Il Tribunale di Milano ha omologato l’accordo di ristrutturazione ai sensi dell’articolo 182 bis della Legge Fallimentare di Metalsigma Tunesi srl, società leader nella progettazione e produzione di facciate continue in alluminio utilizzate sia in ambito civile che nautico (si veda qui il comunicato stampa). L’intesa è stata sottoscritta dalla società con i creditori bancari e finanziari, e precisamente Unicredit, Intesa Sanpaolo, Banco BPM, Mps, Banco Desio e Brianza, Prelios Credit Servicing e Amco.
Clifford Chance ha assistito una delle parti coinvolte negli accordi. La società è stata assistita dallo Studio MCM. K&L Gates ha seguito i creditori bancari e finanziari di Metalsigma Tunesi. La società si è fatta assistere dall’advisor Silvia Sinigaglia di Biss&Partners e da Alberto Guiotto in qualità di attestatore.
L’accordo prevede la rimodulazione del debito finanziario, che ammonta a circa 20 milioni di euro, nonché la realizzazione di talune operazioni straordinarie, a supporto del risanamento della società. Tra queste ultime, rientra la cessione a Marine Interiors, del gruppo Fincantieri, di una partecipazione detenuta unitamente a Metalsigma Tunesi in un consorzio attivo nelle forniture e allestimenti di interni di navi.
Tra l’altro, Marine Interiors già nell’agosto 2020 aveva affittato il ramo navale di Metalsigma Tunesi, a valle dell’autorizzazione del Tribunale (si veda ilFriuli). Contestualmente, la società aveva depositato presso il Tribunale di Milano un ricorso per un pre-concordato e annessa richiesta di omologa di un accordo di ristruttrazione, sottoposta nei mesi successivi e alla quale è ora arrivato l’ok (si veda Il Giorno).
Il piano di ristrutturazione è stato approvato in un momento di espansione del settore, e soprattutto ha permesso di stabilizzare la situazione occupazionale della società, nata nel 1979, con il mantenimento di circa 150 posti di lavoro, di cui circa 100 nella sede di Arluno, 30 a Forlì e 20 a Pogliano Milanese. L’intesa raggiunta si fonda sul piano industriale e finanziario per il periodo 2021-2025, finalizzato al ripristino dell’equilibrio economico e finanziario della società attraverso un processo di riorganizzazione industriale e alcune cessioni di rami di azienda che di partecipazioni come appunto quella nel consorzio.
A fine 2018, utitmo anno per cui i dati sono disponibili, a fronte di ricavi per poco meno di 32 milioni di euro e un ebitda di 1,7 milioni, la società era già gravata da un debito netto di 19,5 milioni (si veda qui l’analisi di Leanus, una volta registrati gratuitamente).