Nuova doccia fredda per la famiglia Maccaferri. La Corte d’Appello di Bologna ha infatti respinto il ricorso di SECI, la holding con cui la famiglia controlla il gruppo Maccaferri, contro la sentenza con la quale il Tribunale di Bologna lo scorso luglio ne aveva dichiarato il fallimento (si veda altro articolo di BeBeez). Lo scrive oggi Il Resto del Carlino. Il fallimento di SECI, quindi, è confermato.
La sentenza, un atto di 37 pagine, firmato dai giudici Anna De Cristofaro e Michele Guernelli, conferma in particolare l’”abuso dello strumento concordatario” ravvisato dal Tribunale, ricordando la sequenza di piani e proposte, spesso incompleti, presentati anche oltre i termini concessi, che “appare in effetti di per sé abusiva, poiché se non ha impedito almeno ha ostacolato notevolmente l’esame del Tribunale”.
La sentenza arriva una settimana prima dell’udienza dei creditori per l’esame dello stato passivo, programmato per il 25 novembre .A oggi, come noto, le richieste dei debitori SECI ammesse dal Tribunale di Bologna ammontano a ben 650 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez). Ma sarà concesso più tempo per le domande tardive, quindi il conteggio dei debiti di SECI è destinato a salire. Anche perché ricordiamo che SECI è gravata da un debito complessivo lordo di circa 750 milioni, di cui circa 500 sono debiti finanziari. Per contro, ricordiamo che riporta che i curatori fallimentari Claudio Solferini, Enrica Piacquaddio e Antonio Rossi hanno proposto ai creditori riimborsi per 325 milioni.
Ricordiamo che gran parte dei crediti finanziari nei mesi scorsi sono stati ceduti a forte sconto dalle banche e altri istituti finanziari a vari fondi specializzati. In particolare ad Apollo Capital Management (si veda altro articolo di BeBeez), dopo che la famiglia Maccaferri aveva respinto al mittente la proposta di salvataggio fatta recapitare da Apollo attraverso il suo advisor esclusivo per l’Italia Apeiron Management (si veda altro articolo di BeBeez). Ora Apollo resta in attesa degli eventi, posizionatosi come uno dei principali interlocutori della procedura. Ma Apollo non è l’unico fondo a voler rientrare sul deal passando dall’acquisizione dei crediti dalle banche. Dallo scorso ottobre, infatti, sarebbe attualmente in corso un’asta per i 120 milioni lordi di crediti SECI in portafoglio a Unicredit. Sul dossier ci sarebbero, oltre ancora una volta ad Apollo, anche SC Lowy, Europa Investimenti e Taconic (si veda altro articolo di BeBeez).
Per contro, tra gli asset della società, che attira l’interesse dei fondi, c’è soprattutto il 51% di Manifatture Sigaro Toscano (MST), che non è stata toccata dalla crisi della casa-madre. MST ha chiuso il bilancio 2020 con ricavi per 106 milioni di euro (da 106,4 milioni nel 2019), un ebitda di 34,2 milioni (da 34,7 milioni) e un debito finanziario netto di 49,1 milioni (da 51,4 milioni) (si veda qui il report di Leanus, dopo essersi registrati gratuitamente). Non a caso, Apollo non è l’unico fondo a voler rientrare sul deal passando dall’acquisizione dei crediti dalle banche. Sul dossier ci sarebbero infatti anche SC Lowy, Europa Investimenti e Taconic.
Ricordiamo che lo scorso ottobre il Tribunale di Bologna, dopo l’udienza del 21 settembre, ha sciolto la riserva e ha ammesso Officine Maccaferri alla procedura di concordato preventivo, dopo che lo scorso luglio aveva depositato un’ultima nuova versione del piano concordatario (si veda altro articolo di BeBeez). Ora il prossimo appuntamento è fissato per il 16 febbraio 2022 con l’adunanza e il voto dei creditori (si veda altro articolo di BeBeez). Lo stesso è avvenuto per Samputensili Cutting Tools, con il Tribunale che ha ammesso la società controllata da Seci alla procedura di concordato preventivo sulla base di un piano che prevede che l’attuale socio di minoranza americano Start-Cutter sottoscriva un aumento di capitale che lo porti al 75%, così come già ipotizzato poco meno di un anno fa (si veda altro articolo di BeBeez). L’adunanza dei creditori è stata fissata per il 24 febbraio 2022.
A fine luglio, invece, Solution Bank, la ex Credito di Romagna, controllata da SC Lowy, ha erogato a Officine Maccaferri una linea di credito da 10 milioni di euro in tandem con Banca Privata Leasing, che a sua volta ha erogato una linea di analoga cifra (si veda altro articolo di BeBeez). Le nuove risorse, autorizzate dal Tribunale di Bologna con decreto del 16 luglio, servono al mantenimento della continuità aziendale di Officine Maccaferri, fornendo la liquidità necessaria fino all’ottenimento dell’omologa del concordato sponsorizzata da Ad Hoc Group, consorzio di investitori composto da Carlyle, Man GLG e Stellex Capital (AHG).
Ricordiamo che l’Ad Hoc Group si era aggiudicato il 100% del capitale sociale di Officine Maccaferri a seguito dell’asta indetta dal Tribunale a inizio dicembre 2020, e si era impegnato a ricapitalizzare il gruppo al momento dell’ottenimento dell’omologa con le risorse necessarie a dare atto al piano concordatario (si veda altro articolo di BeBeez). Ma alla fine dello scorso anno, il Tribunale aveva bocciato per la seconda volta il piano di AHG per Officine Maccaferri, attualmente in concordato con riserva. Infatti nel maggio 2020 l’azienda aveva depositato presso il Tribunale di Bologna una prima richiesta di concordato preventivo con riserva, dopo aver sottoscritto un accordo quadro di ristrutturazione con gli investitori di Ad Hoc Group (si veda altro articolo di BeBeez). Questi ultimi avevano presentato un primo piano di ristrutturazione di Officine Maccaferri che prevedeva l’erogazione di nuova finanza prededucibile per 60 milioni da parte del fondo e dei e suoi coinvestitori a favore di Officine Maccaferri. Il piano però non era piaciuto al Tribunale di Bologna, che aveva chiesto così delle modifiche (si veda altro articolo di BeBeez). Ma neanche la seconda versione del piano aveva incontrato il gradimento dei giudici bolognesi, che avevano contestato il prestito ponte da 40 milioni che avrebbe dovuto garantire la continuità aziendale di Officine Maccaferri. Il tribunale aveva infatti sottolineato una serie di costi occulti, la presenza di contratti collaterali con rimandi al diritto inglese, garanzie su altre società del Gruppo Maccaferri che non possono essere concesse, potenziali conflitti di interesse che danneggerebbero gli altri creditori (si veda altro articolo di BeBeez). Lo scorso luglio Officine Maccaferri aveva depositato un’ultima nuova versione del piano concordatario (si veda altro articolo di BeBeez), che finalmente, come detto sopra, ha appunto incontrato il benestare del Tribunale.