Per rilevare i beni aziendali di Piaggio Aero Industries e Piaggio Aviation, le due società in amministrazione straordinaria che operano sotto il marchio Piaggio Aerospace e che fanno capo a Mubadala, fondo sovrano del Governo di Abu Dhabi, si era assicurata l’esclusiva a trattare una cordata formata dal fondo di private equity svedese Summa Equity; da Heart Aviation, scaleup norvegese che sta sviluppando un aereo da 19 posti totalmente elettrico, finanziata da Breakthrough Energy Ventures, United Airlines, Mesa Air Group ed EQT Ventures (si veda qui il comunicato stampa sull’ultimo round); e dalle società liguri Phase Motion Control, operativa a Sestri Ponente in aree appartenute in passato proprio a Piaggio e che realizza, dopo averli progettati, componenti e motori ibridi ed elettrici; e AgTech, azienda attiva da 20 anni nel campo dell’ingegneria dell’aviazione.
Lo riferisce La Repubblica Genova, secondo cui però i termini per l’esclusiva sono appena scaduti e quindi si potrebbero riaprire le danze per la ricerca del partner giusto, a meno che a brevissimo non arrivi sul tavolo del commissario straordinario Vincenzo Nicastro un’offerta vincolante.
Nicastro aveva scelto la cordata italo scandinava per il valore complessivo della sua offerta, non solo sul versante economico ma anche quelli progettuale e occupazionale. Ricordiamo che nel marzo scorso erano arrivate quattro offerte non vincolanti per rilevare i beni aziendali di Piaggio Aero Industries e Piaggio Aviation (si veda altro articolo di BeBeez). Le quattro offerte erano arrivate dalla rosa dei 5 soggetti che lo scorso febbraio erano stati selezionati per la short list dal commissario straordinario Vincenzo Nicastro (si veda altro articolo di BeBeez).
Poco prima, a gennaio, erano pervenute al commissario straordinario 30 domande di insinuazione al passivo di Piaggio Aviation per un importo complessivo di 747,9 milioni di euro (si veda qui la Relazione trimestrale al 31 marzo 2020 di Piaggio Aviation) e 1.407 domande di ammissione al passivo per Piaggio Aero Industries, per un importo complessivo di oltre 928 milioni (si veda qui la Relazione trimestrale al 31 marzo 2020 di Piaggio Aero Industries).
Intanto l’attività prosegue a pieno ritmo. Proprio ieri si è saputo che il Ministero dello Sviluppo Economico acquisterà sei aerei P-180 di Piaggio Aerospace. Lo ha riferito in una nota il segretario generale Fim Cisl Liguria, Christian Venzano, e lo ha confermato anche l’assessore allo Sviluppo economico della Regione Liguria, Andrea Benveduti. Il ministro Giancarlo Giorgetti ha parlato della commessa nei giorni scorsi a Savona durante un incontro con i sindacati (si veda qui PrimoCanale). Lo scorso aprile, invece, il fondo americano Off The Chain Capital aveva a sua volta ordinato un velivolo P.180 Avanti Evo da Piaggio Aerospace (si veda altro articolo di BeBeez).
Per finanziare l’attività, lo scorso agosto le due società del gruppo hanno ottenuto da Banca Ifis un finanziamento da 30 milioni di euro sotto forma di anticipo contratti e operazioni di factoring, dopo il via libera definitivo ricevuto dal MISE e con il benestare del Comitato di Sorveglianza (si veda altro articolo di BeBeez).
Piaggio è nata nel 1884 a Genova. Nel 1915 ha avviato la produzione di motori aeronautici e velivoli certificati e nel 1964 è entrata nel mercato jet. Nel 1998 l’azienda è stata rilevata da una cordata di imprenditori di cui faceva parte anche Piero Ferrari, vicepresidente della Ferrari e figlio di Enzo Ferrari, fondatore del Cavallino Rampante. Contestualmente era cambiata la sua denominazione in Piaggio Aero Industries, che si è focalizzata sugli aerei business e la motoristica aeronautica. Nel 2006 era entrato il nuovo socio Mubadala Development, acquisendo il 35% del capitale (si veda qui il comunicato stampa). Il resto del capitale faceva capo alle famiglie Ferrari e Di Mase (55%), mentre il restante 10% delle azioni era in mano ad alcuni istituti bancari e altri azionisti minori. L’azienda dopo una prima crisi riuscì a risollevarsi, salvo entrare nuovamente in crisi nel 2009, sempre a causa di un nuovo calo degli ordini. Nel novembre 2013, Tata Limited, società britannica del gruppo industriale indiano Tata e Mubadala Development Company erano diventati soci di riferimento di Piaggio Aero Industries avendo sottoscritto, insieme al presidente Piero Ferrari, un aumento di capitale sociale pari a 190 milioni di euro (si veda qui il comunicato stampa), con Tata Limited che a quel punto deteneva il 44,5% delle azioni di Piaggio Aero Industries, Mubadala Development il 41% e Piero Ferrari il 2%. Non avendo sottoscritto l’aumento di capitale, la partecipazione in Piaggio Aero della famiglia Di Mase, tramite il fondo HDI, si era ridotta al 12,5%.
Nel 2014 Piaggio Aero Industries e le sue controllate sono passate quasi interamente sotto Mubadala (75% in capo all’emiratina Mdc Pa Cooperatief e 25% di Mubadala Development Company Pjsc), ad eccezione dell’1,95% in mano a Pietro Ferrari, che l’imprenditore ha poi successivamente ceduto a Mubadala. Gli emiri avevano deciso allora di investire 145 milioni di euro in un nuovo stabilimento a Villanova d’Albenga, in provincia di Savona, chiudendo i due storici siti di Finale Ligure e di Sestri Ponente, mentre erano rimaste attive le sedi di Roma e Genova. Piaggio Aerospace aveva chiuso il bilancio del 2015 con perdite per 140 milioni, scese a 79,5 milioni nel 2016.
Nel 2018 il Governo Renzi aveva ordinato da Piaggio 10 sistemi composti da 2 droni P2HH e da una stazione di pilotaggio a terra, per un valore di 776 milioni in 15 anni, oltre ai 58 milioni annui per la manutenzione. Ma il Governo Conte aveva annullato la commessa. Si era quindi aperta una trattativa al MISE per erogare una commessa a Piaggio da 250 milioni, riducendo gli ordini da 10 a 4. Nel dicembre 2018 il fondo Mubadala aveva poi richiesto l’amministrazione straordinaria per la società, in quanto “nonostante l’impegno e il duro lavoro di tutti i dipendenti, così come il significativo supporto finanziario sostenuto dal socio nel corso degli anni, le assunzioni fondamentali del piano di risanamento approvato nel 2017 non si sono concretizzate. La continua incertezza e le attuali condizioni di mercato fanno sì che la società non sia più finanziariamente sostenibile” (si veda qui il decreto ministeriale di ammissione all’amministrazione straordinaria).
Nel 2018 i debiti di Piaggio ammontavano a 618,8 milioni di euro, a fronte di un fatturato di circa 100 milioni (-66% dal 2014). Il commissario straordinario aveva poi depositato al MISE il Programma unitario di cessione dei beni aziendali di Piaggio Aero Industries e di Piaggio Aviation nell’agosto 2019, programma che era stato poi approvato dal MISE nel novembre 2019.