Il Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) ha autorizzato la stipulazione dell’accordo di ristrutturazione del debito con CIN (Compagnia Italiana di Navigazione), la good company nata dalla privatizzazione dell’ex compagnia di traghetti statale Tirrenia, dal 2015 sotto il controllo esclusivo di Moby spa, holding dell’armatore Vincenzo Onorato (si veda qui l’ANSA).
Ma il via libera del MISE è stato dato all’accordo nella versione che è stata sottoposta al Comitato di Sorveglianza dai Commissari straordinari di Tirrenia, la bad company creata nel 2012 per realizzare la privatizzazione della compagnia armatoriale statale, che è esposta verso il gruppo Moby per 180 milioni. E il punto è che CIN non condivide la versione dell’accordo sulla quale ha dato il suo ok il MISE e per questo lo ha respinto, hanno fatto sapere i commissari, che ora “si riservano ogni azione”.
Ricordiamo che con Tirrenia in amministrazione straordinaria Moby deve sistemare la questione del debito residuo a saldo dell’acquisizione del 60% di Tirrenia-Cin che nel 2012 ancora non era di Moby e che Moby deve ancora a Tirrenia. Quest’ultima era stata valutata 376,9 milioni di euro di cui 135 milioni erano stati pagati al closing dell’operazione nel luglio 2012 e altri restanti 62 milioni pagati nel febbraio 2016 in occasione del rifinanziamento del debito (si veda altro articolo di BeBeez). I restanti 180 milioni dovevano essere pagati in tre rate: la prima rata da 55 milioni andava pagata nell’aprile 2016, la seconda da 60 milioni entro l’aprile 2019 e la terza da 65 milioni nell’aprile 2021. Per questo il benestare del MISE al piano di ristrutturazione del debito è necessario.
Ieri mattina Tirrenia CIN nella sua nota che ha scatenato poi la reazione dei commissari straordinari, ha spiegato che l’accordo di ristrutturazione del debito, che erano stato accettato dai Commissari di Tirrenia e con il supporto di Europa Investimenti (gruppo Arrow Global) che si è impegnato a iniettare 63 milioni di euro di nuova finanza, “prevede il pagamento di 23 milioni di euro subito, di 20 milioni di euro nel corso del piano e di altri 101 milioni di euro entro il 2025, garantiti da ipoteche sulle navi, per un totale pari all’80% del credito ovvero 144 milioni di euro”. Tuttavia, prosegue la nota, “a quanto ci scrivono i Commissari il Ministro del MISE, Giancarlo Giorgetti, avrebbe autorizzato l’accordo subordinatamente al rispetto di talune condizioni, alcune delle quali risultano ostative al rilascio dell’attestazione oltre che alla firma finale dell’accordo stesso perché evidenziano profili di palese illegalità esponendo Tirrenia in AS, CIN e l’investitore a rischio di commettere reati di bancarotta. Non possiamo credere che, dopo aver raggiunto un accordo su un rimborso pari all’80% del credito con garanzie reali sulle navi, ampiamente capienti, il MISE abbia posto condizioni di questa gravità che non renderebbero possibile l’omologa del piano di risanamento da parte del Tribunale di Milano”.
Intanto ieri il Tribunale di Milano ha concesso un rinvio al 24 maggio dell’udienza per decidere sull’istanza di fallimento per CIN depositata lo scorso aprile dalla Procura di Milano, tramite il pm Roberto Fontana. La richiesta di fallimento era stata avanzata in quanto CIN non ha raggiunto l’accordo di ristrutturazione del debito (art. 182 bis della legge fallimentare) con il 60% dei creditori, per cui non ha presentato il promesso piano di concordato alla scadenza prefissata (si veda altro articolo di BeBeez). Il rinvio è stato concesso perché ieri in aula i legali della compagnia hanno fatto presente che, se non si raggiungerà l’accordo, CIN dichiarerà lo stato di insolvenza per l’apertura della procedura di amministrazione straordinaria.
Ricordiamo che lo scorso 30 marzo, Moby aveva diffuso una nota in cui precisava che, a proposito di CIN, il gruppo “conferma la sua intenzione di presentare un accordo di ristrutturazione del debito sulla base dell’art. 182-bis della Legge Fallimentare, anche alla luce degli accordi già sottoscritti con circa il 95% dei fornitori (che non equivale al 95% dell’esposizione debitoria, ndr) e grazie alla partnership con l’investitore Europa Investimenti/Arrow Global”. Il gruppo specificava inoltre che il deposito dell’istanza di omologa per CIN “è rinviato di alcuni giorni per concludere le trattative con Tirrenia in Amministrazione Straordinaria” (si veda altro articolo di BeBeez).
Quanto a Moby, il gruppo armatoriale che controlla anche la società dei traghetti Tirremia-CIn, ricordiamo che lo scorso 30 marzo ha depositato il piano concordatario al Tribunale di Milano sulla base del quale ha chiesto l’ammissione alla procedura di concordato preventivo in continuità e non un accordo di ristrutturazione dei debiti (si veda qui il comunicato stampa). Quest’ultima strada, infatti, era stata immaginata sino a poco prima (si veda altro articolo di BeBeez), ma mentre le banche si sono dette d’accordo, non è stato così per i fondi obbligazionisti riuniti nell’Ad Hoc Group, tra i quali si contano Soundpoint Capital, Cheyenne Capital, BlueBay, Aptior Capital e York Capital, ed esposti per 300 milioni. Così il gruppo ha dovuto trovare un’alternativa.