luogo prevedendo l’intervento del Fondo per la salvaguardia dei livelli occupazionali e la prosecuzione dell’attività d’impresa previsto dall’art. 43 del Decreto Rilancio. Il fondo sarebbe infatti pronto a convertire parte dei crediti in portafoglio in equity e/o investendo nuova finanza. Una mossa che ragionevolmente potrebbe fare anche AMCO, a sua volta importante creditore (si veda altro articolo di BeBeez).